L'Aquila, nuova polemica sugli appalti post terremoto
CronacaSecondo il quotidiano la Repubblica la Procura antimafia, in un'inchiesta sulla ricostruzione, avrebbe indagato il coordinatore regionale del Pdl, Filippo Piccone, che replica: "Notizia totalmente infondata, smentita anche dalla procura"
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Il senatore Pdl Francesco Piccone ha risposto alle accuse che gli sono state fatte dal quotidiano Repubblica, sostenendo che "sono cose inesistenti, fantasie allo stato puro".
Secondo la Repubblica, la Procura antimafia dell'Aquila avrebbe iscritto nel registro degli indagati il senatore abruzzese del Pdl. L'inchiesta sarebbe nata da un fascicolo della procura antimafia di Napoli e riguarderebbe la ricostruzione post terremoto: una serie di telefonate intercettate e di incontri dimostrerebbero che il clan dei casalesi sarebbe entrato nella ricostruzione dell'Aquila grazie all'aiuto di un senatore: "Secondo gli inquirenti" si legge su la Repubblica, "il senatore sarebbe stato il 'contatto' attraverso il quale l'azienda del clan si sarebbe inserita nella ricostruzione e avrebbe iniziato a lavorare. A far cadere il parlamentare nella rete degli inquirenti sarebbero state, appunto, una serie di intercettazioni telefoniche". "La notizia è stata smentita dalla Procura dell'Aquila” ha replicato il senatore Piccone, che ha aggiunto: “Se mi avessero accusato come diceva Salvemini di aver rubato la Madonnina dal Duomo di Milano sarebbe stata più plausibile di questa notizia".
Il senatore del Pdl ha poi rilasciato un commento sulle intercettazioni: “Una volta si usavano i pentiti oggi si usano le intercettazioni, basterebbe tra due persone nominare una terza persona che è assolutamente all'oscuro di quello che si dice per renderla poi persona indagata e coinvolta nei fatti. Io non ho ovviamente mai avuto contatti con nessuna azienda fuori da questo territorio con aziende napoletane o campane”.
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