Mills, Berlusconi: "Io trattato peggio di un delinquente"

Cronaca
L'ex premier Silvio Berlusconi

Dopo la requisitoria del pm di Milano, che ha chiesto di condannare l’ex premier a 5 anni per corruzione in atti giudiziari, arriva lo sfogo con una lettera aperta al "Giornale": "Un accanimento che non ha eguali, si vuole distruggere la mia immagine"

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"Ho la coscienza di aver servito in questi anni con tutte le mie forze il mio Paese, e ne sono ripagato con un accanimento da parte di alcuni magistrati di Milano che non ha eguali nella storia". Inizia così la lettera aperta al quotidiano di famiglia “il Giornale” dell'ex premier Silvio Berlusconi. La missiva, pubblicata in prima pagina sul giornale diretto da Alessandro Sallusti, è lo sfogo dopo la richiesta del pm del processo Mills di condannare il Cavaliere a 5 anni di reclusione per corruzione in atti giudiziari .
"Si vuole distruggere fino in fondo la mia immagine di uomo, di imprenditore e di politico", continua il fondatore del Pdl (che dopo la lettera al quotidiano ha ribadito questi concetti e attaccato il pm del processo Mills anche durante la "Telefonata di Belpietro" su Canale5), "solo io posso sapere quanto male ho subito e continuo a subire per avere scelto la strada dell'impegno politico". E continua: "Al termine di una vita di lavoro indefesso sia nella mia professione di imprenditore e in seguito nell'impegno politico, sono trattato peggio di un delinquente, con accuse che non trovano corrispondenza nei fatti e che sono state smentite nel corso del processo dibattimentale. La decisione di impegnarmi nella vita pubblica, cercando di trasformare e di cambiare l'Italia, non mi è stata mai perdonata da tutti quei poteri che si sono visti insidiati nei loro interessi e nelle loro ambizioni”.

"Quello che più mi amareggia in questo momento - continua la missiva - è di constatare fino a che punto la giustizia può essere piegata a pregiudizi di carattere politico e ideologico. Ripeto: solo chi malauguratamente ha la sventura di entrare nel tunnel della mala giustizia può immaginare l'incubo che si sperimenta, la sofferenza che si prova a finire nell'ingranaggio disumano di una giustizia che sembra non rispondere più alle leggi, ai principi fondamentali del nostro ordinamento liberale, alle prove e ai fatti che emergono nel corso dello stesso procedimento".

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