Secondo gli investigatori l’autore della sparatoria a Palazzo Chigi non aveva né mandanti né complici. Intanto un fotogramma mostra l’istante in cui l’uomo ha puntato la pistola e fatto fuoco contro i carabinieri. Restano gravi le condizioni di Giangrande
"Ero appostato aspettavo i politici, poi i carabinieri hanno messo le transenne e allora ho sparato contro di loro". Luigi Preiti già domenica nel primo interrogatorio ai pm romani aveva raccontato gli attimi che hanno preceduto il ferimento di Giuseppe Giangrande e Luigi Negri, i due militari colpiti dalle pallottole della sua Beretta 7.65.
Una scena consegnata anche alle immagini di una telecamera di sorveglianza di Piazza Montecitorio (GUARDA LE FOTO). Si vede Preiti, vestito impeccabilmente, che tende il braccio puntando la pistola contro i carabinieri. Sembra freddo, lucido, soprattutto incurante delle tante persone che sono in piazza, a pochi metri da lui. Preiti prende la mira e spara contro i militari. "Mi sono allenato per giorni nelle campagne in Calabria usando parte dei 50 proiettili comprati", racconta ai pm romani convinti ormai che quel progetto follemente lucido "non abbia mandanti né complici" perché Preiti "ha agito da solo" ma "ha agito per uccidere".
L’avvocato chiederà la perizia psichiatrica - Nella giornata di mercoledì 1 maggio il sostituto procuratore Pierfilippo Laviani e il pm Antonella Nespola lo sentiranno alla presenza del Gip Bernardette Nicotra per l'interrogatorio di garanzia a Rebibbia. "Parlerà, risponderà”, promette l'avvocato Raimondo Paparatti che descrive un Preiti ora "disperato" e in "stato di alterazione psicologica" mentre sparava. Tanto che, sostiene, "esiste una documentazione medica di chi l'ha soccorso che attesta ciò”. Per questo, anticipa, chiederà la perizia psichiatrica.
Le accuse a carico di Preiti - Preiti è accusato del tentato omicidio di tre carabinieri, uno è rimasto illeso miracolosamente, porto e detenzione di arma clandestina e ricettazione. Il tutto con le aggravanti della premeditazione e dell'aver agito contro pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico. Nella richiesta di convalida si legge che Preiti ha compiuto "atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte, non riuscendo nell'intento per cause indipendenti dalla sua volonta". In particolare, a Preiti è contestato il tentato omicidio plurimo "per avere con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso esploso sette colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata e ad altezza uomo, attingendo così al collo il carabiniere brigadiere Giuseppe Giangrande e alla gamba l'appuntato Francesco Negri, mentre tentava di sottrarsi al fuoco dietro un riparo, e al giubbotto operativo di tela il vicebrigadiere Marco Delio Murrighile che lo stava affrontando". Nella richiesta di convalida i magistrati fanno cenno, con riferimento ad audizioni dei familiari di Preiti, anche al "forte stato di insofferenza emotiva" dell'uomo.
Al vaglio del gip anche il filmato che ritrae il quarantanovenne originario di Rosarno mentre punta ad altezza d'uomo la pistola Beretta 7.65 in direzione di un carabiniere.
Aveva provato la pistola nella campagne calabresi - Intanto dagli accertamenti emerge la pianificazione dell'atto. A Roma Preiti era arrivato con i soldi ricevuti come acconto di un lavoro da piastrellista che avrebbe dovuto fare e con una pistola, con la matricola abrasa, che afferma di aver acquistato anni fa al mercato nero. Per verificare il funzionamento dell'arma, Preiti si sarebbe cimentato in una zona di campagna, in Calabria. Inoltre nella borsa con la quale era partito dalla Stazione di Gioia Tauro, e con la quale è ritratto in un filmato di una telecamera dello scalo ferroviario, è stata trovata una cartina di Roma col tragitto segnato tra la Stazione Termini, dove si trova l'albergo scelto per alloggiare sabato sera, e piazza Montecitorio. Accertamenti sono in corso anche sul suo cellulare che ha una sim intestata ad uno straniero: partito alla volta di Roma Preiti avrebbe contattato una persona, forse un parente. Ma verifiche sono in corso.
Giangrande migliora, ma resta grave - E' ancora steso su un lettino di terapia intensiva all'Umberto I di Roma, sedato e ventilato, ma Giuseppe Giangrande tiene duro e sembra migliorare. Il bollettino medico conferma la prognosi riservata per il brigadiere colpito dal folle gesto di Luigi Preiti. A fargli forza, sempre accanto a lui, c'è la figlia Martina che anche è riuscita a comunicare col papà. Un leggero movimento degli occhi, tanto basta per mantenere vive le speranze di una ragazza che solo qualche mese fa ha dovuto affrontare il doloroso lutto della madre. Ora bisognerà attendere ancora qualche giorno.
