Molti i punti oscuri intorno al rapimento, durato solo una notte, del ragioniere e uomo di fiducia dell’ex premier Silvio Berlusconi. La denuncia presentata dopo 31 ore, l’ipotesi di un riscatto, il sospetto di un mandante. LA RASSEGNA STAMPA
Il cassiere di Berlusconi e la moglie sequestrati in casa per 11 ore da una banda guidata da un pregiudicato barese con le scarpe rossonere, un cd contenente filmati sul presidente della Camera Gianfranco Fini, “carte” sul Lodo Mondadori che al Cav "avrebbero fatto molto piacere", una richiesta di riscatto di 35 milioni - di cui otto potrebbero essere stati pagati - il sequestrato che, appena libero, non corre a fare la denuncia ma va ad Arcore.
E’ ancora fitto il mistero intorno al sequestro-lampo di Giuseppe Spinelli, il ragioniere di Berlusconi, rapito in casa per alcune ore nella notte tra il 15 e il 16 ottobre insieme alla moglie. Nella giornata di lunedì 19 novembre la notizia è stata diffusa in seguito all’operazione della polizia che ha portato all’arresto di sei persone, tre italiani e tre albanesi, tutti pregiudicati, accusati di aver escogitato il piano del sequestro a scopo di estorsione.
La maggior parte dei quotidiani in edicola martedì 20 novembre (GUARDA LA RASSEGNA STAMPA) si sofferma sulla vicenda e, oltre a descrivere la cronaca e l’arresti dei sei malviventi, punta molto anche sui lati oscuri che ancora sembrano offuscare l’intera vicenda.
La denuncia in ritardo e il dossier che nessuno ha visto - Il Corriere della Sera pone l’accento in particolare su tre punti. Il primo è quello della denuncia, fatta dall’avvocato Niccolò Ghedini, ma presentata in ritardo di 31 ore. A causa di questo ritardo, sostiene il quotidiano, “finisce così per perdersi ad esempio la telefonata che i banditi fanno a Spinelli alle 14.51 del 16 ottobre per conoscere la risposta alla loro richiesta: sarebbe potuta essere intercettata se gli inquirenti fossero stati avvisati, e avrebbe dato un enorme vantaggio alle indagini”. Il secondo nodo è quello delle cassette di sicurezza. I sequestratori di Spinelli, infatti, avrebbero aperto due cassette in tre diversi istituti di credito. “In base alle intercettazioni sembrerebbero contenere grosse somme di denaro. Ma ora sono state trovare solo banconote false”. L’ultimo punto oscuro è quello del presunto dossier in mano alla banda italo-albanese: conterrebbe, a loro dire, una chiavetta e un dvd con 7 ore e 41 minuti di registrazione su De Benedetti e Gianfranco Fini con alcuni magistrati del Lodo Mondadori. Ma nessuno ha visto il reale contenuto di questi file.
Le mosse sospette dei banditi - Anche Repubblica si ferma ad analizzare il buco di 31 ore passate dal sequestro alla denuncia. Ma pone anche altri interrogativi: “Se uno ha un dossier così importante che bisogno ha di entrare armato in casa di due anziani?”. E ancora un’altra: “Il capobanda si consulta al telefono con una persona. Vuol dire che c’è un mandante?”.
Ma sempre sulle pagine del giornale diretto da Ezio Mauro, Niccolò Ghedini prova a spazzare le nubi: "Un finto sequestro? Caspita, ma stiamo scherzando? Ma se hanno arrestato sei persone... E poi che interesse poteva avere il povero Spinelli a fingere un sequestro? E' una vicenda semplice, senza dietrologie. Un sequestro vero. Uno non rischia vent'anni per una messinscena. Se vuoi fare il trappolone costruisci un finto dossier, glielo mandi, lo fai cadere nella rete, invece qui le carte non sono mai venute fuori".
I complici sotto casa, una scelta inspiegabile - Parla di "un rapimento anomalo" il Messaggero, che si chiede perché i malviventi non abbiamo optato per un canale riservato ("come logica consiglierebbe") ma per una "strategia accidentata": ""perché imboccare una strada così rischiosa?".
Il quotidiano romano sottolinea anche un'altra anomalia: "Ci sono almeno due complici che hanno un ruolo del tutto secondario, per non dire inutile: stare sotto casa dei rapiti durante il sequestro. Una scelta contraria a ogni logica criminale".
Il Giornale: "Chi c'è dietro?" - Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, si chiede “chi c’è dietro”. “Se qualcuno oggi dovesse spiegarvi cosa c’è dietro la brutta storia del rapimento […], non credetegli – spiega Luca Fazzo nell’articolo-editoriale che compare in prima pagina – Perché talmente numerosi sono i dettagli incongruenti, e talmente vistoso il vuoto lasciato dai tasselli mancanti, che nessuno può in buona fede […] pensare oggi di spiegare cosa sia davvero accaduto. C’è però una certezza da cui si può partire: l’operazione non è frutto della fantasia criminale di un sestetto di gregari della malavita come quello finito finora nella rete. Non è il caso, forse di parlare di menti raffinatissime. Ma un livello superiore, una mano più occulta, ha guidato le mosse dei sei”.
