I direttori: perché saremo (o non saremo) in edicola

Cronaca
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Contro la "legge bavaglio" venerdì 9 luglio non usciranno quasi tutti i quotidiani, anche se non tutti sono d'accordo sulle modalità o sulle ragioni della protesta. Ecco quello che si è letto negli editoriali delle altre testate

Venerdì 9 luglio molti giornali non usciranno per lo sciopero indetto dalla Federazione nazionale della stampa contro il disegno di legge sulle intercettazioni, al quale aderiscono la maggior parte dei quotidiani, delle agenzie di stampa, delle radio, delle tv e dei siti web. Ecco una breve rassegna dei principali interventi apparsi sui più importanti quotidiani nazionali (guarda anche la rassegna stampa di SkyTG24).

Corriere della Sera – "Una libertà che è di tutti": Una giornata di silenzio che in realtà serve a parlare. Una giornata senza radio, televisioni, giornali e siti Internet per far sì che siano i cittadini a rivendicare il proprio diritto a essere informati. Perché la protesta indetta dalla Federazione nazionale della stampa non è la difesa corporativa dei giornalisti, ma il grido di allarme di chi si preoccupa per gli effetti che avrà la nuova legge sulle intercettazioni: limiti forti alla possibilità di diffondere notizie; di fare informazione. (Fiorenza Sarzanini, 7 luglio)

La Repubblica – “Il senso del silenzio”: Domani non usciranno i quotidiani, taceranno i notiziari televisivi e radiofonici […]. Può sembrare una contraddizione davanti a una legge che limita la libertà d’informazione, firmata da un Premier che invita i lettori a scioperare contro i quotidiani. In realtà è un gesto di responsabilità dei giornalisti italiani per denunciare il governo e richiamare l’attenzione di tutti i cittadini sulla gravità di una norma che colpisce insieme la tutela della legalità, il contrasto al crimine e la libera e trasparente circolazione delle notizie. (Ezio Mauro)

La Stampa – “Le ragioni di un silenzio a malincuore”: […] abbiamo deciso di aderire a questo sciopero, ma non posso nascondere che lo abbiamo fatto a malincuore, dopo aver proposto e indicato per settimane possibili strade alternative secondo noi più efficaci e valide. […]Siamo convinti che nel momento in cui si denuncia il tentativo di imbavagliare l’informazione, nel momento in cui il presidente del Consiglio invita i cittadini a scioperare contro i giornali lasciandoli invenduti in edicola, la scelta migliore da fare fosse quella di continuare a far sentire la propria voce. […]Nonostante la nostra contrarietà allo sciopero, abbiamo aderito per senso di responsabilità: per non aprire fronti polemici e per non creare fratture tra giornali e giornalisti in un momento così delicato, ma ci teniamo a sottolineare che pensare di ricorrere allo sciopero in modo rituale e quasi obbligato è qualcosa che non ci trova d’accordo. (Mario Calabresi)

Il Giornale – “Cari giornalisti”: Allo scopo di protestare contro la prossima approvazione del bavaglio ve lo mettete in anticipo e volontariamente. Infatti, dopo la manifestazione di ieri, l'8 luglio scioperate e i giornali non saranno in edicola (il 9 luglio, ndr). Fantastico. Non sapevo che il diritto di dare le notizie si difendesse non dandole. Gli altri lavoratori scioperano per andare sui giornali noi non facciamo uscire i giornali per scioperare. (Vittorio Feltri)

Il Foglio – “Foglio, domani c’è”: Non possiamo scioperare uniti e compatti contro la nostra linea editoriale, contro le nostre idee. Non che tutti la pensino allo stesso modo, qui al Foglio, e c’è chi perfino progetta di smettere di pensare la politica e la vita civile italiane (esercizio inutile). C’è anche chi sciopera. Ma all’ingrosso circola una sensazione ben riassunta nell’appello per la privacy come diritto primario di libertà da noi pubblicato nei giorni scorsi.

Il Riformista – “Una questione di libertà”: Il Riformista, la cui redazione a maggioranza ha deciso ieri di non aderire allo sciopero, sarà in edicola. Continueremo a scrivere del disegno di legge sulle intercettazioni ciò che pensiamo, e cioè che è una legge mal fatta e che tradisce in troppi punti l'intenzione di limitare le inchieste sulla corruzione dei politici. Ma continueremo anche a difendere il principio liberale che non consente di sacrificare nemmeno a un interesse collettivo le libertà fondamentali dell'individuo. (Antonio Polito)

Allo sciopero aderiscono tra gli altri anche le redazioni de Il Messaggero, il Sole 24 Ore, l'Unità, il manifesto, la Gazzetta dello Sport, oltre a diverse testate locali.

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