Lo scorso otto marzo il piccolo Sebastian, di cinque anni, aveva mangiato insieme ai fratelli, ora fuori pericolo, alcuni cioccolatini riempiti con erbicida. L'obiettivo dell'omicida forse quello di sterminare l'intera famiglia
Nessuna fatalità, ma omicidio: è questa l'ipotesi della procura di Agrigento che ha aperto un fascicolo sulla morte di Sebastian Lupescu, il bambino di 5 anni deceduto nell'ospedale Papardo di Messina, dove era stato ricoverato lo scorso 8 marzo per avvelenamento, insieme ai suoi due fratellini di 7 e 10 anni. Per i magistrati non ci sarebbero più dubbi sul fatto che qualcuno, una settimana fa, ha lasciato davanti alla porta di casa della famiglia romena - che vive a Naro, nell'Agrigentino - un sacchetto di plastica con dentro una bottiglia di vino e una scatola di cioccolatini, alimenti ai quali era stato aggiunto un pesticida dagli effetti rivelatesi letali.
I carabinieri, ai quali l'aggiunto della procura di Agrigento, Ignazio Fonzo, ha delegato le indagini, ieri hanno sentito di nuovo i genitori dei bimbi e hanno ricostruito quanto accaduto lo scorso 8 marzo. I vicini, allertati dalle urla della madre dei piccoli, hanno provveduto a soccorrere i tre fratellini e a condurli al pronto soccorso del più vicino ospedale, a Canicattì (Agrigento), da dove sono stati poi trasferiti al più attrezzato Papardo di Messina. L'aiuto tempestivo offerto dai vicini, esclude, secondo gli investigatori, un loro possibile coinvolgimento; mentre si affaccia l'ipotesi di una vendetta privata - forse nei confronti del padre - dietro il recapito di quei cioccolatini e di quel vino avvelenati.
Poco dopo il ricovero si era sparsa la voce che l'avvelenamento fosse stato causato dall'ingestione, magari accidentale, di metanolo, una sostanza spesso utilizzata dalla comunità romena e dagli immigrati dell'Est europeo per produrre alcolici in casa; ma ieri sera è venuta fuori la verità: i dolci e il vino contenevano probabilmente un erbicida, facilmente reperibile nelle numerose aziende agricole della zona. L'analisi sui campioni di cioccolatini e di vino, trovati in casa dei Lupescu, sono stati eseguiti dagli esperti del centro antiveleni di Caltanissetta, che hanno rilevato la presenza della sostanza tossica in quantità tali da provocare grave avvelenamento o morte. E, infatti, Sebastian non ce l'ha fatta, mentre i suoi fratellini, Alexandro e Inonut, secondo quanto affermato ieri dai medici, stanno meglio e sono fuori pericolo.
I carabinieri, ai quali l'aggiunto della procura di Agrigento, Ignazio Fonzo, ha delegato le indagini, ieri hanno sentito di nuovo i genitori dei bimbi e hanno ricostruito quanto accaduto lo scorso 8 marzo. I vicini, allertati dalle urla della madre dei piccoli, hanno provveduto a soccorrere i tre fratellini e a condurli al pronto soccorso del più vicino ospedale, a Canicattì (Agrigento), da dove sono stati poi trasferiti al più attrezzato Papardo di Messina. L'aiuto tempestivo offerto dai vicini, esclude, secondo gli investigatori, un loro possibile coinvolgimento; mentre si affaccia l'ipotesi di una vendetta privata - forse nei confronti del padre - dietro il recapito di quei cioccolatini e di quel vino avvelenati.
Poco dopo il ricovero si era sparsa la voce che l'avvelenamento fosse stato causato dall'ingestione, magari accidentale, di metanolo, una sostanza spesso utilizzata dalla comunità romena e dagli immigrati dell'Est europeo per produrre alcolici in casa; ma ieri sera è venuta fuori la verità: i dolci e il vino contenevano probabilmente un erbicida, facilmente reperibile nelle numerose aziende agricole della zona. L'analisi sui campioni di cioccolatini e di vino, trovati in casa dei Lupescu, sono stati eseguiti dagli esperti del centro antiveleni di Caltanissetta, che hanno rilevato la presenza della sostanza tossica in quantità tali da provocare grave avvelenamento o morte. E, infatti, Sebastian non ce l'ha fatta, mentre i suoi fratellini, Alexandro e Inonut, secondo quanto affermato ieri dai medici, stanno meglio e sono fuori pericolo.