Emergenza sbarchi, la procura in tilt: "Oltre 6000 indagati"

Cronaca
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L'allarme del procuratore di Agrigento, dopo l'ondata migratoria che ha interessato Lampedusa: "Siamo costretti a iscrivere tutti per il reato di immigrazione clandestina". Inquisito il sindaco dell'isola per istigazione all'odio razziale. FOTO E VIDEO

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Nelle ultime settimane la procura di Agrigento ha iscritto nel registro degli indagati oltre seimila persone per immigrazione clandestina.
Si tratta di tutti gli immigrati, per lo più tunisini, approdati a Lampedusa per fuggire alla crisi che sta attraversando tutto il nord Africa.
"Siamo costretti a iscrivere tutti nel registro degli indagati", ha confermato all'ANSA il procuratore capo di Agrigento Renato Di Natale, precisando che la procedura è la stessa seguita, ormai da anni, per tutti gli sbarchi di migranti.
Il procuratore Di Natale, il cui ufficio ha competenza su Lampedusa, in un'intervista che sarà pubblicata sul mensile "Il Sud" in edicola venerdì ha spiegato: "Dobbiamo necessariamente aprire fascicoli per immigrazione clandestina, mancata presentazione dei documenti, e altri procedimenti per l'individuazione dei favoreggiatori dell'immigrazione, ove si possano individuare".
Nelle ultime settimane i magistrati della procura agrigentina hanno fatto un lavoro enorme per iscrivere i nomi di tutti quanti gli sbarcati e per redigere i verbali di sequestro delle imbarcazioni.
L'iscrizione nel registro degli indagati di tutti gli immigrati è dovuta al fatto che "al momento in cui arrivano in Italia non hanno alcuno status di rifugiato politico. Quando e se lo avranno - conclude Di Natale - ci sarà il non luogo a procedere".

Indagato il sindaco - Intanto, la procura di Agrigento ha iscritto nel registro degli indagati il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, per l'ipotesi di reato di istigazione all'odio razziale e abuso di autorità. L'inchiesta, secondo quanto si è appreso, è stata aperta dopo l'ordinanza emessa dal primo cittadino dell'isola delle Pelagie che riguarda "l'accattonaggio e comportamenti non decorosi" e impone il divieto di utilizzare i luoghi pubblici "come siti di bivacco e deiezione".
"Di queste ordinanze, in Italia ce ne sono centinaia. E' puro buonsenso, altro che razzismo", ha commentato De Rubeis.

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