Acido, studente sfigurato: "La mia vita è cambiata, non ci vedo quasi più"
CronacaStefano Savi, nel processo ad Alexander Boettcher, racconta l'aggressione subita nel 2014: "Non so dire se fu un uomo o una donna". E aggiunge: "Non studio più e ho subito 12 trapianti di pelle". Il padre: "Mi sono trovato di fronte mio figlio in condizioni tragiche"
“La mia vita è cambiata. Non studio più perché non ci vedo quasi più, con un occhio non vedo e con l'altro vedo poco. Ho subito 12 trapianti di pelle”. Stefano Savi, lo studente universitario sfigurato con l’acido il 2 novembre 2014 a Milano, parla durante il processo ad Alexander Boettcher (che, secondo l’accusa, sarebbe il responsabile dell’attacco insieme a Martina Levato).
La ricostruzione del giovane sfigurato - Il giovane ha ricostruito in aula quanto successo verso le 5 di quella mattina, quando stava per rientrare in casa dopo “una serata piacevole in discoteca". Ha raccontato di aver visto “una persona venire verso di me, mentre ero chinato per risalire in macchina dopo che avevo aperto il cancello. Mi ha lanciato il liquido oleoso in faccia, non ho visto più niente. Sono andato verso il giardino e ho preso dei fili d'erba per cercare di pulirmi il viso, poi ho bussato alla porta e ho chiamato i miei genitori". La persona che "mi ha colpito – ha aggiunto Savi – era più bassa di me, forse alta un metro e ottanta, ma non so dire se fosse un uomo o una donna. Era di corporatura grossa, ma per gli indumenti che portava. Aveva addosso i jeans, una felpa scura e una sciarpa a coprire il volto". Il giovane ha raccontato di non aver mai avuto la percezione di essere seguito quella sera e di non aver mai visto prima Levato e Boettcher. Secondo le indagini, Savi sarebbe stato vittima di uno scambio di persona: la coppia l’avrebbe confuso con Giuliano Carparelli, il vero obiettivo.
“Ovviamente non vado più in discoteca, ci andavo spesso prima – ha raccontato ancora Stefano Savi davanti ai giudici –. Ho fatto tre mesi di ricovero da novembre a febbraio e poi ho cominciato ad uscire a luglio dopo un'operazione all'orecchio. Per quanto riguarda gli occhi, i medici mi hanno detto che devo aspettare, dovrò fare un altro intervento a novembre e forse anche altri con l'uso di staminali".
Il racconto del padre - In aula ha parlato anche Alberto Savi, padre del ragazzo sfigurato. “Ho sentito Stefano che bussava alla porta e siamo stati catapultati in un incubo, perché mi sono trovato di fronte mio figlio in condizioni tragiche, con i vestiti sciolti, gli occhi che non si vedevano più e il viso marrone”. “Abbiamo cercato di soccorrerlo – ha aggiunto –, di calmarlo, di alleviare il bruciore agli occhi, che erano la mia prima preoccupazione. L'ho messo sotto il rubinetto dell'acqua e poi l'ho portato al Fatebenefratelli”. E nei giorni e nelle settimane successive, ha detto ancora l’uomo, "mi sono chiesto tante volte se potesse avere avuto qualche screzio con qualcuno. Eravamo sempre alla ricerca del perché di tanta malvagità. Da quel giorno la sua e la nostra vita è cambiata in tutto”. “Mio figlio è davvero molto somigliante a Giuliano Carparelli (il vero obiettivo, secondo le indagini, ndr)”, ha aggiunto il padre.
Il presunto basista: “Pentito” - Nel corso della giornata ha parlato anche Andrea Magnani, presunto complice di Alexander Boettcher e di Martina Levato. “Certo che mi sono pentito dopo l'episodio ai danni di Pietro Barbini, era un ragazzo in fase di crescita che poteva ottenere una cattedra a Boston. E questo vale pure per Stefano Savi”, ha detto. Il presunto basista ha spiegato di aver preso parte in qualche modo a tutti gli episodi al centro del processo, ma di non essere mai stato consapevole dei piani della coppia. Ha raccontato anche che i due avevano individuato altri obiettivi e che Martina Levato, dopo l’aggressione al suo ex fidanzato, avrebbe detto: “Pietro se lo merita, anzi merita di peggio”.