Il terremoto, di magnitudo 3.6, poco prima delle 9 del mattino con epicentro nel modenese in prossimità di Concordia. Il sisma è stato avvertito anche nel mantovano dagli alunni di terza media che stanno tenendo le prove nelle tendopoli
Torna la paura in Emilia. Una nuova scossa di magnitudo 3.6 è stata avvertita dalla popolazione già duramente colpita dai terremoti del 20 e 29 maggio intorno alle 8.48 del 14 giugno. L’epicentro, a 6.1 km di profondità, nel modenese in prossimità di Concordia. Poco prima ce ne era stata un'altra di 2.8 a San Possidonio, a profondità 9.7 e alle 8,20 un'altra di 2.5 di magnitudo a Profondità 9.7 con epicentro a Mirandola (Mo). La gente è uscita dalle tende. Paura anche a Moglia, nel Mantovano, tra gli studenti delle scuole medie che stanno svolgendo gli esami, nelle tendopoli. "La prova si svolge in modo normale perché i ragazzi hanno bisogno di normalità. L'unica cosa che cambia è la struttura che li ospita" ha detto l'assessore della provincia di Mantova alla Cultura e l'Istruzione Francesca Zalpieri a SkyTG24.
Anche il ministro della Salute Renato Balduzzi, in visita ai luoghi colpiti dal sisma, ha sottolineato a SkyTG24 la "grande volontà di ripartenza che si respira in queste zone"
Lo sciame sismico che prosegue in Emilia "mette in difficoltà perché nel momento in cui
s'inizia a ricostruire sotto tutti i profili, il fatto che ci siano scosse crea un disagio sia psicologico sia operativo" ha sottolineato. La priorità è "trovare i mezzi e le forme per dare risposte concrete alla volontà di ripartenza che si respira nelle zone più direttamente coinvolte, attraverso una programmazione anche della stessa attenzione: non deve capitare che l'attenzione scemi nel momento in cui la situazione si stabilizzerà". E ha assicurato: "Il governo non abbandonerà i terremotati".
Ieri, mercoledì 13 giugno, i ricercatori dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sulla base dei dati forniti dai satelliti radar della costellazione dei satelliti Cosmo-SkyMed, dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), hanno reso noto che sono state due faglie diverse a provocare i terremoti del 20 e del 29 maggio in Emilia. "E' un dato che conferma quello che sapevamo da tempo, ossia che le faglie attive in Italia hanno una lunghezza compresa fra 20 e 30 chilometri", ha detto Stefano Salvi, geologo dell'Ingv e coordinatore del progetto Sigris (Sistema di osservazione della Terra per la gestione del rischio sismico). Da questo progetto, nato dalla collaborazione fra Asi, Ingv con il Cnr e alcune aziende, sono arrivate le prime mappe che hanno misurato il sollevamento del suolo provocato dai due terremoti. E grazie allo stesso progetto sono state elaborate le mappe delle due faglie che si sono attivate il 20 e il 29 maggio. “Le mappe delle faglie mostrano inoltre che in entrambi i casi la rottura è avvenuta in profondità, evitando quindi danni peggiori. Entrambi i piani di frattura si fermano a qualche centinaio di metri di profondità - rileva in una nota l'Ingv - e quindi non arrivano ad intersecare la superficie. Un eventuale affioramento delle faglie in superficie avrebbe causato molti più danni nelle zone interessate".
Anche il ministro della Salute Renato Balduzzi, in visita ai luoghi colpiti dal sisma, ha sottolineato a SkyTG24 la "grande volontà di ripartenza che si respira in queste zone"
Lo sciame sismico che prosegue in Emilia "mette in difficoltà perché nel momento in cui
s'inizia a ricostruire sotto tutti i profili, il fatto che ci siano scosse crea un disagio sia psicologico sia operativo" ha sottolineato. La priorità è "trovare i mezzi e le forme per dare risposte concrete alla volontà di ripartenza che si respira nelle zone più direttamente coinvolte, attraverso una programmazione anche della stessa attenzione: non deve capitare che l'attenzione scemi nel momento in cui la situazione si stabilizzerà". E ha assicurato: "Il governo non abbandonerà i terremotati".
Ieri, mercoledì 13 giugno, i ricercatori dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sulla base dei dati forniti dai satelliti radar della costellazione dei satelliti Cosmo-SkyMed, dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), hanno reso noto che sono state due faglie diverse a provocare i terremoti del 20 e del 29 maggio in Emilia. "E' un dato che conferma quello che sapevamo da tempo, ossia che le faglie attive in Italia hanno una lunghezza compresa fra 20 e 30 chilometri", ha detto Stefano Salvi, geologo dell'Ingv e coordinatore del progetto Sigris (Sistema di osservazione della Terra per la gestione del rischio sismico). Da questo progetto, nato dalla collaborazione fra Asi, Ingv con il Cnr e alcune aziende, sono arrivate le prime mappe che hanno misurato il sollevamento del suolo provocato dai due terremoti. E grazie allo stesso progetto sono state elaborate le mappe delle due faglie che si sono attivate il 20 e il 29 maggio. “Le mappe delle faglie mostrano inoltre che in entrambi i casi la rottura è avvenuta in profondità, evitando quindi danni peggiori. Entrambi i piani di frattura si fermano a qualche centinaio di metri di profondità - rileva in una nota l'Ingv - e quindi non arrivano ad intersecare la superficie. Un eventuale affioramento delle faglie in superficie avrebbe causato molti più danni nelle zone interessate".