Tra i segreti di Wikileaks c'è un dossier sugli italiani

Cronaca
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Nei dossier pubblicati sull’Afghanistan ce n'è anche qualcuno che si riferisce all'Italia. In particolare alla trattativa per la liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo, rapito nel 2007 dai talebani e all’operato di Emergency

Spuntano anche dossier sull'Italia, dopo una prima lettura di parte degli oltre 75.000 resoconti di intelligence (sui 91mila esistenti) pubblicati sul sito internet di Wikileaks. Un documento si riferisce al rapimento e alla successiva liberazione di Daniele Mastrogiacomo, rapito in Afghanistan nel marzo 2007: “Il governo estone è profondamente contrariato con l'Italia per aver ceduto ai terroristi” si legge in un report del 27 marzo. “Il governo di Tallin è preoccupato che le azioni del governo italiano possano mettere in maggiore pericolo le truppe estoni schierate. Tallin non farà una dichiarazione ufficiale sulla vicenda poiché molte altre nazioni (tra cui Usa e Gb, ndr) hanno sottolineato simili punti criticando il governo italiano”.

Mastrogiacomo venne liberato dopo uno scambio di prigionieri con i talebani, una trattativa complessa portata avanti con l'appoggio del governo di Kabul e mediata da Rahmatullah Hanefi, all'epoca manager dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, che venne arrestato dopo la liberazione del giornalista italiano. Hanefi era accusato di aver avuto un ruolo nel rapimento del reporter italiano. La trattativa con scambio di prigionieri provocò tensioni in seno all'alleanza militare: molti Paesi, a partire dagli Stati Uniti, videro il complesso negoziato come un cedimento ai talebani. In un altro report, del 28 marzo 2007, si preannunciava la decisione di Roma di “minacciare la chiusura dell'ospedale di Emergency a Kabul se il responsabile afghano nella provincia di Helmand non verrà scarcerato”. Due giorni dopo, il ministro degli Esteri italiano in carica, Massimo D'Alema, auspicava che “non si creino le condizioni per una chiusura degli ospedali di Emergency”. Il giorno prima, il fondatore di Emergency Gino Strada aveva detto che “senza garanzie” sulla sorte di Hanefi Emergency avrebbe rivisto la propria presenza a Kabul. In altri rapporti si riferisce della distruzione delle mine italiane (in particolare il modello TC-6 anticarro), per impedire che finiscano nelle mani dei talebani e siano riutilizzate come Ied. Buona parte della documentazione sinora esaminata riferisce infine di incidenti e notizie di varia natura relative alle attività di routine dei militari italiani nella provincia di Herat.

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