Ilva, i medici in testa al corteo: “Ogni giorno un tumore”

Cronaca

Manifestazione a Taranto contro l’inquinamento ambientale causato dallo stabilimento siderurgico e a sostegno della magistratura. Il 9 aprile la Consulta deciderà sui due ricorsi depositati contro la legge che permette all’azienda di continuare a produrre

In testa i medici con i loro camici bianchi per ribadire che Taranto rischia di 'scoppiare' per malattie e inquinamento; in coda il variopinto mosaico dei comitati di precari, perché la città rischia di morire anche per mancanza di lavoro; in mezzo, preceduta da un grande crocifisso, l'immagine di Papa Francesco, invitato esplicitamente con un cartello a raggiungere le rive dello Ionio perché la città ora è “santa” essendo diventata “martire e povera”. E' il mondo variegato dei cinquemila, forse anche di più, che domenica 7 aprile, sotto un cielo plumbeo, hanno deciso di sfilare in corteo nel cuore di Taranto per l'ennesima protesta contro l'inquinamento ambientale causato dallo stabilimento siderurgico Ilva e a sostegno della magistratura.

Invito lanciato dal 'Comitato 7 aprile', che raccoglie una ventina di associazioni ambientaliste, dopo l'imponente manifestazione di protesta del 15 dicembre scorso. Ma questa volta, all'orizzonte, ci sono due scadenze fondamentali. Martedì 9 aprile la Corte Costituzionale si riunirà per decidere sui due ricorsi - uno del Tribunale di Taranto, l'altro del gip Patrizia Todisco - depositati contro la legge 231/2012, cosiddetta 'Salva Ilva', che consente al siderurgico di continuare a produrre, anche con gli impianti dell'area a caldo sotto sequestro senza facoltà d'uso, e di commercializzare i prodotti. Domenica 14 aprile i tarantini si recheranno ai seggi per il referendum consultivo, proposto dagli ambientalisti, sulla chiusura totale dello stabilimento o parziale, cioè della sola area a caldo, dell'Ilva.

Un corteo fatto per lo più di gente comune, con la novità della massiccia presenza, con i loro Ordini professionali, di medici e farmacisti, cioè di chi ogni giorno affronta il dramma di centinaia e centinaia di famiglie guardando i loro volti che chiedono aiuto. Nessun rappresentante delle istituzioni, nessun politico, tranne il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, un deputato grillino, Alessandro Furnari e qualche consigliere comunale. Era già stato così il 15 dicembre scorso, anche se quella manifestazione, per partecipazione, rappresenterà probabilmente il 'top' della rabbia della gente perché cadde nel pieno della bufera-Ilva e prima che arrivasse la legge 231. Oggi, domenica 7 aprile, non c'era nessuno neppure del 'Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti', che a dicembre manifestò; assenti i sindacati, che in parte hanno già invitato all'astensione per il referendum del 14 aprile. Alla gente di Taranto è arrivato invece il sostegno dei 'forestieri', dal comitato 'No al carbone' di Brindisi a quello da sempre contrario al raddoppio dell'inceneritore di Massafra, che dal capoluogo dista una dozzina di chilometri.

C'erano moglie e parenti di Ciro Moccia, l'operaio dell'Ilva morto il 28 febbraio scorso precipitando da una decina di metri per il cedimento di una passerella nel reparto Cokerie. E c'erano, anche loro con uno striscione, gli amici di Mauro Zaratta, papà del piccolo Lorenzo che ora ha tre anni ed è nato con una grave forma tumorale che gli ha già' fatto perdere quasi completamente la vista. L'uomo ebbe il coraggio, in una delle manifestazioni che si sono svolte in passato a Taranto, di gridare su un palco il suo dolore di padre, mostrando la foto del figlioletto. Quella dei tarantini è ormai una battaglia quotidiana combattuta su mille fronti. Due esempi arrivati nelle ultime ore. Da alcuni giorni l'inquinamento dei suoli del cimitero San Brunone, a ridosso dello stabilimento Ilva, impedisce le nuove sepolture perché i necrofori della cooperativa 'Ancora', che devono scavare il terreno, non hanno a disposizione le speciali mascherine con filtri prescritte dal medico del lavoro. E proprio oggi, 7 aprile, il comitato ambientalista Legamjonici ha annunciato di aver depositato alla Procura di Taranto un esposto-denuncia per il presunto mancato rispetto della normativa Aia e la omessa applicazione di norme comunitarie a tutela dell'ambiente.

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