Unità di Italia, leghisti contestati a Milano

Cronaca
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Il capogruppo del Carroccio Matteo Salvini ha radunato una decina di consiglieri davanti al municipio per protesta. Per il presidente del Consiglio regionale lombardo Boni invece le cerimonie "sanno di ventennio". La Russa difende le camicie verdi. VIDEO

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Non mancano contestazioni e polemiche, nella giornata di festeggiamenti per l’Unità d’Italia, segnata da provocazioni leghiste e proteste dei cittadini, mentre cerca di smorzare i toni il leader del Carroccio Umberto Bossi. In merito alle polemiche sulla partecipazione della Lega Nord a ranghi ridotti alla cerimonia per i 150 anni dell'Unità d'Italia Montecitorio (solo 5 leghisti sono in Aula), Bossi ha replicato a Montecitorio "Invece, ci sono io...".

Provocazione di Salvini a Milano - A Milano, in polemica, con le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità nazionale, una decina di esponenti della Lega Nord, guidati dal capogruppo in Consiglio comunale Matteo Salvini, hanno piazzato le loro scrivanie fuori dal municipio di Milano per dimostrare di essere al lavoro. Un gruppo di passanti li ha apostrofati al grido di "vergogna vergogna" e "fuori la Lega dallo Stato”. Gli esponenti leghisti prima di essere bersagliati dalle contestazioni dei passanti, hanno distribuito la bandiera con la croce di San Giorgio, vessillo di Milano e divenuto nel tempo un gadget della Lega Nord ai passanti.

Critico nei loro confronti anche il vicesindaco De Corato: “Il celodurismo di Salvini – ha detto - è stato smentito dai leghisti veneti Luca Zaia e Flavio Tosi che oggi stanno festeggiando con i loro concittadini il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Mentre il suo banchetto ha raccolto solo la contestazione della gente. Salvini fa solo proclami di benaltrismo e non si guarda intorno: tanti milanesi che oggi hanno sentito forte il desiderio di festeggiare questo evento unico e memorabile e hanno così affollato la città".

Boni: "Cerimonie che sanno di ventennio" - Ma nel capoluogo lombardo i malumori attorno i festeggiamenti arrivano anche in seno al Consiglio regionale. Il presidente del Consiglio, il leghista Davide Boni (Lega), ha criticato la cerimonia dell'alzabandiera che si è svolta stamani nel piazzale istituzionale del Grattacielo Pirelli. "Tirar su delle bandiere sul piazzale e prendere la gente che è in fila per visitare il Palazzo della Regione e portarla alla cerimonia, diventa un po' molto Ventennio" ha detto Boni secondo cui "oggi in Regione sono venuti in tanti, ma non per la festa. La gente ha approfittato della festa per venire a vedere il Palazzo della Regione".
"Io non amo la demagogia - ha proseguito Boni parlando con i giornalisti a margine dell'incontro con i cittadini nell'aula consiliare - stamattina sono rimasto insieme alla gente e credo che la cerimonia dell'alzabandiera sia stata un'altra provocazione che ci si poteva risparmiare". Boni ha comunque precisato di avere "un grande rispetto istituzionale" e di averlo "dimostrato" rimanendo in aula, martedì scorso, durante l'esecuzione dell'Inno di Mameli in Consiglio regionale, quando gli altri consiglieri hanno preferito andare al bar.

Contestato il sindaco di Cantù - Contestazioni anti-leghiste si sono registrate anche nel comasco dove il sindaco di Cantù, Tiziana Sala (Lega Nord), è stato contestato questa mattina al termine di un concerto di musiche patriottiche che una delle bande cittadine ha dedicato all'Unità d'Italia. Sala non aveva partecipato (come del resto previsto) alla deposizione di una corona di fiori sotto il balcone della casa in cui soggiornò Garibaldi e all'arrivo del sindaco nel teatro alla fine del concerto, è stata accolta da grida e fischi di disapprovazione.
Nessuna delle cerimonie previste nella città brianzola per il 17 marzo è stata organizzata dal Comune a guida leghista ma da un comitato che si è autocostituito. Il sindaco in mattinata ha comunque assistito all'alzabandiera dell'associazione Alpini.

Tricolore sulla sede della Lega a Varese - A Varese invece una bandiera tricolore è spuntata a sorpresa sul balcone della sede della Lega Nord Varese, la prima aperta da Umberto Bossi e che per i leghisti ha un alto valore simbolico.
Avvisati della presenza della bandiera italiana, alcuni leghisti sono arrivati nella sede del partito a Varese poco dopo mezzogiorno e hanno subito tolto il tricolore che era stato issato con un'asta alla ringhiera del balcone. "E' stata evidentemente una goliardata nei confronti della Lega", ha detto il segretario cittadino Carlo Piatti, in una conferenza stampa improvvisata.
A quanto pare, qualcuno nella notte ha raggiunto probabilmente con una scala il balcone (che affaccia su un'area pedonale), ha arrotolato e abbandonato sul pavimento le tre grosse bandiere leghiste da sempre presenti e hanno così issato il tricolore, accanto a cui sono rimasti gli altri stemmi padani legati alla ringhiera.
Lo sostituzione del tricolore è stata osservata con curiosità dalla piazza, una donna ha anche urlato un isolato 'vergogna', cui i quattro esponenti del Carroccio non hanno replicato. "La Lega non è contraria all'Unità d'Italia, ha proposto solo una riflessione sui modi con cui è stata fatta - ha aggiunto il segretario cittadino - abbiamo anche organizzato dei convegni. Questa di oggi è sicuramente una goliardata, non sporgeremo nemmeno denuncia, però è grave che si dica che la Lega non rispetta le idee degli altri e poi ci si comporti in questo modo...".

La Russa "difende" i leghisti - Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, intervenuto telefonicamente a 'SkyTG24 pomeriggio', ha risposto alle polemiche scatenate dai comportamenti leghisti: "Il 4 novembre nessuno ha chiesto agli esponenti di centrosinistra come mai non erano a Roma, in piazza del Popolo, quando abbiamo celebrato la festa delle Forze Armate e  dell'unità nazionale".

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