"Adotta una parola": arrivano i custodi dell'italiano 2.0

Cronaca
"Adotta una parola" è la campagna lanciata dalla Società Dante Alighieri per salvaguardare la lingua italiana
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La Società Dante Alighieri lancia una campagna per salvaguardare la nostra lingua e “diffonderne un uso corretto e consapevole”. Chiunque può scegliere un termine e adottarlo, gratis, per un anno. In pochi giorni migliaia di adesioni

di Valeria Valeriano

Focatura, perché mi ricorda il mio cane che non c’è più”. “Cavalleresco, per riscoprire il suo vero significato”. “Appiattimento, è un termine che rispecchia i nostri tempi”. “Focatura”, “cavalleresco” e “appiattimento” sono solo alcune delle parole della lingua italiana che hanno trovato un "custode". Per un anno qualcuno si prenderà cura di loro, impegnandosi a diffonderle, a utilizzarle il più possibile nello scritto e nel parlato, a segnalarne nuovi usi o abusi. È la campagna lanciata dalla Società Dante Alighieri, in collaborazione con quattro dei più importanti dizionari italiani. Si chiama Adotta una parola e lo scopo è quello di “sensibilizzare il pubblico ad un uso corretto e consapevole della lingua, favorire una conoscenza più ampia del lessico, monitorare l’uso di alcuni termini, proteggerne altri dall’estinzione”. Anche in Spagna e Gran Bretagna esistono iniziative del genere.

Per partecipare basta andare sul sito internet, scegliere una voce e fare richiesta di adozione. È tutto gratis. Nella domanda si può raccontare la motivazione per la quale si è optato per un lemma e indicare la citazione preferita. Poi, dopo aver sottoscritto una dichiarazione simbolica nella quale ci si impegna a promuovere il più possibile la parola, arriva la conferma via e-mail: custode per un anno. Con tanto di certificato elettronico.

Ma Adotta una parola non è solo un’iniziativa dal valore simbolico. “L’adozione di un lemma potrebbe sembrare una bizzarria, invece è un’opportunità – dice a Sky.it Massimo Arcangeli, linguista e curatore del progetto –. Scegliere un termine, accudirlo, farlo crescere amorevolmente può diventare una vera e propria missione civile e culturale. È un servizio alla nostra lingua, un modo per proteggerla dall’impoverimento, e un servizio a noi stessi, un modo per arricchire il nostro vocabolario. Basti pensare che le parole utilizzate in una conversazione ordinaria sono circa duemila mentre il nostro patrimonio ne contempla decina di migliaia”.

Se il lemma che si preferisce è già stato adottato da un’altra persona ci si può candidare come “sostenitore” e supportare il custode ufficiale. Custode e sostenitori cureranno una scheda dedicata al loro termine nella quale annoteranno le azioni intraprese per salvaguardarlo e diffonderlo, gli usi sbagliati o i nuovi significati che non trovano ancora spazio sui dizionari. La prossima settimana la Società Dante Alighieri renderà visibili sul sito queste schede e diffonderà i primi dati sull’iniziativa. Massimo Arcangeli ci dà qualche anticipazione. “In pochi giorni abbiamo superato abbondantemente le 4mila adozioni – dice a Sky.it –. E ci sono centinaia e centinaia di richieste in attesa di essere confermate. Un successo. Per ora hanno aderito più donne che uomini, dimostrando una visione più rigida del lessico italiano. Non c’è ancora una parola che ha molti più sostenitori delle altre, ma in futuro verrà fatta una classifica del genere. Stanno già nascendo dei piccoli fan club, con intere classi o comunità di amici che scelgono insieme un termine e promettono di prendersene cura”.

Le ragioni che spingono verso una parola piuttosto che un’altra sono diverse. “Una della prime a essere stata adottata è «Squadernare» – racconta Massimo Arcangeli –. E il motivo era: «Mi piace il suo suono indefinito». Alcuni scelgono un termine tra quelli proposti semplicemente perché li ha colpiti, ma in molti cercano voci poco usate o in via d’estinzione con le quali hanno un legame affettivo o un ricordo d’infanzia. Un uomo ha scritto: «Ho adottato Tabì perché, quando ero piccolo, sentivo spesso mia madre nominarlo. Diceva che era il tessuto che cade meglio, perfetto per gli abiti da sera». E un altro: «Ho scelto Amorazzo perché, pur sapendo che per tutti ha un significato negativo, è il nomignolo con cui chiamo la mia compagna di vita»”. Anche il linguista Massimo Arcangeli ha adottato la sua parola: “Ho scelto Premura, è un termine che preferisco a Fretta. È meno veloce. In un mondo che va sempre di corsa mi sembra un buon modo per rallentare un po’”.

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