Un altro colpo contro la 'Ndrangheta al Nord

Cronaca

L’operazione dei carabinieri di Imperia ha portato all’arresto di undici persone, alcune legate alle cosche attive nel ponente ligure. Tre mesi fa a Bordighera era stata sciolta la giunta comunale per le infiltrazioni dell’organizzazione criminale

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E' di 11 arresti e 33 denunce a piede libero il bilancio della maxi operazione dei carabinieri del comando provinciale di Imperia. In manette, con le accuse di spaccio di stupefacenti, usura e detenzione illegale di armi, sono finiti dieci uomini e una donna. Alcuni di loro, secondo quanto si apprende, sarebbero legati alle cosche della 'Ndrangheta che operano nel ponente ligure.

Le indagini dei carabinieri di Imperia e Ventimiglia sono iniziate alla fine del 2009. A far scattare la maxi inchiesta era stato il caso di un uomo, massacrato di botte per non avere restituito un prestito di 5 mila euro, che per la paura si rifiutava da settimana di uscire dalla sua abitazione di Ventimiglia. Da questo episodio, attraverso intercettazioni telefoniche e pedinamenti, i militari dell'Arma sono risaliti a un vasto giro criminale dedito, oltre che all'usura, anche allo spaccio di droga.

Si tratta dell’ennesima operazione contro l’Ndrangheta al Nord. Un’altra prova di quanto l’organizzazione criminale sia ormai diffusa nelle regioni settentrionali. Proprio in Liguria, poco più di tre mesi fa, a causa delle infiltrazioni della ‘Ndrangheta era stata sciolta la Giunta Comunale di Bordighera, cittadina in provincia di Imperia. L’indagine era nata in seguito alle presunte minacce nei confronti di due assessori da parte di due malavitosi.
Circa dieci giorni fa, l’operazione Minotauro aveva portato all’arresto di oltre 140 persone tra Milano, Torino, Modena e Reggio Calabria, mettendo in evidenza un’ampia diffusione della ‘Ndrangheta anche in Piemonte. "La presenza al Nord sempre più avvolgente non fa perdere di vista, però, la direzione strategica che rimane sempre in Calabria" aveva commentato il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso. Un concetto già espresso anche dal procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatore, in una una lettera al Corriere della Sera. “In Calabria ci sono il cuore e la testa dell'organizzazione criminale, quanto nel Nord Italia le sue ramificazioni e la sua espansione economica".

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