Veneto, le mani della mafia sull'edilizia

Cronaca
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La criminalità si espande anche nel Nord-est. A lanciare l'allarme imprenditori e operai, per la prima volta uniti, che il 1 dicembre manifesteranno a Roma per chiedere più risorse per uscire dalla crisi

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di David Saltuari

L'allarme lo hanno lanciato pochi giorni fa e sono pronti a ribadirlo mercoledì 1 dicembre a Roma. Imprenditori e operai veneti dell'edilizia non credono più alla favola del Veneto Isola Felice. "Per anni abbiamo denunciato la presenza della mafia in Regione - spiega Salvatore Federico della Filca-Cisl - e la politica ci ha sempre risposto che non era vero. Ora, con la crisi sempre più pesante, abbiamo tante azienda sane che rischiano di scomparire, sostituite da altre molto più sospette". A dargli man forte quelli che fino pochi anni fa erano i suoi avversari storici, gli imprenditori dell'Ance. Il loro presidente Stefano Pelliciari riconosce: "Anche negli anni passati c'erano stati tentativi di infiltrazioni malavitose, ma esistevano anticorpi sociali che lo impedivano. Per non venire esclusi dagli appalti molte aziende devono lavorare praticamente sottocosto, ma così diventano preda di chi in cambio di liquidità pretende di entrare in società. E dietro a queste liquidità spesso ci sono capitali da riciclare". Eppure, quando si parla di mafia al Nord tutti gli sguardi vanno a Milano o all'Expò. "Il problema - sono tutti concordi - è che quando si parla del Nord si parla sempre solo della Lombardia e mai del Veneto." E l'alluvione ha accellerato drammaticamente un processo già in corso. Le zone colpite sono quelle in cui maggiormente la crisi si era fatta sentire. "Già erano poche le aziende che erano riuscite a rimanere aperte in quelle zone - spiega Federico - ora si trovano con i macchinari sotto il fango e i lavoratori a casa".

Ma il settore dell'edilizia è particolarmente in sofferenza anche a livello nazionale e, mercoledì 1 dicembre, manifesteranno, per la prima volta unite, tutte le sigle italiane davanti a Montecitorio. Ma più forte urleranno quelli provenienti dal Veneto. La paura di diventare il prossimo boccone della criminalità organizzata è forte. Ma se sulla diagnosi le posizioni concordano, sulla cura a volte divergono"Eppure le soluzioni, anche a costo zero, già si sarebbero" spiegano alla Filca Cisl. "Oggi per aprire un'azienda edile basta andare in Camera di commercio e aprire un'impresa. Lo si può fare senza professionalità, senza capitale. Basterebbe una maggiore severità a questo livello. E poi bisognerebbe istituire un osservatorio regionali, per monitorare l'attività di tutte le aziende". Per Pelliciari le priorità sono altre "la magistratura e la Guardia di Finanza hanno già tutti gli strumenti per controllare. La nostra prima esigenza è sbloccare i lavori, rilanciare il settore, abbiamo bisogno che le Pubbliche amministrazioni tornino a pagare. Così le aziende sane possono rimettersi in salute." Posizioni diverse ma non inconciliabili. Alla Cgil Leonardo Zucchini è il più diplomatico e spiega che "ci sono sensibità diverse, ma la consapevolezza del problema è comune. E le soluzioni proposte non si escludono a vicenda. Anzi".

Su una cosa però sono tutti d'accordo: la politica li ha sempre ignorati. "Dopo gli stati generali ci fu una promessa personale di Berlusconi di intervenire nel settore - spiega Zuchini -, ma alle promesse non è seguito proprio nulla." Il più arrabbiato di tutti è il presidente degli imprenditori Pelliciari: "E' da oltre un anno che stiamo segnalando la nostra situazione. E non ci sta ascoltando nessuno" e scandisce bene quest'ultima parola. "Fino ad oggi dalla politica abbiamo avuto solo annunci pubblicitari".

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