Peschereccio attaccato, militari italiani sulla nave libica

Cronaca
Le frecce indicano i fori lasciati dai colpi di mitraglia sparati da una motovedetta libica contro un motopesca della flotta di Mazara del Vallo, l' ''Ariete''
motopesca

Giallo sulla sparatoria che ha coinvolto un equipaggio di pescatori di Mazara del Vallo. Sulla vedetta di Tripoli anche ufficiali della Guardia di Finanza. Il Viminale apre un’inchiesta, indaga la procura. Maroni: "La Libia si è scusata". FOTO

Gheddafi in Italia: l'album fotografico

Le foto del peschereccio attaccato: guarda i danni

I fari puntati illuminano all'improvviso il motopesca "Ariete", dalla motovedetta battente bandiera libica parte l'avvertimento a consegnarsi, ma l'equipaggio del peschereccio di Mazara del Vallo dà forza ai motori, teme un sequestro, come avvenuto in passato per altre imbarcazioni siciliane. I libici allora vanno all'inseguimento e sparano: uno, due, tre raffiche di mitraglia. Sembra la scena di un film, invece è quanto accaduto domenica sera, intorno alle 22 al largo delle coste nordafricane.

Alcuni militari italiani sulla vedetta - A bordo dell'unità libica, si scoprirà dopo, c'erano anche alcuni militari italiani della Guardia di Finanza, con sole funzioni di osservatori e consulenti tecnici. La motovedetta, infatti, è una delle sei unità delle Fiamme Gialle che il governo ha donato al leader Muammar Gheddafi nell'ambito degli accordi di amicizia per fermare l'immigrazione clandestina. Ma le regole d'ingaggio previste dall'accordo vanno ora "chiarite e integrate", ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, mentre il responsabile del Viminale, Roberto Maroni, ha aperto un'inchiesta sui fatti, prima di precisare, questa mattina che "la Libia si è scusata per quello che è successo". "Evidentemente - ha spigato il titolare del dicastero degli Interni - c'è stato un errore di interpretazione, posso immaginare che abbiano scambiato il peschereccio, come avviene ogni tanto, per una barca che non fermandosi all'alt immaginavano potesse avere a bordo dei clandestini o cose del genere. Posso solo immaginarlo perché non abbiamo ancora tutte le informazioni: ho aperto un'inchiesta per accertare quello che è avvenuto, appena avrò le informazioni saremo in grado di valutare e ovviamente di evitare che in futuro si ripetano episodi del genere".

Colpi ad altezza d'uomo? - La procura della Repubblica di Agrigento ha aperto formalmente un'inchiesta sulla vicenda del mitragliamento del peschereccio mazarese "Ariete" da parte di una motovedetta libica. I magistrati hanno disposto accertamenti - che sono stati delegati al Ris dei carabinieri - sui fori di entrata dei proiettili per verificare se i militari libici abbiano sparato ad altezza d'uomo.

"I rapporti tra Libia e Italia continuano" - La risposta del Governo di Tripoli non si è fatta attendere: "Le autorità libiche hanno nominato un comitato d'inchiesta sui motivi dell'incidente, un comitato aperto anche agli italiani che vi potranno partecipare", ha annunciato l'ambasciatore libico in Italia Abdulhafed Gaddur, evidenziando il "rammarico" della Libia "per quello che è successo". "Il rapporto particolare tra Tripoli e Roma - ha aggiunto - continuerà e non sarà condizionato da questo incidente".

La dinamica dell'attacco - La sparatoria, per fortuna, non ha avuto conseguenze sugli uomini imbarcati, che sono riusciti a evitare l'abbordaggio. Il peschereccio d'altura di 32 metri con dieci uomini d'equipaggio, ha proseguito la navigazione verso il porto di Lampedusa, dove è giunto nella mattinata di lunedì. Secondo quanto ha riferito il capitano Gaspare Marrone l'assalto sarebbe avvenuto a circa 30 miglia dalle coste libiche, al confine con la Tunisia, all'interno del Golfo della Sirte. Una zona che le autorità di Tripoli, nonostante le norme del diritto marittimo internazionale, continuano a considerare di propria esclusiva competenza. I colpi di mitraglia hanno sforacchiato la fiancata del motopesca, un gommone utilizzato come tender e colpito alcune bombole contenenti gas.

I precedenti - I colpi di mitraglia contro il motopesca "Ariete" sono solo l'ultimo episodio di una lunga "guerra" che si combatte tra i pescatori mazaresi e la Libia. In marzo il peschereccio "Luna Rossa", mentre si trovava in navigazione a circa 36 miglia dalla costa della Libia, è sfuggito al tentativo di sequestro di una motovedetta di militari libici che, per ore, ha sparato raffiche di mitra colpendo in modo pesante la plancia e danneggiando strumentazioni e apparecchiature radio. Gheddafi rivendica infatti la propria giurisdizione all'interno di tutto il Golfo della Sirte, ben oltre dunque il limite delle acque territoriali sancito dal diritto marittimo internazionale che parla di 12 miglia, come avviene per l'Italia, che possono essere estese fino ad un'area "contigua" di 24 miglia. Le stesse norme, tuttavia, fanno riferimento alla possibilità di un'area di "sfruttamento economico" fino a 200 miglia dalla coste, che deve però essere riconosciuta dalla comunità internazionale.

"Governo riferisca in Aula"
- Il Pd, attraverso la coordinatrice delle commissioni istituzionali del gruppo alla Camera, Sesa Amici, ha chiesto al governo di riferire in aula "e chiarire tutti gli aspetti dell'accordo siglato con la Libia". Per il senatore dell'Idv Stefano Pedica, che invita il ministro Frattini a "riferire in aula, "il trattato d'amicizia Italia-Libia è stato sottoscritto solo per tutelare gli affari personali di due dittatori". "Il governo italiano - dice Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell'Arci - sospenda l'accordo con la Libia". 

Cronaca: i più letti

[an error occurred while processing this directive]