Caso Orlandi, per perizia fonica Marco Accetti è l'Americano che chiamò a casa

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Telefonò ai famigliari poco dopo la scomparsa della ragazza, ora il test ha mostrato una compatibilità all'86% tra le due voci. Per l'avvocato dell'ex indagato: "Non è un mitomane"

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Una nuova consulenza telefonica aggiunge un tassello, dopo quarant’anni al mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. La famiglia, il 5 luglio 1983, aveva ricevuto una chiamata da un uomo con un accento americano che parlava della scomparsa della ragazza. Ora,  una perizia fonica, riporta il  Corriere della Sera, dimostrerebbe che la voce dell'"Americano" (che aveva chiamato nello stesso anno anche il cardinale Casaroli in Vaticano), ma anche quella di un certo Mario che aveva contattato la famiglia a fine giugno dello stesso anno, corrisponderebbero a quella di Marco Accetti. L’uomo nel 2013 aveva confessato di essere il responsabile della scomparsa di Orlandi e di Mirella Gregori, altra ragazza sparita nello stesso periodo (40 giorni prima) della cittadina dello Stato del Vaticano. Accetti era stato indagato, ma poi prosciolto.

La perizia

Come racconta il Corriere della Sera, dalla perizia fonica che sarà depositata a breve emergerebbe che le voci delle registrazioni dell’Americano, di Mario e quella di Marco Accetti sarebbero compatibili all'86 per cento. Si tratterebbe, dunque, di fatto della stessa persona. L’esame sulla voce è stato richiesto dall'avvocato di Accetti, Giancarlo Germani e a eseguirlo è stato il consulente tecnico Marco Arcuri, esperto di informatica e di Intelligenza Artificiale. Il test si è svolto così: Accetti ha pronunciato le stesse frasi dette al telefono da quelli che avevano rivendicato di aver rapito Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Gli audio, poi, sono stati confrontati, come mostra il Corriere della Sera, e analizzati.

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Il ruolo di Marco Accetti

Marco Fassoni Accetti è uno dei personaggi chiave nella vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Nel 2013 aveva confessato di essere il responsabile della sparizione delle due ragazze, era stato indagato e poi prosciolto. Oggi sulla questione, come racconta il Corriere della Sera, l'avvocato di Accetti Giancarlo Germani spiega: “Qui parliamo di reati gravissimi attorno alla sorte di due ragazzine. Non è un gioco di ruolo da social network. Bisogna riscontrare i dati obiettivi, a prescindere se si voglia sposare una teoria o l'altra, e fare le indagini basandosi sui riscontri. Il mio assistito intende dimostrare, sulla base delle numerose prove da tempo pubbliche, alle quali se ne aggiungeranno altre, di aver partecipato all'azione di sequestro. Non è un mitomane, questo è fuori discussione: sarebbe davvero un curioso caso di mitomania, visto che ha aspettato 30 anni per parlare. Ciò che racconta va verificato e toccherà alla magistratura chiarire le responsabilità”. Marco Accetti, ricorda il quotidiano milanese, a chi gli chiede perché ci tenga tanto ad accollarsi reati così gravi, ha sempre risposto invocando “il diritto di un cittadino a ricredersi, rivedendo gli errori fatti in gioventù, per contribuire alla verità”, e spiegando di essersi presentato in Procura solo dopo l'elezione di papa Francesco (marzo 2013), perché credeva nel suo proposito di rinnovare la Chiesa.

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