Secondo i pm, l'ultrà della Roma non era solo quando il pullman di sostenitori del Napoli è stato raggiunto dal lancio di sassi. Si stabilizzano le condizioni di Esposito. Proseguono le indagini per ricostruire quanto avvenuto all'Olimpico
Il 'commando' c'era. Non era solo Daniele De Santis quando diede l'assalto al pullman dei tifosi del Napoli prima della finale di Coppa Italia a Roma (TUTTE LE FOTO - I VIDEO). I magistrati che indagano sono convinti che ci fossero quattro uomini con caschi da moto che affiancavano l'ultrà della Roma che ha poi ferito Ciro Esposito e altri due sostenitori partenopei. Una modalità che ora fa pensare ad una azione premeditata contro i supporter napoletani.
Testimoni: uomini con caschi in testa - Dei complici di De Santis hanno parlato i testimoni sentiti dai pm della procura della capitale. Il gruppo di aggressori si sarebbe dileguato al primo accenno di reazione dei napoletani - ritengono i magistrati -, andando in una direzione diversa a quella di De Santis. Il quale, raggiunto da un primo gruppo di tifosi del Napoli, ha fatto fuoco quattro volte con la pistola Benelli 7,65 prima di essere massacrato di botte. Tocca ora agli investigatori individuare gli uomini con i caschi in testa - forse ultrà della Roma come 'Gastone' che gravitano negli ambienti dell'estrema destra -, che non compaiono nei filmati finora resi pubblici in questa vicenda.
Per i pm c'era un commando - La procura di Roma ha disposto una perizia balistica per stabilire le distanze tra De Santis e i tre napoletani feriti. L'accertamento tecnico servirà anche per accertare se questi ultimi abbiamo effettivamente preso parte al pestaggio. Dagli interrogatori è emerso che Ciro Esposito era accanto al cugino Alfonso Esposito e che insieme inseguirono De Santis dopo l'attacco al pullman. Secondo una testimonianza c'erano almeno altre 6 amici che erano arrivati con i tre poi rimasti feriti. Insomma un altro commando di almeno 9 persone.
Il gip di Roma Giacomo Ebner, nell'ordinanza d'arresto di De Santis (Non è stato convalidato invece l'arresto per Ciro Esposito) ha scritto che "allo stato della documentazione in atti, si ritiene individuato in De Santis l'autore dei colpi d'arma da fuoco". E' stato lui e solo lui a sparare, insomma. Il magistrato cita un testimone che lo afferma, un tifoso del Napoli. Nessun elemento per l'ipotesi di un altro sparatore, al momento. Nell'ordinanza si parla della "natura incontenibile e specialmente violenta" di De Santis e della sua "comprovata incapacità a misurare la gravità delle proprie azioni". Di qui l'esigenza della custodia cautelare in carcere, appena le sue condizioni lo permetteranno: è ricoverato con molte fratture.
Si stabilizzano le condizioni di Ciro Esposito - Intanto, sembrano stabilizzarsi le condizioni di Ciro Esposito, il tifoso ricoverato Policlinico Gemelli di Roma per le ferite da arma da fuoco riportate prima della finale di Coppa Italia. "Non c'è stato alcun peggioramento, anzi si registra un lieve miglioramento" riferiscono i medici. "La condizione - precisano - rimane comunque grave e continua l'assistenza delle funzioni vitali".
Fronte indagini - In parallelo a quella sul ferimento, procede l'inchiesta sulla presunta 'trattativa' sotto la curva Nord dell'Olimpico tra il capo tifoso del Napoli Gennaro De Tommaso, detto Genny a' Carogna, il capitano azzurro Marek Hamsik e i responsabili dell'ordine pubblico. Violenza privata e minacce sono i reati che potrebbero essere configurati dalla procura di Roma. I magistrati dovranno chiarire se Genny abbia trattato - esercitando un'intimidazione - prima della decisione di giocare la partita. De Tommaso è già indagato assieme a un altro capo tifoso, Massimiliano Mantice, per aver scavalcato il vetro divisorio della curva e da solo per la maglietta che chiedeva la libertà dell'assassino dell'ispettore Filippo Raciti. Per lui, 5 anni di Daspo.
