Rinviata al 17 giugno l'udienza preliminare nell'ambito dell'inchiesta per il crollo del convitto nazionale dell'Aquila che costò la vita a tre giovani. I familiari chiedono un maxi risarcimento
Per un difetto di notifica è stata rinviata al 17 giugno l'udienza preliminare nell'ambito dell'inchiesta per il crollo, causato dal terremoto del sei aprile 200, del convitto nazionale dell'Aquila. In quell'occasione morirono tre minorenni e un latro rimase gravemente ferito. Il preside Livio Bearzi e il dirigente della Provincia Vincenzo Mazzotta (ente che gestisce alcune scuole) sono accusati di omicidio colposo per alcune condotte commissive e omissive.
Il preside non avrebbe valutato la inadeguetezza sismica del Convitto, non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura a restauri. Non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. A Mazzotta sono mosse contestazioni simili. Al preside si muove anche la contestazioni di non evacuato l’edificio dopo le prime due scosse, cosa che sarebbe stata necessaria, secondo i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti, visto che il Convitto è stato costruito oltre un secolo fa. Bearzi ha sempre detto che la legge non gli dava la possibilità di chiudere la scuola, situata in centro storico, visto che si tratta di un potere che spetta solo al sindaco.
Il preside non avrebbe valutato la inadeguetezza sismica del Convitto, non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura a restauri. Non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. A Mazzotta sono mosse contestazioni simili. Al preside si muove anche la contestazioni di non evacuato l’edificio dopo le prime due scosse, cosa che sarebbe stata necessaria, secondo i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti, visto che il Convitto è stato costruito oltre un secolo fa. Bearzi ha sempre detto che la legge non gli dava la possibilità di chiudere la scuola, situata in centro storico, visto che si tratta di un potere che spetta solo al sindaco.