Vaticano, Paolo Gabriele denuncia maltrattamenti

Cronaca

L'ex maggiordomo del pontefice racconta di essere stato tenuto in una cella "in cui non potevo allargare le braccia" e con la luce accesa 24 ore su 24. E spuntano i nomi di alcuni cardinali, tra cui il vicario del Papa per la Città del Vaticano

Maltrattamenti subiti in carcere. Ma anche nomi di altri prelati e il sospetto che di corvi in Vaticano c'è ne sia più di uno. Sono molti gli elementi nella deposizione di Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo del Papa, sotto processo in Vaticano per i documenti trafugati dagli appartamenti pontifici.

La denuncia dei maltrattamenti - Rispondendo alle domande del suo difensore Cristiana Arru, ha riferito di essere stato rinchiuso, nel primo periodo dopo l'arresto del 23 maggio scorso, in una minuscola cella "in cui non potevo neanche allargare le braccia". L'avvocato Arru ha sottolineato che la permanenza in quella cella è durata "una ventina di giorni": accuse a cui il promotore di giustizia Nicola Picardi, ha replicato spiegando che lui provvedette a far organizzare un'altra cella "più ampia". Gabriele, sempre su domanda del suo legale, ha anche sottolineato di essere rimasto per i primi 15-20 giorni di detenzione con la luce accesa 24 ore su 24.
"Non c'era interruttore - ha spiegato -. La luce era accesa 24 ore e questo mi ha anche causato un abbassamento della vista". All'imputato è stato anche chiesto se avesse subito pressioni. "La prima notte sì - ha risposto -, mi è stato anche negato il cuscino". Il Vaticano ha deciso di aprire un'inchiesta interna sulle condizioni in cui è stato tenuto Paolo Gabriele e il portavoce della Santa sede, Padre Federico Lombardi (VIDEO), ha precisato che Gabriele ha ricevuto un trattamento umano e che in ogni caso "la cella più piccola in cui è stato inizialmente detenuto rispetta gli standard internazionali cui il Vaticano aderisce." Da parte sua la gendarmeria vaticana ha confermato la presenza costante della luce accesa, precisando che "la stessa è rimasta accesa per evitare eventuali atti autolesionistici dell'imputato e per esigenze di sicurezza".

Mosso dall'idea che il Papa fosse manipolato -
Nel corso della sua deposizione Gabriele si è poi dichiarato innocente per quanto riguarda i furti aggravati, mentre ha detto di sentirsi "colpevole per aver tradito la fiducia che aveva riposto in me il Santo Padre, che io sento di amare come un figlio". Ad averlo spinto, ha spiegato, è stata la convinzione che il Papa fosse manipolato. Nel tempo "ho maturato la convinzione che è facile manipolare la persona che ha un potere decisionale così enorme" ha detto l'ex maggiordomo. "A volte - ha aggiunto -, quando sedevamo a tavola, il Papa faceva domande su cose di cui doveva essere informato". 

Spunta il nome del vicario del Papa a Roma
- Chi e cosa lo influenzasse, l'ex maggiordomo lo raccontava nella deposizione rilasciata agli investigatori vaticani il 6 giugno scorso. Le sue dichiarazioni sono state rese pubbliche oggi: "Sono stato suggestionato - spiegava allora Paolo Gabriele - da circostanze ambientali, in particolare dalla consapevolezza di trovarmi in uno stato in cui c'erano misteri non risolti. Ho avuto molti contatti, confidenze ricevute anche dai cardinale Sardi e Comastri, dal vescovo di Carpi ed ex officiale vaticano Francesco Cavina, dalla signora Ingrid Stampa". Nomi pesanti, quelli fatti dall'ex maggiordomo. Angelo Comastri, è infatti il vicario del Papa per la Città del Vaticano, mentre Ingrid Stampa godeva anche lei di unanime stima e piena fiducia: è la ex governante del cardinale Ratzinger e lo ha seguito nel Palazzo Apostolico ma non nell'Appartamento, essendo invece impiegata nell'ufficio per i testi papali già diretto da Sardi.

"Non sono stato il solo a dare documenti alla stampa"
- Nella deposizione del 2 ottobre, però, Gabriele ha risposto di non riconoscersi in tale 'ricostruzione", frutto di una "estrema sintesi di un discorso molto più ampio" su quanto l'aveva spinto a fare quello che ha fatto. Ha ricordato che i suoi rapporti con prelati partivano dai primi tempi del suo lavoro in Vaticano, in particolare alla segreteria di Stato, dove quello con Sardi era stato un "primo approccio" con una persona poi da lui individuata come "un punto di riferimento". "Poi negli anni - ha aggiunto le cose sono cambiate e ora ritengo di non poterlo più definire come una guida spirituale".
L'ex maggiordomo ha contestato l'uso della parola "suggestione" in relazione alle persone citate e che si possa parlare di "collaborazione": "anche perché dovrei fare altri nomi", ha aggiunto. E anche quando in istruttoria gli era stato chiesto con quante persone parlasse, la risposta era stata: "Dovrei dire un numero enorme di persone".
Gabriele ha quindi ribadito di "non aver avuto altri complici" nell'appropriazione e nella fotocopiatura di documenti. Ma ha anche aggiunto: "Non sono stato solo io nel corso di questi anni a fornire documenti alla stampa".

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