E si è mossa anche la giustizia sportiva, che ha obbligato il Napoli a giocare a porte chiuse le prossime due partite di campionato. Un turno anche alla curva Fiesole dello stadio di Firenze (ma con la condizionale) per i cori anti-Napoli.
Testimoni: uomini con caschi in testa - Dei complici di De Santis hanno parlato i testimoni sentiti dai pm della procura della capitale. Il gruppo di aggressori si sarebbe dileguato al primo accenno di reazione dei napoletani - ritengono i magistrati -, andando in una direzione diversa a quella di De Santis. Il quale, raggiunto da un primo gruppo di tifosi del Napoli, ha fatto fuoco quattro volte con la pistola Benelli 7,65 prima di essere massacrato di botte. Tocca ora agli investigatori individuare gli uomini con i caschi in testa - forse ultrà della Roma come 'Gastone' che gravitano negli ambienti dell'estrema destra -, che non compaiono nei filmati finora resi pubblici in questa vicenda.
Per i pm c'era un commando - La procura di Roma ha disposto una perizia balistica per stabilire le distanze tra De Santis e i tre napoletani feriti. L'accertamento tecnico servirà anche per accertare se questi ultimi abbiamo effettivamente preso parte al pestaggio. Dagli interrogatori è emerso che Ciro Esposito era accanto al cugino Alfonso Esposito e che insieme inseguirono De Santis dopo l'attacco al pullman. Secondo una testimonianza c'erano almeno altre 6 amici che erano arrivati con i tre poi rimasti feriti. Insomma un altro commando di almeno 9 persone.
Il gip di Roma Giacomo Ebner, nell'ordinanza d'arresto di De Santis (Non è stato convalidato invece l'arresto per Ciro Esposito) ha scritto che "allo stato della documentazione in atti, si ritiene individuato in De Santis l'autore dei colpi d'arma da fuoco". E' stato lui e solo lui a sparare, insomma. Il magistrato cita un testimone che lo afferma, un tifoso del Napoli. Nessun elemento per l'ipotesi di un altro sparatore, al momento. Nell'ordinanza si parla della "natura incontenibile e specialmente violenta" di De Santis e della sua "comprovata incapacità a misurare la gravità delle proprie azioni". Di qui l'esigenza della custodia cautelare in carcere, appena le sue condizioni lo permetteranno: è ricoverato con molte fratture.
Si stabilizzano le condizioni di Ciro Esposito - Intanto, sembrano stabilizzarsi le condizioni di Ciro Esposito, il tifoso ricoverato Policlinico Gemelli di Roma per le ferite da arma da fuoco riportate prima della finale di Coppa Italia. "Non c'è stato alcun peggioramento, anzi si registra un lieve miglioramento" riferiscono i medici. "La condizione - precisano - rimane comunque grave e continua l'assistenza delle funzioni vitali".
Fronte indagini - In parallelo a quella sul ferimento, procede l'inchiesta sulla presunta 'trattativa' sotto la curva Nord dell'Olimpico tra il capo tifoso del Napoli Gennaro De Tommaso, detto Genny a' Carogna, il capitano azzurro Marek Hamsik e i responsabili dell'ordine pubblico. Violenza privata e minacce sono i reati che potrebbero essere configurati dalla procura di Roma. I magistrati dovranno chiarire se Genny abbia trattato - esercitando un'intimidazione - prima della decisione di giocare la partita. De Tommaso è già indagato assieme a un altro capo tifoso, Massimiliano Mantice, per aver scavalcato il vetro divisorio della curva e da solo per la maglietta che chiedeva la libertà dell'assassino dell'ispettore Filippo Raciti. Per lui, 5 anni di Daspo.
E si è mossa anche la giustizia sportiva, che ha obbligato il Napoli a giocare a porte chiuse le prossime due partite di campionato. Un turno anche alla curva Fiesole dello stadio di Firenze (ma con la condizionale) per i cori anti-Napoli.