Una 26enne, sentita nell’inchiesta che ha portato al sequestro dell’Hollywood e del The Club, ha raccontato ai pm di aver fatto uso di cocaina insieme con la fidanzata di George Clooney. E intanto Belen Rodriguez, testimone chiave, rischia Sanremo
Nuove rivelazioni della movida dei vip nei locali milanesi nelle carte dell'inchiesta che ha portato al sequestro dell'Hollywood e del The Club e agli arresti domiciliari cinque persone. Non solo fiumi di polvere bianca e di champagne, ma anche un giro di escort per intrattenere clienti "ricchi e capricciosi". E mentre una di loro ha raccontato di aver preso cocaina con Elisabetta Canalis, Belen Rodriguez, difesa dal suo fidanzato Fabrizio Corona, per via della droga rischia di veder sfumare la proposta di presentare il prossimo Festival di San Remo. Il sindaco della città dei fiori Maurizio Zoccarato ha infatti rilasciato alcune dichiarazioni, poi parzialmente rettificate, in cui dice di non accettare di associare alla propria città “qualcuno che non abbia una moralità certa”.
In attesa della decisione dei giudici del Riesame sulla richiesta di dissequestro dell'Hollywood, emergono altri particolari dell'indagine coordinata dal pm Frank di Maio e condotta dalla Squadra Mobile. Dalle testimonianze raccolte da inquirenti e investigatori ce ne è una che tira in ballo Elisabetta Canalis, la show girl fidanzata di George Clooney, l'attore americano che proprio una decina di giorni fa è stato testimone in Tribunale in un processo in cui e' parte lesa.
Karima Menad, ora 26enne, arrivata da Parigi a Milano per tentare la fortuna come modella e poi ritrovatasi a prostituta, il 21 ottobre 2008, sentita come testimone ha ricordato: "Mi è capitato di fare uso di cocaina insieme ad altre persone tra cui Elisabetta Canalis" e a gente "dello spettacolo, normalmente si tratta del cosidetto giro del The Club".
Le escort erano in tante, ragazze "di varie nazionalità - come ha messo a verbale una, sempre due anni fa - brasiliane, cubane, rumene, italiane, tutte giovani, talune giovanissime anche se non ricordo di minorenni". Per loro, però, nessuna costrizione, ma solo la promessa di guadagni facili. Il sistema, ha aggiunto un'altra, era stato messo a punto in modo ben preciso: "Venivano mandate al tavolo da (omissis) con il servizio di ragazza immagine. In realtà tutte noi sapevamo che la fine della serata era quasi sempre all'interno di qualche motel o dell'abitazione" di uno dei clienti "con prestazioni sessuali a pagamento. Spesso in queste abitazioni si faceva uso e consumo di cocaina". Le tariffe variavano dai 300 ai 400 euro fino ai 1.000.
Nelle carte, inoltre, spuntano i nomi di poliziotti e vigili urbani che invece di controllare e denunciare erano, per il pm, conniventi. E ancora, a proposito di Rodolfo Citterio - l'ex componente della commissione comunale di controllo ed ex presidente del Sindacato provinciale locali da ballo, finito ai domiciliari per un presunto giro di mazzette per ammorbidire i controlli sui locali notturni - negli atti della Procura, ci sono passaggi in cui viene messa in luce una sorta di attività di lobbying : per evitare le 'strette' contro la movida milanese Citterio avrebbe contattato politici, tra cui Ignazio la Russa e il consigliere Giulio Gallera.
Intanto l'avvocato Andrea Fares, difensore di Davide Guglielmini, amministratore della Vimar, la società che gestisce l'Hollywood, ha chiesto il dissequestro della discoteca "perché tutto è cambiato e non c'è più il bagno" annesso al prive' dove i vip avrebbero, secondo le indagini, preso cocaina. Il legale ha chiesto anche la revoca della misura cautelare emessa nei confronti del suo cliente. Infine oggi il gip Giulia Turri comincerà gli interrogatori di garanzia.
“Aggiornamento: con ordinanza del 15 ottobre 2012, il GIP di Milano ha disposto l’archiviazione del procedimento in relazione ad alcune delle contestazioni formulate nei confronti del Sig. Rodolfo Citterio. Per i residui reati contestati, il Gup di Milano, con sentenza del 6 maggio 2013, ormai irrevocabile, ha disposto il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”.
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