Il colosso pubblico nel mirino di tre procure per presunti fondi neri. L'ipotesi dei pm: una contabilità parallela. Seguita la pista dei soldi del faccendiere Mokbel arrestato nell’ambito dell’inchiesta su Fastweb. L'azienda: nessun coinvolgimento
Provviste di soldi occultate all’estero e utilizzate per ottenere commesse e appalti. Fondi “neri” che Finmeccanica avrebbe accantonato grazie all’attività di società collegate alla holding. L’inchiesta avviata dalla Procura di Roma sul colosso pubblico, di fatto considerato una delle casseforti di Stato, si concentra sulle disponibilità finanziarie. E afferra il filo che porterebbe a numerosi conti correnti aperti nelle filiali di banche che si trovano in paradisi fiscali come Singapore e Hong Kong, ma anche in alcuni Paesi europei. Il sospetto dei magistrati è che dietro l’intreccio di aziende usate per siglare contratti miliardari sia stato celato il versamento di tangenti. Soldi finiti nelle tasche di politici e funzionari, anche stranieri, per agevolare la chiusura degli accordi.
Al centro delle verifiche ci sono le disposizioni impartite dal presidente Pierfrancesco Guarguaglini, ma c’è anche l’attività della "Selex", amministrata da sua moglie, l’ingegnere Marina Grossi e controllata proprio da Finmeccanica. I carabinieri del Ros, cui sono state delegate le indagini, sono entrati due giorni fa nella sede principale dell’azienda, che si trova in via Tiburtina a Roma, e hanno sequestrato numerosi documenti che riguardano appalti e forniture. Altri atti sono stati acquisiti presso gli uffici della “Elsag datamat”, la consociata che ha ottenuto l’appalto per la gestione dei sistemi informatici durante il G8 che si è svolto a L’Aquila la scorsa estate.
La procura di Roma era sulle tracce dei milioni riciclati da Gennaro Mokbel, agli arresti per aver organizzato la truffa che ha trascinato davanti ai giudici i vertici di aziende del calibro di Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Così è nata l'inchiesta stralcio sulla holding controllata dallo stato.
Intanto arriva la replica dell'azienda. In una nota della società si legge: "In merito agli odierni articoli di stampa, Finmeccanica dichiara categoricamente di non essere coinvolta nella costituzione di fondi neri".
Al centro delle verifiche ci sono le disposizioni impartite dal presidente Pierfrancesco Guarguaglini, ma c’è anche l’attività della "Selex", amministrata da sua moglie, l’ingegnere Marina Grossi e controllata proprio da Finmeccanica. I carabinieri del Ros, cui sono state delegate le indagini, sono entrati due giorni fa nella sede principale dell’azienda, che si trova in via Tiburtina a Roma, e hanno sequestrato numerosi documenti che riguardano appalti e forniture. Altri atti sono stati acquisiti presso gli uffici della “Elsag datamat”, la consociata che ha ottenuto l’appalto per la gestione dei sistemi informatici durante il G8 che si è svolto a L’Aquila la scorsa estate.
La procura di Roma era sulle tracce dei milioni riciclati da Gennaro Mokbel, agli arresti per aver organizzato la truffa che ha trascinato davanti ai giudici i vertici di aziende del calibro di Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Così è nata l'inchiesta stralcio sulla holding controllata dallo stato.
Intanto arriva la replica dell'azienda. In una nota della società si legge: "In merito agli odierni articoli di stampa, Finmeccanica dichiara categoricamente di non essere coinvolta nella costituzione di fondi neri".