Accanto a giochi, fumetti e libri, per i piccoli c'è anche Internet, finestra sul mondo e su pericoli come pornografia e cyber-bullismo. E' quanto emerge da un'indagine condotta in 25 Paesi europei e presentata agli Stati Generali della Pediatria
Pedofilia on line: leggi l'inchiesta di Sky.it
Guarda anche:
Quando i bulli li trovi su Facebook
Anoressia, sul web spopolano i siti a favore
In seconda, terza elementare, accanto a giochi, fumetti e libri, per i bambini c'è già Internet. Prezioso strumento per iniziare a conoscere il mondo ma che sempre più spesso li espone a pericoli come la pornografia, il cyber-bullismo e il nuovissimo fenomeno del 'sexting', lo scambio tra coetanei di immagini a sfondo sessuale.
Nel 9% dei casi i giovanissimi trasferiscono anche nella realtà gli incontri fatti in rete, il tutto all'insaputa dei genitori che in 7 casi su 10, ignorano le loro abilità e le loro attività davanti allo schermo.
E' quanto emerge dall'indagine condotta dalla rete EU Kids Online Network (qui il rapporto integrale) in 25 paesi su 25mila bambini tra i 9 e 16 anni, e presentata in occasione degli Stati Generali della Pediatria, promossi dalla Società Italiana di Pediatria, in tutte le regioni italiane.
In Italia si inizia a navigare all'età di 10 anni - I minori iniziano a usare il web sempre prima: a 7 anni in Svezia e Danimarca, 8 negli altri paesi nordici, 10 in Grecia, Italia e Portogallo.
Il 93% del campione ha detto di navigare in rete almeno una volta a settimana, il 60% una volta al giorno per 90 minuti, spesso senza la supervisione di un adulto.
La popolazione italiana è ancora piuttosto indietro sull'uso di internet: i bambini e adolescenti italiani infatti sono agli ultimi posti in Europa per alfabetizzazione digitale. Le scuole nostrane sono quelle con il minor accesso a internet in Ue (49% contro una media del 62%), e gli insegnanti italiani sono all'ultimo posto per l'utilizzo di internet a scuola (65% contro il 73%).
Bambini sui social network - L'Italia registra un altro primato poco invidiabile. Ha infatti il più alto numero di accessi a internet dalla propria camera senza la supervisione di un genitore, (62% contro il 49%). Anche se web viene usato per attività positive, come ricerche scolastiche (85%) e giochi (83%), sono sempre più numerosi i piccoli presenti sui social network. Il 57% in Italia ha un suo profilo su Facebook e simili, anche se vietati ai minori di 13 anni. Il 26% ha 9-10 anni, il 49% ha 11-12 anni, il 73% ha 13-14 anni e l'82% ha 15-16 anni.
Pornografia e bullismo - Le insidie non mancano: il 41% dei ragazzi si è imbattuto in contenuti pericolosi, e il 12% ne è rimasto turbato. Tra questi c'è la pornografia (vista dal 7% dei ragazzi tra i 9 e 16 anni in Italia), bullismo (2%), sexting, cioè messaggi a sfondo sessuale (15% in Ue, 4% in Italia), incontri offline con persone conosciute in rete (4%), o visto video generati dagli utenti che inneggiano all'odio (12%), anoressia (12%) e autolesionismo (7%).
Ma i genitori, soprattutto italiani, sono spesso inconsapevoli di tutto ciò. Solo il 28% usa filtri internet, il 73% ritiene che non vi siano pericoli di incontri in rete che possano turbare e l'81% ignora che i propri figli abbiano ricevuto online messaggi offensivi.
Guarda anche:
Quando i bulli li trovi su Facebook
Anoressia, sul web spopolano i siti a favore
In seconda, terza elementare, accanto a giochi, fumetti e libri, per i bambini c'è già Internet. Prezioso strumento per iniziare a conoscere il mondo ma che sempre più spesso li espone a pericoli come la pornografia, il cyber-bullismo e il nuovissimo fenomeno del 'sexting', lo scambio tra coetanei di immagini a sfondo sessuale.
Nel 9% dei casi i giovanissimi trasferiscono anche nella realtà gli incontri fatti in rete, il tutto all'insaputa dei genitori che in 7 casi su 10, ignorano le loro abilità e le loro attività davanti allo schermo.
E' quanto emerge dall'indagine condotta dalla rete EU Kids Online Network (qui il rapporto integrale) in 25 paesi su 25mila bambini tra i 9 e 16 anni, e presentata in occasione degli Stati Generali della Pediatria, promossi dalla Società Italiana di Pediatria, in tutte le regioni italiane.
In Italia si inizia a navigare all'età di 10 anni - I minori iniziano a usare il web sempre prima: a 7 anni in Svezia e Danimarca, 8 negli altri paesi nordici, 10 in Grecia, Italia e Portogallo.
Il 93% del campione ha detto di navigare in rete almeno una volta a settimana, il 60% una volta al giorno per 90 minuti, spesso senza la supervisione di un adulto.
La popolazione italiana è ancora piuttosto indietro sull'uso di internet: i bambini e adolescenti italiani infatti sono agli ultimi posti in Europa per alfabetizzazione digitale. Le scuole nostrane sono quelle con il minor accesso a internet in Ue (49% contro una media del 62%), e gli insegnanti italiani sono all'ultimo posto per l'utilizzo di internet a scuola (65% contro il 73%).
Bambini sui social network - L'Italia registra un altro primato poco invidiabile. Ha infatti il più alto numero di accessi a internet dalla propria camera senza la supervisione di un genitore, (62% contro il 49%). Anche se web viene usato per attività positive, come ricerche scolastiche (85%) e giochi (83%), sono sempre più numerosi i piccoli presenti sui social network. Il 57% in Italia ha un suo profilo su Facebook e simili, anche se vietati ai minori di 13 anni. Il 26% ha 9-10 anni, il 49% ha 11-12 anni, il 73% ha 13-14 anni e l'82% ha 15-16 anni.
Pornografia e bullismo - Le insidie non mancano: il 41% dei ragazzi si è imbattuto in contenuti pericolosi, e il 12% ne è rimasto turbato. Tra questi c'è la pornografia (vista dal 7% dei ragazzi tra i 9 e 16 anni in Italia), bullismo (2%), sexting, cioè messaggi a sfondo sessuale (15% in Ue, 4% in Italia), incontri offline con persone conosciute in rete (4%), o visto video generati dagli utenti che inneggiano all'odio (12%), anoressia (12%) e autolesionismo (7%).
Ma i genitori, soprattutto italiani, sono spesso inconsapevoli di tutto ciò. Solo il 28% usa filtri internet, il 73% ritiene che non vi siano pericoli di incontri in rete che possano turbare e l'81% ignora che i propri figli abbiano ricevuto online messaggi offensivi.