Le ammissioni di uno dei tre arrestati per l’inchiesta sull’eolico rivela nuove informazioni sulla Loggia P3. Dal carcere Regina Coeli il costruttore parla di riunioni a casa Verdini sul Lodo Alfano e di senatori comprati per far cadere il governo Prodi
LA RASSEGNA STAMPA
Dalle manovre per favorire Mondadori e gli incontri a casa Verdini per il lodo Alfano, fino agli interessi legati al business sull'eolico, passando per magistrati amici e i senatori comprati per far cadere il governo Prodi.
Questo il contenuto della deposizione resa il 19 agosto dal carcere di Regina Coeli dal costruttore campano Arcangelo Martino, uno dei tre arrestati per l'inchiesta eolico, secondo quanto riportato dal Messaggero e dal Corriere della Sera , in edicola sabato 11 settembre.
Otto ore di interrogatorio e quasi 160 pagine di verbale. Sono questi i numeri del racconto fiume di Martino nel quale avrebbe reso importanti rivelazioni a proposito della fitta rete di affari e corruzione denominata Loggia P3.
E si sarebbe anche spinto oltre, dichiarando che il Cesare di cui parla nelle intercettazioni l'ex sottosegretario Cosentino altro non sarebbe se non il premier.
"Il 19 agosto (Martino, ndr) ha fatto chiamare il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e ha parlato del suo ruolo nel «gruppo di potere occulto» ipotizzato dai magistrati. - scrive il dal Corriere della Sera - Ammettendo che effettivamente nelle riunioni a casa Verdini si discuteva del destino del Lodo Alfano alla Corte costituzionale e della causa milionaria tra la Mondadori e lo Stato".
"Quando i pm chiedono chiarimenti sulla conversazione del 2 ottobre scorso tra l'ex sottosegretario Nicola Cosentino, anche lui indagato, e Pasquale Lombardi che al telefono dicono 'Cesare è rimasto contento per quello che gli stiamo facendo per il 6' (il giorno dell'Udienza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano) Martino spiega che 'Cesare' era Berlusconi e 'vice Cesare? Dell'Utri". Questo quanto riportato dal quotidiano romano.
Flavio Carboni, Pasquale Lombardi, Giacomo Caliendo, Silvio Berlusconi, Denis Verdini, Marcello Dell'Utri, Vincenzo Carbone; Martino avrebbe fatto i nomi di tutti, "ha reso dichiarazioni - scrive il gip Giovanni De Donato - che lumeggiano alcuni aspetti dei fatti delittuosi in contestazione, ma ha chiaramente eluso il proprio effettivo ruolo in tali fatti attinenti alla societas sceleris in contestazione", ma a quanto pare Martino non avrebbe mai parlato di sé né chiarito il suo ruolo. Per questo motivo, dunque, il gip Giovanni De Donato gli ha negato gli arresti domiciliari.
Il costruttore campano Arcangelo Martino, è stato arrestato insieme all'imprenditore Flavio Carboni e Pasquale Lombardi con l'accusa di aver costituito un comitato d'affari segreto volto ad influenzare illegalmente diverse istituzioni, tra cui il Csm, a beneficio dell'attuale governo di Silvio Berlusconi, con la complicità di giudici e politici.
Dalle manovre per favorire Mondadori e gli incontri a casa Verdini per il lodo Alfano, fino agli interessi legati al business sull'eolico, passando per magistrati amici e i senatori comprati per far cadere il governo Prodi.
Questo il contenuto della deposizione resa il 19 agosto dal carcere di Regina Coeli dal costruttore campano Arcangelo Martino, uno dei tre arrestati per l'inchiesta eolico, secondo quanto riportato dal Messaggero e dal Corriere della Sera , in edicola sabato 11 settembre.
Otto ore di interrogatorio e quasi 160 pagine di verbale. Sono questi i numeri del racconto fiume di Martino nel quale avrebbe reso importanti rivelazioni a proposito della fitta rete di affari e corruzione denominata Loggia P3.
E si sarebbe anche spinto oltre, dichiarando che il Cesare di cui parla nelle intercettazioni l'ex sottosegretario Cosentino altro non sarebbe se non il premier.
"Il 19 agosto (Martino, ndr) ha fatto chiamare il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e ha parlato del suo ruolo nel «gruppo di potere occulto» ipotizzato dai magistrati. - scrive il dal Corriere della Sera - Ammettendo che effettivamente nelle riunioni a casa Verdini si discuteva del destino del Lodo Alfano alla Corte costituzionale e della causa milionaria tra la Mondadori e lo Stato".
"Quando i pm chiedono chiarimenti sulla conversazione del 2 ottobre scorso tra l'ex sottosegretario Nicola Cosentino, anche lui indagato, e Pasquale Lombardi che al telefono dicono 'Cesare è rimasto contento per quello che gli stiamo facendo per il 6' (il giorno dell'Udienza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano) Martino spiega che 'Cesare' era Berlusconi e 'vice Cesare? Dell'Utri". Questo quanto riportato dal quotidiano romano.
Flavio Carboni, Pasquale Lombardi, Giacomo Caliendo, Silvio Berlusconi, Denis Verdini, Marcello Dell'Utri, Vincenzo Carbone; Martino avrebbe fatto i nomi di tutti, "ha reso dichiarazioni - scrive il gip Giovanni De Donato - che lumeggiano alcuni aspetti dei fatti delittuosi in contestazione, ma ha chiaramente eluso il proprio effettivo ruolo in tali fatti attinenti alla societas sceleris in contestazione", ma a quanto pare Martino non avrebbe mai parlato di sé né chiarito il suo ruolo. Per questo motivo, dunque, il gip Giovanni De Donato gli ha negato gli arresti domiciliari.
Il costruttore campano Arcangelo Martino, è stato arrestato insieme all'imprenditore Flavio Carboni e Pasquale Lombardi con l'accusa di aver costituito un comitato d'affari segreto volto ad influenzare illegalmente diverse istituzioni, tra cui il Csm, a beneficio dell'attuale governo di Silvio Berlusconi, con la complicità di giudici e politici.