E’ ancora fitto il mistero intorno al sequestro-lampo di Giuseppe Spinelli, il ragioniere di Berlusconi, rapito in casa per alcune ore nella notte tra il 15 e il 16 ottobre insieme alla moglie. Nella giornata di lunedì 19 novembre la notizia è stata diffusa in seguito all’operazione della polizia che ha portato all’arresto di sei persone, tre italiani e tre albanesi, tutti pregiudicati, accusati di aver escogitato il piano del sequestro a scopo di estorsione.
La maggior parte dei quotidiani in edicola martedì 20 novembre (GUARDA LA RASSEGNA STAMPA) si sofferma sulla vicenda e, oltre a descrivere la cronaca e l’arresti dei sei malviventi, punta molto anche sui lati oscuri che ancora sembrano offuscare l’intera vicenda.
La denuncia in ritardo e il dossier che nessuno ha visto - Il Corriere della Sera pone l’accento in particolare su tre punti. Il primo è quello della denuncia, fatta dall’avvocato Niccolò Ghedini, ma presentata in ritardo di 31 ore. A causa di questo ritardo, sostiene il quotidiano, “finisce così per perdersi ad esempio la telefonata che i banditi fanno a Spinelli alle 14.51 del 16 ottobre per conoscere la risposta alla loro richiesta: sarebbe potuta essere intercettata se gli inquirenti fossero stati avvisati, e avrebbe dato un enorme vantaggio alle indagini”. Il secondo nodo è quello delle cassette di sicurezza. I sequestratori di Spinelli, infatti, avrebbero aperto due cassette in tre diversi istituti di credito. “In base alle intercettazioni sembrerebbero contenere grosse somme di denaro. Ma ora sono state trovare solo banconote false”. L’ultimo punto oscuro è quello del presunto dossier in mano alla banda italo-albanese: conterrebbe, a loro dire, una chiavetta e un dvd con 7 ore e 41 minuti di registrazione su De Benedetti e Gianfranco Fini con alcuni magistrati del Lodo Mondadori. Ma nessuno ha visto il reale contenuto di questi file.
Le mosse sospette dei banditi - Anche Repubblica si ferma ad analizzare il buco di 31 ore passate dal sequestro alla denuncia. Ma pone anche altri interrogativi: “Se uno ha un dossier così importante che bisogno ha di entrare armato in casa di due anziani?”. E ancora un’altra: “Il capobanda si consulta al telefono con una persona. Vuol dire che c’è un mandante?”.
Ma sempre sulle pagine del giornale diretto da Ezio Mauro, Niccolò Ghedini prova a spazzare le nubi: "Un finto sequestro? Caspita, ma stiamo scherzando? Ma se hanno arrestato sei persone... E poi che interesse poteva avere il povero Spinelli a fingere un sequestro? E' una vicenda semplice, senza dietrologie. Un sequestro vero. Uno non rischia vent'anni per una messinscena. Se vuoi fare il trappolone costruisci un finto dossier, glielo mandi, lo fai cadere nella rete, invece qui le carte non sono mai venute fuori".
I complici sotto casa, una scelta inspiegabile - Parla di "un rapimento anomalo" il Messaggero, che si chiede perché i malviventi non abbiamo optato per un canale riservato ("come logica consiglierebbe") ma per una "strategia accidentata": ""perché imboccare una strada così rischiosa?".
Il quotidiano romano sottolinea anche un'altra anomalia: "Ci sono almeno due complici che hanno un ruolo del tutto secondario, per non dire inutile: stare sotto casa dei rapiti durante il sequestro. Una scelta contraria a ogni logica criminale".
Il Giornale: "Chi c'è dietro?" - Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, si chiede “chi c’è dietro”. “Se qualcuno oggi dovesse spiegarvi cosa c’è dietro la brutta storia del rapimento […], non credetegli – spiega Luca Fazzo nell’articolo-editoriale che compare in prima pagina – Perché talmente numerosi sono i dettagli incongruenti, e talmente vistoso il vuoto lasciato dai tasselli mancanti, che nessuno può in buona fede […] pensare oggi di spiegare cosa sia davvero accaduto. C’è però una certezza da cui si può partire: l’operazione non è frutto della fantasia criminale di un sestetto di gregari della malavita come quello finito finora nella rete. Non è il caso, forse di parlare di menti raffinatissime. Ma un livello superiore, una mano più occulta, ha guidato le mosse dei sei”.