All'udienza del processo sul naufragio che costò la vita a 32 persone parla Roberto Ferrarini, di Costa Concordia, che dopo la collisione sentì per otto volte il comandante Francesco Schettino. L'AUDIO DELLA PRIMA TELEFONATA DOPO L'IMPATTO
E' il giorno di Roberto Ferrarini al processo sul naufragio della Costa Concordia, (lo speciale), che due anni fa costò la vita a 32 persone.
Il capo unità di crisi di Costa Concordia (a cui spettava il compito di avvisare le autorità di quanto stava accadendo e che ha già patteggiato la pena) racconta la sua versione della dinamica dell'incidente, in particolare ricostruendo le comunicazioni tra lui e il comando della nave.
"Non ho lasciato a Francesco Schettino la responsabilità" di gestire l'emergenza del naufragio al Giglio "ma gli lasciai autonomia" di agire e comunque "da lui non ho mai ricevuto una richiesta di prendere io da Genova le decisioni. E' paradossale che ora dica di esser stato lasciato solo dalla compagnia", spiega ai giudici, commentando alcune dichiarazioni, riportate dal pm in aula, fatte da Schettino nella causa di lavoro che lo oppone a Costa spa in cui ha detto di esser stato lasciato solo nelle fasi del naufragio.
Ferrarini risponde poi alle domande del pm Leopizzi che, interrogandolo, tenta di ricostruire le comunicazioni fra l'unità di crisi e Schettino, fra la nave e le capitanerie di porto, fra Costa spa e le stesse capitanerie. "Il comandante Schettino - ha anche detto Ferrarini - mi disse di essere in contatto con la capitaneria di porto, quindi per me l'autorità marittima era già stata informata da lui".
Le telefonate - Durante la notte del naufragio, la scatola nera ha registrato 8 telefonate con comandante Francesco Schettino, unico imputato al processo.
Nella giornata di lunedì 14 aprile inoltre il capo della protezione civile Franco Gabrielli ha incontrato la popolazione dell'Isola.
Qui l'audio della prima telefonata - avvenuta alle 21.58, tredici minuti dopo l'impatto -
in cui Schettino informa che la nave sta imbarcando acqua.
Il capo unità di crisi di Costa Concordia (a cui spettava il compito di avvisare le autorità di quanto stava accadendo e che ha già patteggiato la pena) racconta la sua versione della dinamica dell'incidente, in particolare ricostruendo le comunicazioni tra lui e il comando della nave.
"Non ho lasciato a Francesco Schettino la responsabilità" di gestire l'emergenza del naufragio al Giglio "ma gli lasciai autonomia" di agire e comunque "da lui non ho mai ricevuto una richiesta di prendere io da Genova le decisioni. E' paradossale che ora dica di esser stato lasciato solo dalla compagnia", spiega ai giudici, commentando alcune dichiarazioni, riportate dal pm in aula, fatte da Schettino nella causa di lavoro che lo oppone a Costa spa in cui ha detto di esser stato lasciato solo nelle fasi del naufragio.
Ferrarini risponde poi alle domande del pm Leopizzi che, interrogandolo, tenta di ricostruire le comunicazioni fra l'unità di crisi e Schettino, fra la nave e le capitanerie di porto, fra Costa spa e le stesse capitanerie. "Il comandante Schettino - ha anche detto Ferrarini - mi disse di essere in contatto con la capitaneria di porto, quindi per me l'autorità marittima era già stata informata da lui".
Le telefonate - Durante la notte del naufragio, la scatola nera ha registrato 8 telefonate con comandante Francesco Schettino, unico imputato al processo.
Nella giornata di lunedì 14 aprile inoltre il capo della protezione civile Franco Gabrielli ha incontrato la popolazione dell'Isola.
Qui l'audio della prima telefonata - avvenuta alle 21.58, tredici minuti dopo l'impatto -
in cui Schettino informa che la nave sta imbarcando acqua.