Una donna accusa tre militari e un vigile di aver abusato di lei dopo un arresto. Il comandante provinciale Maurizio Mezzavilla a Sky TG24: "Vicenda riprovevole"
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La situazione era "amichevole", i presunti aggressori "fuori servizio". Quei quattro uomini in divisa hanno sostenuto che lei, una donna di 32 anni in stato di arresto, rinchiusa in una cella di sicurezza, fosse in realtà "consenziente". Uno avrebbe pianto, rispondendo al pm che lo interrogava. E due di loro, un militare e il vigile urbano, avrebbero negato di avere abusato della donna: "Sono andato al trovare il mio amico in caserma - ha detto il vigile - e noi non abbiamo avuto rapporti con la donna".
Da venerdì 4 marzo, però, sono tutti indagati dalla Procura di Roma per il reato di violenza sessuale i tre carabinieri e il vigile urbano di Roma, denunciati dalla ragazza madre, che ha riferito dello stupro subito fa mercoledì e giovedì scorso, al Quadraro.
I militari, trasferiti in altri uffici, rischiano l'espulsione dall'Arma, che ha aperto un'indagine interna. Dal canto suo la magistratura adesso punterà a verificare che la denuncia della donna, originaria di Crema, fermata per il furto di alcuni vestiti, sia effettivamente attendibile. Una vicenda che imbarazza i carabinieri, fa "infuriare" le associazioni femministe, e alimenta, come prevedibile, la polemica politica nella Capitale, che si accende ancora una volta su una "propaganda" sulla sicurezza, che lascerebbe, alla fine, le donne, comunque, "insicure".
Secondo la prima ricostruzione degli inquirenti, avrebbero avuto ruoli diversi, quella notte, i quattro indagati. Il rapporto sarebbe stato consumato con uno, mentre gli altri si sarebbero 'limitati' a guardare. Tutti hanno però sostenuto che la donna era consenziente, dopo essersi presentati spontaneamente davanti al pm. "
Il rapporto sessuale con la donna è avvenuto in una situazione totalmente amichevole - ha raccontato uno dei militari, secondo quanto riferito dal suo legale - Quella notte eravamo in tre, due carabinieri e un agente della polizia municipale. Eravamo usciti per locali e avevamo mangiato e bevuto qualcosa. Eravamo fuori servizio e quando siamo tornati in caserma, per andare a dormire nella foresteria, abbiamo visto quella donna". "Abbiamo intuito da parte sua la disponibilità ad avere un rapporto sessuale con noi due carabinieri. La cella era aperta - ha continuato l'indagato - e lei ci ha chiesto di poter mangiare e bere qualcosa, poi abbiamo avuto un rapporto con lei, ma la donna era consenziente". "In caserma c'era un altro carabiniere che era in servizio di piantone - ha concluso - ed era presente anche il vigile fuori servizio che era uscito con noi". Circostanza, quest'ultima, confermata dall'agente di polizia municipale, che ha sostenuto di essere in caserma in visita da un amico: "Ma io e lui non abbiamo avuto alcun rapporto sessuale con la donna, nonostante le sue accuse".
Intanto l'Arma ha provveduto a trasferire i tre militari rispettivamente negli uffici di Torino, Milano, Cagliari. Non saranno più al contatto con il pubblico, con i nuovi incarichi, in attesa che l'Arma e la magistratura procedano in indagini parallele.
"I fatti denunciati sono gravissimi e perciò oggetto di indagini accurate e rigorose da parte della magistratura e dell'Arma", ha detto il comandante provinciale di Roma, colonnello Maurizio Detalmo Mezzavilla. Quello avvenuto, però, ha anche sottolineato, "è un fatto che nulla sottrae all'efficienza e alla dedizione delle migliaia di carabinieri che operano a Roma". "Il nostro giudizio di assoluta riprovazione prescinde dalle responsabilità penali che si stanno doverosamente accertando - ha concluso il comandante -, perché vicende del genere contrastano con i mille atti di solidarietà che i carabinieri compiono ogni giorno".
Ascolta l'intervista al colonnello Mezzavilla
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Da venerdì 4 marzo, però, sono tutti indagati dalla Procura di Roma per il reato di violenza sessuale i tre carabinieri e il vigile urbano di Roma, denunciati dalla ragazza madre, che ha riferito dello stupro subito fa mercoledì e giovedì scorso, al Quadraro.
I militari, trasferiti in altri uffici, rischiano l'espulsione dall'Arma, che ha aperto un'indagine interna. Dal canto suo la magistratura adesso punterà a verificare che la denuncia della donna, originaria di Crema, fermata per il furto di alcuni vestiti, sia effettivamente attendibile. Una vicenda che imbarazza i carabinieri, fa "infuriare" le associazioni femministe, e alimenta, come prevedibile, la polemica politica nella Capitale, che si accende ancora una volta su una "propaganda" sulla sicurezza, che lascerebbe, alla fine, le donne, comunque, "insicure".
Secondo la prima ricostruzione degli inquirenti, avrebbero avuto ruoli diversi, quella notte, i quattro indagati. Il rapporto sarebbe stato consumato con uno, mentre gli altri si sarebbero 'limitati' a guardare. Tutti hanno però sostenuto che la donna era consenziente, dopo essersi presentati spontaneamente davanti al pm. "
Il rapporto sessuale con la donna è avvenuto in una situazione totalmente amichevole - ha raccontato uno dei militari, secondo quanto riferito dal suo legale - Quella notte eravamo in tre, due carabinieri e un agente della polizia municipale. Eravamo usciti per locali e avevamo mangiato e bevuto qualcosa. Eravamo fuori servizio e quando siamo tornati in caserma, per andare a dormire nella foresteria, abbiamo visto quella donna". "Abbiamo intuito da parte sua la disponibilità ad avere un rapporto sessuale con noi due carabinieri. La cella era aperta - ha continuato l'indagato - e lei ci ha chiesto di poter mangiare e bere qualcosa, poi abbiamo avuto un rapporto con lei, ma la donna era consenziente". "In caserma c'era un altro carabiniere che era in servizio di piantone - ha concluso - ed era presente anche il vigile fuori servizio che era uscito con noi". Circostanza, quest'ultima, confermata dall'agente di polizia municipale, che ha sostenuto di essere in caserma in visita da un amico: "Ma io e lui non abbiamo avuto alcun rapporto sessuale con la donna, nonostante le sue accuse".
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"I fatti denunciati sono gravissimi e perciò oggetto di indagini accurate e rigorose da parte della magistratura e dell'Arma", ha detto il comandante provinciale di Roma, colonnello Maurizio Detalmo Mezzavilla. Quello avvenuto, però, ha anche sottolineato, "è un fatto che nulla sottrae all'efficienza e alla dedizione delle migliaia di carabinieri che operano a Roma". "Il nostro giudizio di assoluta riprovazione prescinde dalle responsabilità penali che si stanno doverosamente accertando - ha concluso il comandante -, perché vicende del genere contrastano con i mille atti di solidarietà che i carabinieri compiono ogni giorno".
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