Da Torino a Messina l'estate della malasanità

Cronaca
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Strutture inadeguate, errori umani, posti letto non disponibili: dalla lite in sala parto nel policlinico siciliano, alla donna morta a Matera dopo un parto gemellare, i tanti casi di incidenti tra le mura ospedaliere di queste ultime settimane

di Giulia Floris

Posti letto non disponibili, reparti chiusi, garze dimenticate, sacche di sangue scambiate, diagnosi non tempestive. Incidenti, semplici errori umani che possono essere fatali oppure negligenza e imperizia, a volte anche condizioni di lavoro estreme, in strutture inadatte e disorganizzate: sono tante e diverse le cause dei casi di "malasanità" che hanno popolato le cronache degli ultimi mesi.

All’ospedale le Molinette di Torino l’ultimo episodio: una donna di 76 anni, arrivata in ospedale in condizioni critiche, è morta per uno scambio di sacche di sangue durante una trasfusione. Un nuovo caso in un'estate costellata da drammi e da successive inchieste della magistratura sull’operato dei medici: la più eclatante quella che coinvolge il Policlinico di Messina, dove una donna partoriente e il suo bambino hanno subito gravi danni dopo che, secondo quanto hanno raccontato i familiari, i sanitari che dovevano assisterli sono stati protagonisti di una lite in sala parto.  Nella stessa struttura, poi, sono state aperte altre due inchieste, in seguito alla denuncia di una donna che sostiene di aver abortito in bagno spontaneamente senza alcuna assistenza e per la morte sospetta di un’altra paziente, e un'ispezione dei Nas nell’ospedale ha rivelato gravi irregolarità e condizioni igieniche disastrose.

Oltre Messina, si indaga anche a Roma: all'ospedale Casilino, dove è stata aperta un’inchiesta  per omicidio colposo dopo che un neonato nato sano è morto due giorni dopo il cesareo in seguito forse a un'infezione batterica, e all’Umberto I, in seguito a un’infezione contratta da un paziente all'interno della struttura.

Casi sospetti si registrano anche a Vibo Valentia, dove una donna di 33 anni è morta dopo essere stata sottoposta a un intervento di parto cesareo nella clinica Villa dei Gerani, e a Genova, dove un'altra giovane donna è morta per un'infezione in seguito a una banale operazione al ginocchio. Oppure a Cosenza dove una neonata nata all’ospedale di Rossano è deceduta mentre stava per essere trasferita in elisoccorso alla neonatologia dell’Annunziata di Cosenza, dopo un'odissea tra reparti chiusi e ambulanze non disponibili. A Matera la Asl ha appena aperto un'inchiesta per la morte di una donna in seguito a un parto gemellare.

L’ombra della malasanità, poi, non risparmia neanche il Veneto: una donna di 50 anni, ricoverata al "Centro Gallucci" di Padova è morta dopo essere stata collegata a una tecnologia di supporto cardiopolmonare per l’ossigenazione, che per motivi da chiarire ha interrotto il funzionamento. Su questo episodio e sulla vicenda di un paziente padovano con un problema a un occhio, che ha denunciato di essersi dovuto rivolgere a quattro ospedali prima di vederlo risolto, la  Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali ha chiesto una relazione alla Regione.

Tanti casi, diversi, in cui le responsabilità dovranno essere accertate dalla magistratura, e che secondo Ignazio Marino, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sull'efficacia ed efficienza del Sistema sanitario nazionale, non sempre possono essere imputati solo ai medici: "La colpa di incidenti ed errori sanitari non è da attribuire solo ai singoli che vi lavorano ma anche alla struttura – dice Marino - il Policlinico di Messina ha alle spalle una storia buia e grigia. Abbiamo appreso dall'indagine dei Nas che l'ultimo direttore generale che si è insediato si è reso conto che dal 2003 al 2009, in un luogo in cui si spendono 200 milioni di euro l'anno per garantire la salute delle persone, non erano mai stati approvati i bilanci. Questo è una colpa dei singoli medici o del sistema e anche di chi ha la responsabilità politica di quel sistema che non fa verifiche e controlli?".

Intanto, però, secondo l'ultimo rapporto dell’Ania (l'associazione che rappresenta le imprese di assicurazione) reso noto il maggio scorso, le denunce a carico dei medici sono sempre di più, mentre diminuiscono, anche se di poco, quelle nei confronti degli ospedali: le denunce verso le strutture sanitarie sono state infatti 16.424 nel 2006 per poi calare lievemente (16.128 casi, -1,8%) nel 2007, mentre quelle verso i singoli medici sono cresciute del 12,2%: passando dagli  11.959 casi del 2006 alle  13.415 denunce nel 2007.
Nel complesso, tra medici e ospedali, le denunce sono state nel 2007 quasi 30mila: un numero importante e che per l’Ania rappresenta solo "la punta dell’iceberg", dato che molti medici e molte strutture non sono assicurati. Un numero che mostra anche la scarsa fiducia verso il nostro sistema sanitario che, sempre secondo Ignazio Marino, ha una lacuna fondamentale: "Manca una struttura super partes, fuori dalla politica, che entri negli ospedali ogni 1-2 anni per fare le verifiche; non ci sono dei meccanismi di valutazione e verifica prima che si verifichino gli incidenti e gli errori. Quanto accaduto a Torino deve essere un motivo per rivedere se c'è qualcosa che può essere migliorato nella norma e nell'applicazione delle regole".

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