Una scena consegnata anche alle immagini di una telecamera di sorveglianza di Piazza Montecitorio (GUARDA LE FOTO). Si vede Preiti, vestito impeccabilmente, che tende il braccio puntando la pistola contro i carabinieri. Sembra freddo, lucido, soprattutto incurante delle tante persone che sono in piazza, a pochi metri da lui. Preiti prende la mira e spara contro i militari. "Mi sono allenato per giorni nelle campagne in Calabria usando parte dei 50 proiettili comprati", racconta ai pm romani convinti ormai che quel progetto follemente lucido "non abbia mandanti né complici" perché Preiti "ha agito da solo" ma "ha agito per uccidere".
L’avvocato chiederà la perizia psichiatrica - Nella giornata di mercoledì 1 maggio il sostituto procuratore Pierfilippo Laviani e il pm Antonella Nespola lo sentiranno alla presenza del Gip Bernardette Nicotra per l'interrogatorio di garanzia a Rebibbia. "Parlerà, risponderà”, promette l'avvocato Raimondo Paparatti che descrive un Preiti ora "disperato" e in "stato di alterazione psicologica" mentre sparava. Tanto che, sostiene, "esiste una documentazione medica di chi l'ha soccorso che attesta ciò”. Per questo, anticipa, chiederà la perizia psichiatrica.
Le accuse a carico di Preiti - Preiti è accusato del tentato omicidio di tre carabinieri, uno è rimasto illeso miracolosamente, porto e detenzione di arma clandestina e ricettazione. Il tutto con le aggravanti della premeditazione e dell'aver agito contro pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico. Nella richiesta di convalida si legge che Preiti ha compiuto "atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte, non riuscendo nell'intento per cause indipendenti dalla sua volonta". In particolare, a Preiti è contestato il tentato omicidio plurimo "per avere con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso esploso sette colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata e ad altezza uomo, attingendo così al collo il carabiniere brigadiere Giuseppe Giangrande e alla gamba l'appuntato Francesco Negri, mentre tentava di sottrarsi al fuoco dietro un riparo, e al giubbotto operativo di tela il vicebrigadiere Marco Delio Murrighile che lo stava affrontando". Nella richiesta di convalida i magistrati fanno cenno, con riferimento ad audizioni dei familiari di Preiti, anche al "forte stato di insofferenza emotiva" dell'uomo.
Al vaglio del gip anche il filmato che ritrae il quarantanovenne originario di Rosarno mentre punta ad altezza d'uomo la pistola Beretta 7.65 in direzione di un carabiniere.
Aveva provato la pistola nella campagne calabresi - Intanto dagli accertamenti emerge la pianificazione dell'atto. A Roma Preiti era arrivato con i soldi ricevuti come acconto di un lavoro da piastrellista che avrebbe dovuto fare e con una pistola, con la matricola abrasa, che afferma di aver acquistato anni fa al mercato nero. Per verificare il funzionamento dell'arma, Preiti si sarebbe cimentato in una zona di campagna, in Calabria. Inoltre nella borsa con la quale era partito dalla Stazione di Gioia Tauro, e con la quale è ritratto in un filmato di una telecamera dello scalo ferroviario, è stata trovata una cartina di Roma col tragitto segnato tra la Stazione Termini, dove si trova l'albergo scelto per alloggiare sabato sera, e piazza Montecitorio. Accertamenti sono in corso anche sul suo cellulare che ha una sim intestata ad uno straniero: partito alla volta di Roma Preiti avrebbe contattato una persona, forse un parente. Ma verifiche sono in corso.
Giangrande migliora, ma resta grave - E' ancora steso su un lettino di terapia intensiva all'Umberto I di Roma, sedato e ventilato, ma Giuseppe Giangrande tiene duro e sembra migliorare. Il bollettino medico conferma la prognosi riservata per il brigadiere colpito dal folle gesto di Luigi Preiti. A fargli forza, sempre accanto a lui, c'è la figlia Martina che anche è riuscita a comunicare col papà. Un leggero movimento degli occhi, tanto basta per mantenere vive le speranze di una ragazza che solo qualche mese fa ha dovuto affrontare il doloroso lutto della madre. Ora bisognerà attendere ancora qualche giorno.