Sulla riviera romagnola hotel e camping offrono ospitalità a chi è rimasto senza un tetto. Ma per molti, abbandonare casa propria significa lasciarsi un'intera vita alle spalle. Con la paura di non trovarla più al ritorno
di Lorenzo Longhi
"La Gazzetta di Modena l'ho finita. Voi modenesi siete tanti, adesso, qui". A Lido degli Estensi, d'estate, le poche copie del quotidiano inviate sulla riviera ferrarese non vengono mai esaurite. Ora, però, è tutto diverso. Non è vacanza, è l'esodo della disperazione. Mentre, nelle zone colpite dal sisma, aumentano a dismisura il numero degli sfollati e il bisogno di generi di prima necessità, sono sempre di più le persone che, dopo quasi una decina di giorni in tenda o in automobile, hanno deciso di abbandonare tutto, almeno per un po', soprattutto dopo le drammatiche e violente scosse di martedì quando in tanti, con i propri occhi, hanno assistito ai crolli davanti a loro, non solo alla vista delle macerie dopo il più tragico dei risvegli. Perché un conto è vedere un pezzo di mondo ormai collassato, in frantumi, un altro è vederlo sbriciolarsi di fronte a te.
Uno sguardo alla casa, un abbraccio ai vicini che restano. Alcune piccole frazioni, oggi spettrali, si sono svuotate e intere famiglie, che prima avevano scelto di restare, se ne sono andate per sfinimento. Estenuate, in condizioni psicologiche critiche, con la morte nel cuore per avere scelto di andare lontani dalla propria vita. Dalla propria casa, un rifugio che adesso fa paura.
Ai lidi di Comacchio e in alcune località della Riviera romagnola, alcuni hotel e camping offrono gratuitamente, o a prezzi di favore, sistemazione per i terremotati che la casa l'hanno persa o sono ancora in attesa di capire se è agibile. Sino a metà giugno, perché poi gran parte dei posti sono già prenotati. Difficile fare un calcolo, ma dai paesi del modenese diverse centinaia di persone hanno caricato l'auto di pochi stracci e mille turbamenti pur di non sentire la terra tremare e non impazzire, letteralmente. Ma restano con la testa lì, a casa. E la lettura del giornale, più che essere un momento di tranquillità, peggiora le cose.
Perché le zone rosse, nei paesi, si allargano sempre di più, in paesaggi spettrali e strazianti, dove i crolli continuano ad ogni scossa e di ciò che prima caratterizzava ogni località sono rimaste solo macerie. Con le vittime di martedì, poi, si sono aggiunti altri lutti anche nei centri del modenese che prima non erano stati toccati dalla morte: ora tutti hanno un lontano conoscente, se non qualcuno di famiglia, da piangere o qualcuno cui fare la condoglianze, adesso che tutto è stato sconvolto e sono cambiate tutte le priorità.
"La Gazzetta di Modena l'ho finita. Voi modenesi siete tanti, adesso, qui". A Lido degli Estensi, d'estate, le poche copie del quotidiano inviate sulla riviera ferrarese non vengono mai esaurite. Ora, però, è tutto diverso. Non è vacanza, è l'esodo della disperazione. Mentre, nelle zone colpite dal sisma, aumentano a dismisura il numero degli sfollati e il bisogno di generi di prima necessità, sono sempre di più le persone che, dopo quasi una decina di giorni in tenda o in automobile, hanno deciso di abbandonare tutto, almeno per un po', soprattutto dopo le drammatiche e violente scosse di martedì quando in tanti, con i propri occhi, hanno assistito ai crolli davanti a loro, non solo alla vista delle macerie dopo il più tragico dei risvegli. Perché un conto è vedere un pezzo di mondo ormai collassato, in frantumi, un altro è vederlo sbriciolarsi di fronte a te.
Uno sguardo alla casa, un abbraccio ai vicini che restano. Alcune piccole frazioni, oggi spettrali, si sono svuotate e intere famiglie, che prima avevano scelto di restare, se ne sono andate per sfinimento. Estenuate, in condizioni psicologiche critiche, con la morte nel cuore per avere scelto di andare lontani dalla propria vita. Dalla propria casa, un rifugio che adesso fa paura.
Ai lidi di Comacchio e in alcune località della Riviera romagnola, alcuni hotel e camping offrono gratuitamente, o a prezzi di favore, sistemazione per i terremotati che la casa l'hanno persa o sono ancora in attesa di capire se è agibile. Sino a metà giugno, perché poi gran parte dei posti sono già prenotati. Difficile fare un calcolo, ma dai paesi del modenese diverse centinaia di persone hanno caricato l'auto di pochi stracci e mille turbamenti pur di non sentire la terra tremare e non impazzire, letteralmente. Ma restano con la testa lì, a casa. E la lettura del giornale, più che essere un momento di tranquillità, peggiora le cose.
Perché le zone rosse, nei paesi, si allargano sempre di più, in paesaggi spettrali e strazianti, dove i crolli continuano ad ogni scossa e di ciò che prima caratterizzava ogni località sono rimaste solo macerie. Con le vittime di martedì, poi, si sono aggiunti altri lutti anche nei centri del modenese che prima non erano stati toccati dalla morte: ora tutti hanno un lontano conoscente, se non qualcuno di famiglia, da piangere o qualcuno cui fare la condoglianze, adesso che tutto è stato sconvolto e sono cambiate tutte le priorità.