Il vicepresidente Csm commenta a SkyTG24 il ddl in discussione alla Camera: "Sarebbe come ammazzare un malato che non guarisce entro una certa data". E sulla polemica lanciata dal procuratore Lepore dopo l'invio degli ispettori dice: "Nessun complotto"
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"I processi vanno celebrati in tempi ragionevoli ma la soluzione non può essere la prescrizione breve. Sarebbe come dire che se il malato non guarisce entro un certo tempo lo ammazziamo prima che finisca la cura". Michele Vietti, vicepresidente del Csm, ai microfoni di SkyTG24 nella trasmissione "Un caffè con" spiega la sua posizione contro la prescrizione breve. Una conferma dunque all'ipotesi secondo cui sarebbero circa un milione i processi che morirebbero con la nuova legge.
Vietti, durante l'intervista, ha ricordato che già nel 2005 con la legge Cirielli le prescrizioni furono tagliate. "Un ulteriore taglio finirebbe a destinare a morte sicura un numero molto considerevole di processi. E noi siamo già sotto osservazione da parte dell'Unione europea per l'eccessiva durata dei processi di corruzione in relazione alla eccesiva brevità della prescrizione".
Il vicepresidente del Csm è poi intervenuto sulla polemica lanciata dal procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore in seguito alle ispezioni ministeriali subite ("Vogliono delegittimare il mio ufficio"). Vietti ha replicato che: "Sono contro le teorie complottistiche. Il potere ispettivo appartiene al ministro. Non mi scandalizza che venga usato".
Ai microfoni di SkyTG24 Vietti ha infine lanciato una frecciata sul probabile rinvio del ddl intercettazioni. "È responsabilità della politica decidere se fare o meno questa legge. Io mi limito a notare che è un pò anomalo che ogni volta che escono ondate di intercettazioni sui giornali, ci si lamenti che l'attuale legge non funzioni e poi quando sembra di essere vicini a una soluzione parlamentare fare marcia indietro. Se questa fosse la decisione nessuno potrà più lamentarsi in occasione della prossima pubblicazione di intercettazioni”.
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