Peschereccio: i finanzieri sottocoperta ai primi colpi

Cronaca
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Sulla barca mitragliata dalla motovedetta libica, i militari della Guarda di Finanza sarebbero stati costretti a lasciare il ponte della nave. "I libici si comportano come se fossero i padroni" dice un ufficiale. Il Viminale: "Protocollo rispettato"

Il peschereccio mazarese "Ariete", che domenica scorsa è stato mitragliato da una motovedetta libica, è arrivato a Porto Empedocle per le perizie che saranno effettuate dai Carabinieri.
La procura di Agrigento ipotizza i reati di tentativo di omicidio plurimo aggravato e danneggiamento.

Emergono intanto anche le conclusioni della riunione d'inchiesta che si è svolta al Ministero dell'Interno. Per il Viminale la Guardia di Finanza ha operato nel rispetto dei protocolli di cooperazione tra Italia e Libia.
Il verbale della riunione riporta una dettagliata ricostruzione dei fatti e fa riferimento agli accordi di cooperazione Italia-Libia per fronteggiare l'immigrazione clandestina e alle successive intese tra i due Paesi. Alla luce di questa ricostruzione, "si ha la possibilità - si legge nel verbale - di giungere, sotto il profilo tecnico alle seguenti conclusioni: l'operato del personale della Guardia di Finanza italiana che al sopraggiungere degli eventi si ritraeva sotto coperta, è pienamente consono a quanto previsto dai Protocolli summenzionati”.
La riunione, tenutasi ieri pomeriggio presso la Segreteria del Dipartimento della Pubblica sicurezza, è stata indetta dal capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Antonio Manganelli, su indicazione del Ministro dell'Interno Roberto Maroni.

Ma, intanto, sul fronte politico infuriano le polemiche. L'opposizione insorge e i vescovi, con mons. Mogavero, accusano il governo di "inerzia" e aggiunge: Si spara con troppa facilità". Getta benzina sul fuoco il ministro Maroni: "Immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave con clandestini", dice, scatenando un diluvio di critiche. E così Frattini, quando afferma che il comandante "sapeva di pescare illegalmente".

Ma emergerebbero i primi particolari su quello che è realmente accaduto sul peschereccio. "Quando i libici hanno cominciato a sparare contro il peschereccio «Ariete» i militari della Guardia di finanza sono scesi sottocoperta". Questo quanto riportato dal quotidiano il Corriere della Sera (guarda la rassegna stampa) che rende noti i primi atti raccolti dai funzionari del Viminale incaricati di svolgere accertamenti per capire che cosa sia davvero accaduto domenica pomeriggio e stabilire se le procedure siano state rispettate.
"Mentre dalla motovedetta partiva la sventagliata, i finanzieri sono dovuti uscire di scena perché questo prevede l’accordo firmato dai due Paesi. Non solo. Il trattato assegna loro compiti di «supporto e addestramento». E vieta che possano «eseguire controlli sui mezzi navali individuati » e impone che salgano a bordo «in abiti civili, scevri da ogni segno distintivo».

Il quotidiano la Repubblica, invece, riporta la testimonianza di un luogotenente della Guardia di Finanza, 45 anni, oltre la metà trascorsi in mare in servizi di pattugliamento nel Canale di Sicilia che afferma "Noi finanzieri ostaggi di Tripoli su quelle navi non vogliamo salire"; "I libici si comportano come se fossero i padroni. Quello che è successo è incredibile".

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