Stamina, per il comitato scientifico "gravi incongruenze"

Cronaca

La relazione tecnica, consegnata al ministro Lorenzin, boccia il metodo Vannoni. Tra i rischi ipotizzati, "materia ossea in sistema nervoso". Il fondatore e i pazienti annunciano che il 28 dicembre mostreranno cartelle cliniche e risultati della cura

Le "infusioni ripetute" previste dal protocollo Stamina (5 cicli costituiti ciascuno da un'infusione endovenosa più una intrarachidea) potrebbero "aumentare il rischio di complicanze anche gravi (ad esempio encefalomielite)". A lanciare l'allarme è il Comitato scientifico della sperimentazione del metodo Stamina nella relazione tecnica al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, finora mai divulgato e che l'Ansa ha potuto visionare.
Secondo le risultanze del Comitato, tenute riservate e criptate, "la preparazione potrebbe determinare l'iniezione di materiali di origine ossea a livello del sistema nervoso, data l'origine del materiale di partenza (carotaggio osseo), la cui triturazione genera frammenti e detriti ossei.

"Gravi incongruenze e mancanza di metodo" - Nella relazione presentata al ministro Lorenzin, gli esperti che, in base alla sentenza del Tar del Lazio verranno sostituiti con un nuovo Comitato, denunciano "gravi incongruenze tra il metodo presentato da Stamina e quanto riportato a sostegno dei protocolli clinici proposti". Si parla inoltre di "mancanza di un 'metodo Stamina' perché la metodica non presenta caratteristiche di originalità". In particolare, il Comitato rileva "la mancanza della parte riguardante il differenziamento in senso neuronale delle cellule". Tale fase, sottolinea, "viene invece richiamata nei protocolli di sperimentazione clinica presentati da Stamina come elemento fondante del metodo e base razionale della sua efficacia".

"Dosi insufficienti per avere effetto" - Nel documento si legge anche che nel metodo Stamina il "numero di cellule da iniettare risulta molto inferiore rispetto a quello che viene ritenuto necessario per produrre un effetto biologico". Inoltre, "non potendo comprendere le caratteristiche e quindi le potenzialità fisiologiche della popolazione cellulare ottenuta, risulta impossibile stabilirne il profilo di sicurezza" e di "efficacia". Il Comitato aggiunge poi che "manca l'indicazione di un piano di identificazione, screening e testing di donatori allogenici" e "questo esclude tra l'altro la verifica del rischio di malattie da agenti trasmissibili".

Vannoni; il 28 con pazienti, dati sicurezza metodo - Sull'altro fronte invece, i malati in cura con il metodo Stamina presso gli Spedali Civili di Brescia hanno annunciato per sabato 28 dicembre una conferenza stampa a Roma presso l'Hotel Nazionale per mostrare "i certificati medici e gli esami strumentali, in loro possesso, attestanti - dicono - l'assenza di effetti collaterali e i miglioramenti conseguiti a seguito delle infusioni con il trattamento Stamina". Chiedono che il ministro Lorenzin sia presente. "Anche io e Andolina saremo con i nostri pazienti - ha detto il presidente di Stamina Foundation Davide Vannoni - e mostreremo i loro esami strumentali e i dati sulla sicurezza dei nostri prodotti, compresa la caratterizzazione delle linee cellulari paziente per paziente".

Vannoni andrà a Miami - Vannoni andrà poi a Miami il 15 gennaio a incontrare l'immunologo italiano Camillo Ricordi, "insieme alla nostra biologa più esperta, Erica Molino" per ripetere - spiega -le valutazioni già fatte a Brescia e per approfondire alcuni aspetti sulle linee cellulari". Prima però, precisa, "dovremo avere l'autorizzazione al trasporto controllato dei campioni di cellule, donate da pazienti già in cura agli Spedali Civili di Brescia che hanno prodotto più cellule di quanto necessario per le cinque infusioni, e credo che il ministero non ce la negherà".

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