Maura Gambirasio ha lanciato un appello per dare nuovo impulso alle indagini sulla morte della figlia, rapita e uccisa 3 anni fa: "Chi conosce un particolare, anche insignificante, parli". E ha aggiunto: "Spero ancora di sapere la verità"
"Chi sa parli, vogliamo giustizia, lo dobbiamo agli altri nostri figli". E' questo l'appello che ha voluto lanciare dai microfoni di Sky TG24 Maura Gambirasio, la mamma di Yara, scomparsa da Brembate di Sopra (Bergamo) nel novembre di tre anni fa e ritrovata senza vita in un campo a Chignolo d'Isola il 26 febbraio 2011.
"Viviamo in attesa di un dettaglio, una telefonata" - "Interrompo il silenzio, nel quale tornerò alla fine di questa comunicazione, per lanciare un appello. So che tutti stanno profondendo il massimo sforzo per la risoluzione di questo caso ma ciò evidentemente fino a questo momento non è bastato" ha detto la mamma della 13enne scomparsa dopo l'allenamento di ginnastica ritmica nel palazzetto dello sport del paese.
"Viviamo in attesa di un dettaglio, di una telefonata, che ci permetta tra l'altro di dare risposte concrete agli altri nostri figli - ha aggiunto la donna, parlando anche del marito - Viviamo nella speranza che anche dopo tre anni chi ha visto, ha sentito o è venuto a conoscenza di qualcosa, anche un particolare che ritiene irrilevante si faccia avanti senza paura". Esprime poi la preoccupazione che il colpevole possa agire ancora: "Abbiamo fiducia nella giustizia umana oltre che in quella divina e attendiamo con ansia che il responsabile di questo atroce gesto, che ci ha provocato il più terribile dei lutti, venga finalmente assicurato alla stessa e messo in condizione di non nuocere più".
"Viviamo in attesa di un dettaglio, una telefonata" - "Interrompo il silenzio, nel quale tornerò alla fine di questa comunicazione, per lanciare un appello. So che tutti stanno profondendo il massimo sforzo per la risoluzione di questo caso ma ciò evidentemente fino a questo momento non è bastato" ha detto la mamma della 13enne scomparsa dopo l'allenamento di ginnastica ritmica nel palazzetto dello sport del paese.
"Viviamo in attesa di un dettaglio, di una telefonata, che ci permetta tra l'altro di dare risposte concrete agli altri nostri figli - ha aggiunto la donna, parlando anche del marito - Viviamo nella speranza che anche dopo tre anni chi ha visto, ha sentito o è venuto a conoscenza di qualcosa, anche un particolare che ritiene irrilevante si faccia avanti senza paura". Esprime poi la preoccupazione che il colpevole possa agire ancora: "Abbiamo fiducia nella giustizia umana oltre che in quella divina e attendiamo con ansia che il responsabile di questo atroce gesto, che ci ha provocato il più terribile dei lutti, venga finalmente assicurato alla stessa e messo in condizione di non nuocere più".
