Salute, il garante della privacy tutela gli utenti web

Cronaca
Francesco Pizzetti, presidente del Garante della privacy
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Secondo le nuove linee guida dell’Authority, i gestori di social network, blog e forum dedicati a temi sanitari devono avvertire chi naviga sul rischio di esporsi in rete dichiarando i dati personali e la propria patologia

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Maggiori tutele per chi è iscritto a social network dedicati alla salute, partecipa a blog e a forum di discussione o segue siti web che si occupano esclusivamente di tematiche sanitarie. Dal 20 febbraio in poi i gestori di questi siti saranno tenuti a fornire una specifica avvertenza che informi sui rischi di esporsi in rete dichiarando online la propria patologia. E gli utenti, prima di inserire dati personali, come nome e cognome, e dati sensibili, come quelli sulla propria salute, dovranno barrare la casella di presa visione di questa avvertenza. È quanto stabiliscono le Linee guida per i siti web dedicati alla salute - che non riguardano comunque i servizi di assistenza sanitaria on line e la telemedicina - varate dal Garante della privacy e pubblicate sul numero 42 della Gazzetta ufficiale del 20 febbraio 2012.

L’avvertenza di rischio - "Il ricorso sempre crescente alla rete - spiega l'Authority - da parte di persone che, nell'ambito di siti web, blog, forum, social network si scambiano informazioni, inviano commenti, chiedono consigli o consulenze presenta, insieme a un innegabile vantaggio per gli utenti, anche potenziali rischi connessi alla pubblicazione e alla diffusione on line dei dati relativi alla loro salute". In base alle nuove Linee guida del Garante della privacy, perciò, i gestori di siti, blog, forum, social network dedicati a alla salute, che prevedano o meno la registrazione degli utenti, dovranno inserire nella loro home page una specifica "Avvertenza di rischio". Lo scopo è quello di richiamare l'attenzione sui rischi connessi al fatto di rendersi identificabili sul web in relazione alla propria patologia e tutelare la privacy e la riservatezza degli utenti. E questo anche alla luce della possibilità che tali informazioni possano essere indicizzate dai motori di ricerca generalisti o conosciuti dalla generalità degli utenti Internet e non dai soli iscritti al sito. L'utente, dunque, così avvisato, potrà decidere in modo più consapevole se inserire i propri dati personali - come nome, cognome, e-mail – ma anche foto o video che possano rivelare, anche indirettamente, la propria identità oppure partecipare alle discussioni sul tema salute in modo anonimo. L'utente sarà invitato a dare conferma di aver preso visione dell' "avvertenza di rischio", barrando un'apposita casella. I siti che prevedono la registrazione saranno tenuti anche a informare sugli scopi per i quali i dati sono richiesti, sulle modalità del loro trattamento, sui tempi di conservazione, sul diritto di cancellare, aggiornare, rettificare o integrare i dati così raccolti, come previsto dal Codice della privacy. Il Garante ha stabilito, infine, che "i dati raccolti dai gestori dei siti dovranno essere protetti da rigorose misure di sicurezza, dovranno restare riservati e non essere comunicati o diffusi a terzi, e dovranno essere trattati solo da personale autorizzato".

Dalla parte del paziente – Proprio per tutelare il diritto alla riservatezza dei pazienti, lo stesso Garante della privacy ha pubblicato nel 2011 un opuscolo dedicato al tema sanità e dati personali, "Dalla parte del paziente. Privacy: le domande più frequenti". Nella sezione dedicata al web, il Garante ricorda che la diffusione da parte di terzi di informazioni sullo stato di salute di una persona, che sono dati sensibili (leggi la definizione nel glossario del Garante della privacy) è vietata. Gli ospedali non possono quindi pubblicare online dati anagrafici, diagnosi e analisi cliniche dei pazienti. E anche chi lavora in una struttura sanitaria deve stare attento a non postare su social network fotografie di pazienti: "Anche se spesso si pensa di condividerle solo con amici, magari colleghi sanitari, si rischia invece di diffonderle a un numero imprecisato di utenti della rete, violando così la privacy delle persone coinvolte", si legge a pagina 11 dell’opuscolo.

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