L'operazione riguarda Vito Nicastri, imprenditore dell'eolico accusato di essere il prestanome del latitante Matteo Messina Denaro. Tra i beni confiscati ci sono anche società di capitali e appezzamenti di terreno a Trapani, Palermo e Reggio Calabria
Maxisequestro da un miliardo e mezzo di euro per Vito Nicastri, 54enne impreditore alcamese re dell'eolico.
La Direzione investigativa antimafia di Trapani, che ha portato a termine l'operazione nella mattina del 14 settembre, lo accusa di essere il prestanome di Matteo Messina Denaro, superlatitante 'specializzato' nella green economy. Le indagini, spiegano gli uomini della Dia, "hanno confermato le relazioni con numerosi e qualificati esponenti mafiosi e con elementi legati a Cosa nostra".
Si tratta, secondo il ministro dell'Interno Roberto Maroni, del "più grande sequestro mai fatto".
Secondo il generale Antonio Girone, direttore della Dia, il settore delle energie alternative sarebbe una delle attività economiche scelte da Cosa Nostra per il riciclaggio di denaro sporco.
Tra i beni sequestrati ci sono 43 società di capitali, anche con partecipazioni estere, attivi nel settore eolico e fotovoltaico e intestatarie di centinaia di appezzamenti di terreno tra le province di Trapani, Palermo e Reggio Calabria. Ma anche di beni mobili, immobili e conti correnti: nella lista, terreni, palazzine, ville con piscina, magazzini, auto di grossa cilindrata, un lussuoso catamarano, depositi a risparmio, depositi titoli, polizze assicurative.
L'attività di Nicastri, che aveva interessi anche all'estero, consisteva principalmente nella realizzazione di parchi eolici e nella loro successiva vendita con la formula chiavi in mano.
Nicastri, soprannominato "Il signore del vento", era già stato arrestato nel 2009 nell'ambito di un'inchiesta che aveva portato al sequestro per truffa di sette parchi eolici e dodici società nella zona di Avellino.
L'imprenditore non limitava i suoi interessi al mondo della green economy: alle ultime elezioni regionali era stato il supporter del candidato Davide Fiore, assessore allo sport e al turismo fino a due anni fa. Proprio Davide Fiore, con i capitali di Nicastri, era stato anche presidente della società 'Atletico Alcamo'.
La Direzione investigativa antimafia di Trapani, che ha portato a termine l'operazione nella mattina del 14 settembre, lo accusa di essere il prestanome di Matteo Messina Denaro, superlatitante 'specializzato' nella green economy. Le indagini, spiegano gli uomini della Dia, "hanno confermato le relazioni con numerosi e qualificati esponenti mafiosi e con elementi legati a Cosa nostra".
Si tratta, secondo il ministro dell'Interno Roberto Maroni, del "più grande sequestro mai fatto".
Secondo il generale Antonio Girone, direttore della Dia, il settore delle energie alternative sarebbe una delle attività economiche scelte da Cosa Nostra per il riciclaggio di denaro sporco.
Tra i beni sequestrati ci sono 43 società di capitali, anche con partecipazioni estere, attivi nel settore eolico e fotovoltaico e intestatarie di centinaia di appezzamenti di terreno tra le province di Trapani, Palermo e Reggio Calabria. Ma anche di beni mobili, immobili e conti correnti: nella lista, terreni, palazzine, ville con piscina, magazzini, auto di grossa cilindrata, un lussuoso catamarano, depositi a risparmio, depositi titoli, polizze assicurative.
L'attività di Nicastri, che aveva interessi anche all'estero, consisteva principalmente nella realizzazione di parchi eolici e nella loro successiva vendita con la formula chiavi in mano.
Nicastri, soprannominato "Il signore del vento", era già stato arrestato nel 2009 nell'ambito di un'inchiesta che aveva portato al sequestro per truffa di sette parchi eolici e dodici società nella zona di Avellino.
L'imprenditore non limitava i suoi interessi al mondo della green economy: alle ultime elezioni regionali era stato il supporter del candidato Davide Fiore, assessore allo sport e al turismo fino a due anni fa. Proprio Davide Fiore, con i capitali di Nicastri, era stato anche presidente della società 'Atletico Alcamo'.