Lega nella bufera: sotto accusa la famiglia Bossi

Cronaca
Il tesoriere della Lega Francesco Belsito insieme con Bossi
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Dalle indagini sul tesoriere del Carroccio Francesco Belsito emergerebbe che una parte dei fondi acquisiti illegalmente sarebbe stata destinata per la campagna elettorale di Renzo Bossi e per la villa del Senatur a Gemonio. La cronaca della giornata

Chi è Francesco Belsito: la scheda - le foto
La sede della Lega perquisita: le foto - le reazioni

Gli altri casi giudiziari che riguardano la Lombardia:

Filippo Penati (Pd) - Prosperini (Pdl) - L'inchiesta Montecity - Loris Cereda - Mirko Pennisi (Pdl) - Nicoli Cristiani (Pdl)

(in fondo all'articolo tutti i video sul caso Belsito)


Nuova bufera intorno alla Lega Nord. Il tesoriere Francesco Belsito , che nella serata di martedì 3 aprile ha rassegnato le dimissioni, è indagato per appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato e riciclaggio. Belsito, in particolare, avrebbe avuto comportamenti illeciti non solo in qualità di amministratore del partito, ma anche quando era sottosegretario alla Semplificazione nel governo Berlusconi.
L'ex tesoriere della Lega sarebbe inoltre accusato di aver destinato parte dei fondi acquisiti per foraggiare i figli di Umberto Bossi (in particolar modo la campagna elettorale di Renzo) e Rosy Mauro.

Le perquisizioni - Nella mattina di martedì 3 aprile, Carabinieri e Guardia di finanza si sono presentati nella sede della Lega in via Bellerio, a Milano, per una acquisizione di documenti. Sarebbero state effettuate inoltre perquisizioni anche nell'ufficio di via Bellerio e nell'abitazione di Daniela Cantamessa, una delle segretarie del leader Umberto Bossi. Carabinieri anche nella sede della Sinpa, il sindacato padano, la cui leader Rosy Mauro ha dichiarato: "Non abbiamo nulla da nascondere"

Indagano tre procure - Le perquisizioni, a cui ha partecipato anche il pm campano Henry John Woodcook, sono state coordinate dalle procure di Napoli, Milano e Reggio Calabria. Per quanto concerne l'indagine degli inquirenti partenopei l'ipotesi di reato formulata è di riciclaggio e scaturisce dall'indagine che portò al coinvolgimento del d irettore dell' Avanti! Valter Lavitola e dell'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini .
I magistrati  indagano in particolare su presunti investimenti in Tanzania. Fonti della procura precisano che tuttavia la Lega non è coinvolta in attività di riciclaggio.
Una fonte investigativa, citata dalla Reuters, riferisce che tra l'ipotesi di reato ci sarebbe anche quella di finanziamento illecito ai partiti.

Fondi per la campagna elettorale di Renzo Bossi e la villa di Gemonio - Si parla di "esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord" nel decreto di perquisizione a carico del tesoriere del Carroccio. Per quanto riguarda l'imputazione di appropriazione indebita contestata alo stesso Belsito, che avrebbe sottratto soldi del partito, i pm scrivono infatti nel decreto di perquisizione che sarebbero stati effettuati "esborsi" per "esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord". In una nota dei carabinieri del Noe agli atti delle indagini si legge che, in dettaglio, parte dei fondi così acquisiti sarebbero stati destinati a finanziare la campagna elettorale di Renzo Bossi e per la ristrutturazione della villa del Senatur a Gemonio. Parte dei fondi sarebbe stati inoltre destinati alla leader del sindacato padano Rosi Mauro. Nel decreto di perquisizione si legge inoltre che "la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuta nella più completa opacità sin dal 2004".

Belsito: “Sono tranquillo” - Nel pomeriggio, prima di rassegnare le sue dimissioni sul tema è intervenuto lo stesso Belsito: "Mi fanno la contestazione di finanziamento illecito ai partiti. Io sono tranquillo". Belsito aveva poi aggiunto che "per quanto riguarda gli investimenti in Tanzania, dopo la bufera mediatica abbiamo fatto rientrare i fondi. Dunque il caso è già chiuso".

