L’Aquila cerca di cambiare “musica”. Ma mancano i soldi

Cronaca
In una foto di qualche mese fa la protesta dei cittadini dell'Aquila, che hanno forzato la zona rossa del centro storico appendendo le chiavi dei propri appartamenti ancora da ristrutturare
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Il direttore del Conservatorio: “Le nostre aule sono oggi il luogo di ritrovo dei giovani. Ma non possiamo rispondere al boom di domande. Per questo ho scritto alla Gelmini”. Anche gli albergatori in rivolta: "Il governo non paga"

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di Chiara Ribichini

“Mio figlio il pomeriggio non sa più che fare. Non c’è più la piazzetta, non ci sono più i vicoli dello struscio e dei locali, non ci sono più le palestre. Mi piacerebbe che studiasse da voi”. E’ la richiesta che tanti genitori dell’Aquila hanno rivolto al Conservatorio di Musica A. Casella. Una richiesta che rischia di non essere accolta per colpa dei tagli alla scuola. Per questo, il direttore Bruno Carioti, ha scritto una lettera al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. “Mi rivolgo a Lei, Signor Ministro per chiederle uno specifico aiuto economico finalizzato all'attivazione di corsi straordinari per poter soddisfare la pressante richiesta di musica che viene da questo territorio devastato, da sempre caratterizzato da una particolare attenzione verso la cultura musicale che, all'indomani del sisma, si sta trasformando in un bisogno primario". Una lettera inviata nello stesso giorno in cui gli albergatori aquilani hanno minacciato di sospendere i servizi di pulizia, cambio biancheria e ristorazione per i terremotati perché “il governo non paga”.

Gli esami di ammissione al Conservatorio di musica dell’Aquila sono appena terminati. “Conti alla mano abbiamo avuto un incredibile aumento delle domande: circa il 45% in più dello scorso anno” racconta Carioti. Un elemento in controtendenza rispetto alle altre scuole dei comuni colpiti dal sisma, dove si assiste a un sensibile calo degli iscritti. Questo accade “perché il conservatorio sta diventando per i giovani un luogo di aggregazione”. A l’Aquila tutti i punti di ritrovo dei ragazzi, infatti, sono stati distrutti dal terremoto del 6 aprile del 2009. “Oggi, a un anno e mezzo dal sisma, Piazza Duomo e il corso storico dove gli studenti passeggiavano nel pomeriggio, sono stati sostituiti dai due centri commerciali nati alla periferia della città. Ma anche dal Conservatorio - prosegue Carioti - I ragazzi trascorrono con noi tre o quattro pomeriggi a settimana. Lo studio, poi, prosegue a casa e spesso si creano dei veri e propri gruppi di lavoro. Molti studenti, ad esempio, non hanno il pianoforte o perché non possono permettersi di comprarlo o perché lo avevano ed è rimasto sotto le macerie, e vanno a suonare a casa di un compagno”.

Il Conservatorio di musica dell’Aquila è un edificio nuovo, consegnato il 22 dicembre dello scorso anno. “Un posto sicuro, con un’acustica perfetta”. Un edificio che apparentemente non porta tracce della tragedia, se non per la biblioteca, intitolata a una delle vittime del sisma. Per entrare al primo anno bisogna superare una prova attitudinale. Per gli anni successivi, invece, c’è un esame pratico. Ma quest’anno, anche chi è risultato idoneo rischia di restarne fuori. “I tagli operati sia al Fondo d'Istituto sia ai finanziamenti ministeriali (oltre il 50%!) ci impediscono di soddisfare la pressante richiesta che ci viene dal territorio e saremo costretti a dire di no (per mancanza di fondi) alla maggior parte dei ragazzi " afferma il direttore. Da un lato, precisa Carioti, “il Ministero aiuta i nostri studenti esonerandoli dal pagamento delle tasse, dall’altro hanno tagliato i soldi per attivare i corsi. Certo, non solo a noi, ma a tutti i conservatori italiani. Ma qui all’Aquila lo studio della musica è particolarmente importante”.

Le lezioni riprenderanno i primi di novembre. Solfeggio, pianoforte, storia della musica. Il corso più richiesto? Chitarra classica. Mancherà, invece, quello di musicoterapia. “Non abbiamo i soldi per attivarlo. Ed è la rinuncia che ci fa più male. Era il nostro fiore all’occhiello. In Italia esiste solo da noi e a Verona. Non solo. Attraverso la musicoterapia si dà anche un supporto psicologico importante a chi ha vissuto un trauma come il terremoto attraverso un percorso emotivo fatto di ritmo e note. Subito dopo il sisma, proprio per aiutare gli sfollati a vincere lo choc e la paura, abbiamo tenuto alcune lezioni nelle tendopoli. E anche oggi potrebbe essere lo strumento vincente per lasciare definitivamente quel 6 aprile sotto le macerie”.

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