Schettino dopo il naufragio: “Dovevo fare l’eroe pure io?”

Cronaca

Nell’interrogatorio rilasciato quattro giorni dopo il naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio l'ex comandante spiega perché, raggiunto lo scoglio, non è tornato sulla nave. E aggiunge: “Non sarò mai in pace con la mia coscienza”. AUDIO

“Il comandante della sala operativa credo che abbia frainteso. Che abbia capito che non ci volevo andare (tornare sulla nave, ndr). Io gli ho detto che non avevo i mezzi per andare. Se lui mi avesse incoraggiato, se mi avesse detto ‘abbiamo l’elicottero, la facciamo portare a bordo’ non avrei rifiutato. Io gli ho detto: come ci vado a nuoto?”. Così il comandante Francesco Schettino, unico imputato nel processo per il naufragio all’Isola del Giglio del 13 gennaio di due anni fa spiegava nell’interrogatorio di garanzia che risale a quattro giorni dopo la tragedia ma il cui audio è stato ora diffuso, perché non è tornato sulla nave.

E ancora: “C’è un uomo che fa tanto. Ho fatto un errore, è vero. Ma è stato tutto mirato per questi benedetti passeggeri. Forse dovevo rimanere sul ponte nove senza il controllo di niente. Ma sapevo che la nave si sarebbe adagiata sul fondo. Rimanevo lì e facevo anch’io l’eroe? Non so quante persone si sarebbero travasate da sinistra a destra senza il mio input. Io sono stato credo propositivo nel raggiungere non una posizione ma un risultato”. Proprio nel corso dell’udienza del 27 gennaio il comandate dei Vigili urbani del Giglio ha accusato l’ex comandante di aver rifiutato per due volte l’offerta di una barca per tornare sulla Costa Concordia.

In un altro stralcio dell’interrogatorio del 17 gennaio 2012, Schettino si difendeva anche dal non aver dato l’allarme di emergenza generale al momento del naufragio. “Non l’ho data di istinto. Dare l’emergenza generale non è un gioco. Perché c’è chi si butta a mare, chi muore di infarto” (VIDEO). E aggiungeva: “Non sarò mai in pace con la mia coscienza. Da comandante credo di essermi comportato da comandante”.

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