G8 Genova, Di Pietro: "Anche i manifestanti devono scusarsi"

Cronaca

"Giusto sia stata la magistratura ad accertare la verità e non una commissione parlamentare" dice il leader Idv a proposito della sentenza sull'irruzione nella scuola Diaz. Intanto gli agenti dello Sco in una lettera aperta difendono Gratteri e Caldarozzi

Mentre la Procura Generale di Genova ha inviato gli ordini di esecuzione della pena, sospesi per 30 giorni, per i funzionari della Polizia di Stato condannati per l'irruzione nella scuola Diaz di Genova durante il G8 del luglio 2001. continua il dibattito sulla sentenza.

"Le scuse – dice il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro in un'intervista al Manifesto - le devono chiedere in tanti per i fatti commessi dalla polizia, come anche per i fatti commessi dai manifestanti". "Sostengo ancora oggi che bene abbiamo fatto a lasciar fare alla magistratura, ché solo la giustizia poteva accertare la verità" continua poi Di Pietro, che all'epoca dei fatti si oppose alla commissione parlamentare di inchiesta. "Oggi a carte scoperte e a provvedimenti definitivi - dice - abbiamo la prova provata di come si sono svolti i fatti. Se ci fosse stata una commissione parlamentare ci sarebbe stata una relazione di maggioranza e una di minoranza". Oggi, prosegue, "tutti devono abbassare il capo e chiedere scusa". Di Pietro non mette poliziotti e manifestanti sullo stesso piano ma afferma che "sono stati commessi crimini da entrambi i lati".

Intanto i poliziotti del Servizio centrale operativo, con una lettera aperta pubblicata dal Corriere della Sera, esprimono solidarietà a due dei condannati, Gilberto Caldarozzi, rimosso dopo la sentenza dalla guida dello Sco, e Francesco Gratteri, capo del dipartimento centrale anticrimine della Polizia al momento della condanna. "Dire che siete uomini delle istituzioni è dire poco" si legge nella lettera, "vogliamo che il  nostro grazie venga trasmesso alla collettività" . "La verità processuale – scrivono ancora gli uomini dello Sco – non corrisponde, per quanto vi riguarda alla verità reale. E chi ha conosciuto la vostra rettitudine morale, sa che mai avreste macchiato il vostro operato il vostro".

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