Caso Meredith, la Cassazione decide su Amanda e Raffaele

Cronaca

La suprema Corte è chiamata a pronunciarsi sulla condanna in appello dei due ex fidanzati per l'omicidio della studentessa inglese. Se i giudici respingeranno il ricorso degli imputati, le sentenze saranno definitive. Il verdetto è atteso venerdì

Va in scena l'ultimo capitolo giudiziario della vicenda Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia la notte del primo novembre del 2007 (la timeline). La Corte di Cassazione è infatti chiamata a decidere se confermare le condanne per  Raffaele Sollecito e Amanda Knox, che si trova negli Stati Uniti, ritenuti responsabili in appello, insieme a Rudy Guede, dell'omicidio della studentessa Meredith Kercher.

Il ricorso di Raffaele e Amanda
- I giudici sono chiamati a pronunciarsi sulla richiesta delle difese dei due ex fidanzati, che si proclamano estranei al delitto, di annullare le condanne inflitte dalla Corte d'assise d'appello di Firenze. A 25 anni di reclusione per Sollecito e a 28 anni e sei mesi per la Knox (tre, definitivi, per la calunnia a Patrick Lumumba, da lei coinvolto nella vicenda ma poi risultato del tutto estraneo). Se i ricorsi dovessero essere respinti le pene diventeranno definitive. Il dispositivo verrebbe subito trasmesso dalla Corte alla procura generale fiorentina che dovrà attivare le procedure per l'arresto di Sollecito e quelle piùcomplesse per l'estradizione della Knox.

Venerdì la sentenza - Oggi 25 marzo il procuratore generale della Cassazione ha chiesto di confermare le condanne. La sentenza arriverà venerdì dopo che, alle 9 si terrà l'udienza conclusiva e prenderà la parola, come ultimo difensore, l'avvocato Giulia Bongiorno che difende Raffaele Sollecito. Poi i giudici della V Sezione penale entreranno in camera di consiglio e la loro decisione sarà pronunciata nella stessa giornata.

Le tappe processuali - Arrestati dalla polizia il 6 novembre del 2007, Sollecito e la Knox vennero condannati in primo grado e assolti in appello nell'ottobre del 2011 venendo scarcerati. Quella sentenza fu poi però annullata dalla Cassazione (il 26 marzo del 2013) che per questioni procedurali rimise gli atti ai giudici fiorentini. Quindi la nuova condanna con la quale è stato anche disposto il divieto di espatrio per Sollecito (che giovedì compirà 31 anni).

Le motivazioni della condanna
- Secondo la ricostruzione dei giudici toscani, la Kercher venne uccisa in una "progressiva aggressività" innescata da una lite scoppiata nella casa di via della Pergola che divideva anche con la Knox. Per la Corte fu proprio quest'ultima a colpire mortalmente alla gola la studentessa inglese con un coltello da cucina poi sequestrato nella casa di Sollecito che a sua volta - sempre in base alla motivazione del collegio di Firenze - ne impugnava uno più piccolo e mai individuato. Aggressione alla quale prese parte anche Guede, l'unico a scegliere il rito abbreviato e che sta scontando una condanna ormai definitiva a 16 anni.

Le contestazioni della difesa - Una ricostruzione alla quale si oppongono però le difese dei due giovani. Di "sviste, lapsus ed errori grossolani" hanno parlato nel loro ricorso i difensori del giovane pugliese, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori. In 653 pagine e 144 allegati hanno evidenziato quelli che ritengono i 200 errori della sentenza. In particolare sulle prove genetiche.
Hanno contestato invece la "violazione della regola indiziaria" e come si è  formato il "libero convincimento" i difensori della Knox, gli avvocati Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova. Anche loro concentrati sulla questione del Dna ma anche sull'attendibilità di alcuni testimoni. Ad avviso dei legali "nessun indizio porta un peso specifico proprio" tale da condurre alla condanna "al di là di ogni ragionevole dubbio".

L'attesa della famiglia Kercher
- Chiederà invece che vengano respinti i ricorsi la famiglia Kercher, costituita parte civile con gli avvocati Francesco Maresca, Serena Perna e Vieri Fabiani. I congiunti della studentessa attenderanno a Londra la sentenza. Chiusi nel loro dolore ma con "la speranza che si metta fine" al caso dell'omicidio di Meredith Kercher.

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