P3, rinvio a giudizio per Denis Verdini e Nicola Cosentino

Cronaca

Al senatore di Forza Italia contestato il reato di corruzione, mentre l'ex sottosegretario deve rispondere di diffamazione e violenza privata per le notizie false diffuse su Stefano Caldoro. Stralciata la posizione di Marcello Dell'Utri

Rinvio a giudizio per il senatore Denis Verdini e per l'ex sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino coinvolti in un capitolo della vicenda P3, una associazione segreta che puntava a condizionare alcuni organi dello Stato. Lo ha deciso il gup di Roma. Stralciata la posizione dell'ex parlamentare Marcello Dell'Ultri.

I reati contestati a Verdini e Cosentino - A Verdini si contesta il reato di corruzione, a Cosentino diffamazione e violenza privata. Il processo è fissato per il 5 febbraio prossimo davanti alla nona sezione penale. Le accuse a Cosentino si riferiscono alla presunta pubblicazione di notizie false sull'attuale presidente della Campania, Stefano Caldoro. Le notizie erano stato diffuse su un blog per screditare Caldoro in vista delle regionali del 2010. All'ex sottosegretario è contestato anche l'aver "compiuto atti diretti a costringere" Caldoro a rinunciare alla  candidatura.  E' stata stralciata, infine, e aggiornata al 3 dicembre la posizione dell'ex parlamentare Marcello Dell'Utri in attesa dell'esito dell'estradizione suppletiva dal Libano.

Gli altri filoni d'indagine - Il 10 novembre prossimo, intanto, davanti a un altro collegio giudicante della nona sezione riprende il processo a carico di 17 persone (tra cui l'uomo d'affari Flavio Carboni, l'imprenditore Arcangelo Martino, l'ex giudice tributarista Pasquale Lombardi) anche loro coinvolte nella vicenda principale della P3 o in altri filoni di indagine paralleli. E' il caso, ad esempio, dell'ex presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, che risponde solo di concorso in abuso d'ufficio assieme a Carboni e a Ignazio Farris perché - secondo l'accusa - avrebbe deliberato, su istigazione del primo, la nomina del secondo alla carica di direttore generale dell'Arpa Sardegna, con un ingiusto vantaggio patrimoniale per il nominato e un danno per gli aspiranti alla stessa carica, in violazione della legge vigente.

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