Maroni: "Occorre fare pulizia" - E non mancano le prime reazioni , tra cui quelle dell'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni ( GUARDA IL VIDEO ), secondo cui  Belsito dovrebbe "fare un passo indietro" perché "occorre fare pulizia", mentre diversi altri esponenti, tra cui il capogruppo in Regione Galli, si schierano in difesa del tesoriere.

Il ruolo degli altri indagati -
L'inchiesta della procura di Milano è nata da alcune indagini su transazioni finanziarie riferibili all'uomo d'affari Stefano Bonet, legato ad un altro uomo d'affari, Paolo Scala, entrambi indagati. E' partendo da queste movimentazioni finanziarie che gli inquirenti milanesi sarebbero arrivati a contestare il reato di appropriazione indebita aggravata a carico di Belsito, Scala e Bonet, in relazione agli investimenti in Tanzania, passando anche per Cipro, con soldi sottratti alla Lega Nord.
Per quanto riguarda invece il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, sempre a carico del tesoriere della Lega, le accuse riguarderebbero un illecito utilizzo da parte del tesoriere del partito dei rimborsi elettorali arrivati al Carroccio, peraltro ottenuti - sempre secondo gli inquirenti, redigendo una documentazione irregolare. Una serie di perquisizioni da parte dei militari della Gdf sono in corso nella sede della Lega in via Bellerio a Milano, ma anche nelle sedi della societa' Siram, colosso che si occupa di innovazione tecnologica. Le perquisizioni nella società riguardano un altro filone di indagine che vede indagati Bonet e Belsito per truffa ai danni dello Stato in riferimento a un giro di fatture e ad erogazioni concesse allo stato come credito d'imposta in favore della società.
Perquisizioni sono anche in corso a Genova, perché Belsito è originario del capoluogo ligure. Stanno indagando anche le procura di Napoli e Reggio Calabria. A Napoli stanno lavorando i pm Woodcock e Piscitelli e a Reggio Calabria il magistrato Giuseppe Lombardo della Dda.

"Possibili legami con esponenti della 'ndrangheta" - L'inchiesta napoletana è legata, da quanto si è saputo ad alcune tracce di movimentazioni che riguardano Bonet e vede al centro il reato di riciclaggio, mentre i magistrati di Reggio sono al lavoro su collegamenti tra gli uomini d'affari indagati a Milano e altre persone, forse legate alla criminalità organizzata.
Belsito, secondo l'accusa, sarebbe stato legato ad un intermediario ligure che a sua volta era in stretto contatto con esponenti della cosca De Stefano di Reggio, la più potente della città insieme a quella dei Condello.

Guarda il servizio di SkyTG24:



Il caso Boni - Nelle settimane scorse, il partito di Bossi era finito al centro di un caso giudiziario, in cui è rimasto coinvolto il presidente del consiglio regionale della Lombardia Davide Boni, indagato per corruzione nell'ambito di un'inchiesta su un presunto giro di tangenti nel comune di Cassano d'Adda.
Belsito in particolare era finito al centro delle cronache qualche mese fa perché avrebbe investito diversi milioni di finanziamenti pubblici della Lega in fondi della Tanzania e di Cipro .

Lunedì 2 aprile condannato figlio Bossi - Intanto un altro guaio per la famiglia Bossi è arrivato nella giornata di lunedì 2 aprile. Il giudice di pace di Gavirate, in provincia di Varese, ha condannato al pagamento di una pena pecuniaria e al risarcimento dei danni morali e dei danni biologici Roberto Bossi, il figlio 21enne del leader leghista. Il giovane dovrà versare 1400 euro a un militante di Rifondazione Comunista, Luigi Schiesaro. I fatti risalgono al marzo 2010, quando a Laveno Mombello, in via Garibaldi, il militante della sinistra con altri compagni stava affiggendo alcuni manifesti negli spazi elettorali occupati da cartelloni leghisti. Da una Fiat Ulisse, che viaggiava a gran velocità, sono volati prima insulti e poi gavettoni pieni di candeggina che hanno centrato il 47enne di Rifondazione, provocandogli irritazioni al volto. Il giovane Bossi, all'epoca 19enne, e un altro ragazzo sono stati ritenuti responsabili delle lesioni. Dopo l'episodio, Bossi junior aveva chiamato le forze dell'ordine spiegando di essere stato attaccato con l'asta di una bandiera.

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