Inchiesta eolico, Anm: “I magistrati coinvolti si dimettano”

Cronaca
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Dura presa di posizione del sindacato delle toghe nei confronti dei giudici coinvolti nell’inchiesta sull’eolico. Il segretario Cascini: “Servono segnali forti”. Il presidente Palamara: “Non vogliamo essere accomunati a realtà che non ci appartengono”

I magistrati coinvolti nell'inchiesta della Procura di Roma sugli appalti per l'eolico devono dimettersi. Questa la netta posizione dell'Associazione Nazionale Magistrati. "Un segnale forte da dare - ha detto il segretario del sindacato delle toghe Giuseppe Cascini, nel corso della riunione del Comitato direttivo centrale – sarebbe quello per cui i magistrati coinvolti lasciassero libera l'istituzione, lasciassero la magistratura per non coinvolgerla". E ancora: "Su questa vicenda servono segnali forti: è necessario avere la capacità di farsi da parte quando un sospetto sulla sua persona lambisce l'istituzione. Poi, per questi magistrati, c'è ovviamente la presunzione di innocenza, c'è la disciplinare, c'è il primo grado, l'appello e la cassazione con tutte le tutele".

Il presidente dell'Anm, Luca Palamara ha, da parte sua, ribadito che "non vogliamo essere accomunati a realtà che non ci appartengono, ma dare risposte rapide e sollecite su questi temi: bisogna sgomberare i campi da equivoci, vogliamo magistrati integerrimi e indipendenti che fanno il loro lavoro nelle aule di giustizia".

Anche al Csm si è svolto un plenum con all'ordine del giorno "la questione delle regole deontologiche minime che devono caratterizzare i comportamenti dei consiglieri" del Csm, "anche alla luce dei fatti riferiti dalla stampa a margine di recenti indagini della Procura di Trani e di quella di Roma". E' quanto chiede al comitato di presidenza di palazzo dei Marescialli il togato di Magistratura Democratica, Livio Pepino, rilevando che "la questione morale tocca anche il Consiglio superiore e siamo sulla bocca di tutti per comportamenti di alcuni componenti: non ho l'abitudine di dare giudizi di colpevolezza che non mi competono, ma credo che il Consiglio non possa ignorare la questione sottraendosi a un dibattito su fatti che ritengo assai gravi e sulle regole deontologiche che devono guidare l'attività dei consiglieri.

A Pepino ha subito risposto il vicepresidente Nicola Mancino: "Questa richiesta verrà inoltrata immediatamente al Presidente della Repubblica", ha detto il numero due dell'organo di autogoverno della magistratura, decidendo di non dare la parola ad altri consiglieri che avrebbero voluto intervenire. "Non apro un dibattito su questo - ha affermato Mancino - non possiamo mettere all'ordine del giorno questioni che non sono all'ordine del giorno"

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