Un elicottero della Marina militare ha soccorso un neonato partorito su un’imbarcazione in avaria proveniente dalla Libia. Anche la madre sta bene. Intanto, sull’isola siciliana non si ferma l’ondata di sbarchi
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Nonostante gli accordi appena siglati dal governo italiano con la Tunisia per frenare le partenze dei barconi, a Lampedusa proseguono senza sosta gli arrivi di migranti. L'isola è sempre più in emergenza: sabato 26 marzo sono giunte circa mille persone, soccorse a bordo di una decina di "carrette", a fronte di 400 trasferimenti con ponti aerei a Bari, Foggia e Crotone. La situazione rischia di esplodere, come ha potuto constatare anche il vicepresidente del Parlamento Ue, Roberta Angelilli, che ha assistito a uno sbarco in diretta. Tant'è che la Regione siciliana, che nell'isola ha aperto un ufficio coordinato dall'assessore Gianmaria Sparma, ha chiesto di trasferire altrove i profughi che vengono salvati e messo a disposizione un traghetto della T/Link per i trasferimenti.
Così, dopo una serie di contatti, l'unità di crisi per l'emergenza umanitaria ha deciso di condurre a Linosa i 350 migranti a bordo del barcone partito dalla Libia, il primo dopo lo scoppio della guerra civile: a bordo è stato partorito un bimbo salvato assieme alla madre da un elicottero della Marina militare, decollato dalla nave Etna, la più vicina al natante alla deriva. Il neonato e la donna sono stati condotti nel poliambulatorio che la Regione ha attivato nell'isola per essere trasferiti nel Policlinico di Palermo. Nei soccorsi sono state impegnate diverse unità militari, in una corsa contro il tempo per evitare il naufragio della barca. A segnalare il parto avvenuto durante la navigazione sono stati alcuni profughi, che con un satellitare hanno contattato padre Mose' Zerai, il presidente dell'agenzia Habeshia, che si occupa di assistenza a rifugiati e richiedenti asilo. L'imbarcazione, nella serata di venerdì 25 marzo, aveva lanciato con un satellitare l'Sos dopo essere stata in un primo momento soccorsa da un'unità della Nato che aveva poi ripreso le operazioni nell'ambito della missione "Odissey Dawn". I profughi, la metà donne e bambini, hanno detto di essere in gran parte eritrei, somali, etiopi e alcuni provenienti anche dal Bangladesh.
Tra partenze e nuovi arrivi, a Lampedusa in questo momento ci sono oltre 4 mila migranti e in nottata si rischia di toccare di nuovo oltre quota 5 mila. Circa 2.500 extracomunitari ormai sono accampati per le strade di Lampedusa, in particolare nella collina che sovrasta la stazione marittima, in una sorta di mega-campo, dove gli stessi migranti hanno allestito tende di fortuna, costruite con ogni tipo di materiale racimolato in giro per l'isola. Nel centro di accoglienza ci sono invece circa 900 persone; donne e minori, un altro centinaio, si trovano nella Casa delle fraternità, mentre un gruppo di circa settanta migranti ha trovato posto nell'Area marina protetta. Un centinaio di minori sono stati sistemati nell'ex base Loran dell'Aereonautica militare, a Capo ponente, aperta sabato 26 marzo. Le forze dell'ordine presidiano l'ingresso. All'interno il personale che gestisce il flusso dei migranti ha predisposto le brande per i ragazzi. In un corridoio ci sono una trentina di lettini, con lenzuola, cuscini e coperte. Nella sala mensa, i ragazzi fanno la fila per il primo pasto (riso, una mela e due panini), consumato nel cortile, dove la piscina, un tempo a disposizione dei militari, è stata cementificata.
Sebbene la situazione igienica sia precaria, il responsabile dell'emergenza sanitaria sull'isola, Pietro Bertolo, esclude un allarme sanitario, mentre il sindaco valuta se chiudere le scuole per disinfestazione. Per fare un po' di pulizia, alcuni tunisini si sono fatti consegnare sacchetti di plastica e palette e insieme ai dipendenti della ditte ingaggiate dalla Regione per la pulizia straordinaria hanno cominciato a raccogliere il pattume che insozza la zona che sovrasta il molo del porto. Ma nell'area continua a esserci di tutto: bottiglie, piatti di plastica, residui di cibo, sacchetti, pezzi d'indumenti. Chi riesce a lavarsi lo fa utilizzando pentoloni, raccattati in giro, pieni d'acqua di mare, i bisogni vengono fatti per strada. Per accelerare i trasferimenti l'unità di crisi, coordinata dal prefetto Giuseppe Caruso, ha intanto disposto l'invio a Lampedusa della nave della Grimaldi attesa per il 27 marzo, che può trasportare circa 850 persone. E dopo aver completato il trasferimento a Taranto di 570 migranti, la San Marco della Marina militare farà nuovamente rotta sull'isola delle Pelagie.
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Tra partenze e nuovi arrivi, a Lampedusa in questo momento ci sono oltre 4 mila migranti e in nottata si rischia di toccare di nuovo oltre quota 5 mila. Circa 2.500 extracomunitari ormai sono accampati per le strade di Lampedusa, in particolare nella collina che sovrasta la stazione marittima, in una sorta di mega-campo, dove gli stessi migranti hanno allestito tende di fortuna, costruite con ogni tipo di materiale racimolato in giro per l'isola. Nel centro di accoglienza ci sono invece circa 900 persone; donne e minori, un altro centinaio, si trovano nella Casa delle fraternità, mentre un gruppo di circa settanta migranti ha trovato posto nell'Area marina protetta. Un centinaio di minori sono stati sistemati nell'ex base Loran dell'Aereonautica militare, a Capo ponente, aperta sabato 26 marzo. Le forze dell'ordine presidiano l'ingresso. All'interno il personale che gestisce il flusso dei migranti ha predisposto le brande per i ragazzi. In un corridoio ci sono una trentina di lettini, con lenzuola, cuscini e coperte. Nella sala mensa, i ragazzi fanno la fila per il primo pasto (riso, una mela e due panini), consumato nel cortile, dove la piscina, un tempo a disposizione dei militari, è stata cementificata.
Sebbene la situazione igienica sia precaria, il responsabile dell'emergenza sanitaria sull'isola, Pietro Bertolo, esclude un allarme sanitario, mentre il sindaco valuta se chiudere le scuole per disinfestazione. Per fare un po' di pulizia, alcuni tunisini si sono fatti consegnare sacchetti di plastica e palette e insieme ai dipendenti della ditte ingaggiate dalla Regione per la pulizia straordinaria hanno cominciato a raccogliere il pattume che insozza la zona che sovrasta il molo del porto. Ma nell'area continua a esserci di tutto: bottiglie, piatti di plastica, residui di cibo, sacchetti, pezzi d'indumenti. Chi riesce a lavarsi lo fa utilizzando pentoloni, raccattati in giro, pieni d'acqua di mare, i bisogni vengono fatti per strada. Per accelerare i trasferimenti l'unità di crisi, coordinata dal prefetto Giuseppe Caruso, ha intanto disposto l'invio a Lampedusa della nave della Grimaldi attesa per il 27 marzo, che può trasportare circa 850 persone. E dopo aver completato il trasferimento a Taranto di 570 migranti, la San Marco della Marina militare farà nuovamente rotta sull'isola delle Pelagie.