Le voci dei dipendenti della fabbrica raccontano la disperazione di queste ore. "Clini è venuto a difendere Riva sapendo che a Taranto si muore" attacca un lavoratore. "Da oggi siamo a casa in 5mila, presto lo saremo tutti" le parole di un altro
La paura del futuro, la disperazione all’idea di perdere il lavoro, la conta dei morti di tumore. Le voci degli operai dell’Ilva, in presidio davanti alla fabbrica, raccontano le ore difficili, seguite alla decisione della proprietà di chiudere lo stabilimento.
"Siamo 5mila già a casa da oggi, poi diventeremo tutti: 15mila, 20mila" dice un lavoratore. "La nostra disperazione è passata nell’indifferenza di chi doveva intervenire non l’ha fatto. Si è badato all’importanza dell’acciaio, non a quello che costa in termini di vite" è l’accusa di un altro dipendente. "Clini è venuto a difendere Riva sapendo che a Taranto si muore - continua il lavoratore - noi a Taranto ci scambiamo i morti: i nostri bambini nascono con ili cancro, le nostre donne hanno il latte avvelenato di diossina, i nostri prodotti sono tolti dal commercio, è tutto devastato. E ora che facciamo paghiamo noi? Stavolta paghino loro".
"Siamo 5mila già a casa da oggi, poi diventeremo tutti: 15mila, 20mila" dice un lavoratore. "La nostra disperazione è passata nell’indifferenza di chi doveva intervenire non l’ha fatto. Si è badato all’importanza dell’acciaio, non a quello che costa in termini di vite" è l’accusa di un altro dipendente. "Clini è venuto a difendere Riva sapendo che a Taranto si muore - continua il lavoratore - noi a Taranto ci scambiamo i morti: i nostri bambini nascono con ili cancro, le nostre donne hanno il latte avvelenato di diossina, i nostri prodotti sono tolti dal commercio, è tutto devastato. E ora che facciamo paghiamo noi? Stavolta paghino loro".