Ragazzi e smartphone, il legame è sempre più stretto

Cronaca

Giuliana Gambuzza

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Secondo una ricerca dell'Unione Europea, quasi la metà dei 9-16enni ne possiede uno, che in genere usa ogni giorno. Ma, accanto al cyberbullismo, spunta un nuovo rischio: l'ansia di dover stare sempre connessi. INFOGRAFICA

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Quasi la metà dei ragazzi tra i 9 e i 16 anni, possiede uno smartphone, che usa in genere ogni giorno. Tra le attività preferite, postare contenuti sui social network e intrattenersi con musica e video. Oppure trovare un aiuto per fare i compiti, anche se i dispositivi mobili non sono poi così diffusi come strumento didattico in classe, in Italia così come in Belgio e in Irlanda.

Uso dello smarthpone a  casa - I dati emergono dal report finale di Net Children Go Mobile, ricerca dell'Unione europea condotta tra il 2013 e il 2014 su 3.500 ragazzi di età compresa tra i 9 e 16 anni provenienti da Belgio, Danimarca, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Portogallo, Romania, Germania e Spagna. L'uso dello smartphone sembra avvicinare ancora di più bambini e teen-ager a Internet. Dallo studio emerge infatti che l'86% dei ragazzi dotati di smartphone dichiara di saper condividere contenuti online, contro il 63% di chi non lo usa. Il luogo preferito dove usare lo smartphone è la propria camera, dove si ha più privacy che in strada o sulla metropolitana. Ma se da un lato aumentano le abilità, dall'altro, soprattutto per bambini e teen italiani e rumeni, compare un nuovo rischio accanto a quelli come il cyberbullismo: l'ansia di dover stare sempre connessi.

Vecchi e nuovi rischi - Oggi bambini e teen-ager, anche grazie alle informazioni fornite dai genitori, sono più consapevoli dei possibili rischi legati alla navigazione sul Web. Come il cyberbullismo, che in Europa colpisce soprattutto le ragazze (il 26% contro il 19% dei maschi). Esiste poi anche un nuovo rischio, più forte per italiani e rumeni: se avesse un nome, si chiamerebbe "ansia da notifiche". Quelle ricevute, a cui ci si sente in dovere di rispondere il più presto possibile, ma anche quelle mandate e a cui il destinatario tarda a rispondere. Il problema, insomma, potrebbe essere "per la salute in senso lato", sostiene Giovanna Mascheroni dell’Università Cattolica di Milano, che insieme ad Andrea Cuman coordina il progetto europeo. "Se lo smartphone è il simbolo del legame sociale - spiega Mascheroni - allora può succedere che i ragazzi si sentano in dovere di essere sempre connessi. Anche se essere disconnessi è un’esperienza altrettanto negativa".

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