A Soverato il 51enne Vittorio Sia è stato assassinato in un agguato a colpi di kalashnikov. L'uomo era considerato uno degli elementi di spicco della criminalità organizzata della zona. Effettuati, intanto, otto fermi per esponenti di cosche reggine
Non ce l'ha fatta questa volta Vittorio Sia, scampato fortunosamente a un agguato lo scorso mese. Il 51enne boss della 'ndrangheta è stato ucciso, il 22 aprile, a colpi di kalashnikov. L'agguato è avvenuto a Soverato, in provincia di Catanzaro. Sia era a bordo di uno scooter, quando un'auto l'ha affiancato ed è iniziata la raffica di colpi. Rubata nei giorni scorsi a Roccella Ionica, la vettura usata dai sicari è stata rinvenuta carbonizzata a Soverato. All'interno le armi utilizzate per l'agguato.
Sia era considerato dagli investigatori uno degli elementi di spicco della criminalità organizzata della zona. Le indagini sono condotte dai carabinieri della compagnia di Soverato, che per il precedente agguato al boss avevano fermato, nelle scorse settimane, Domenico Todaro, il figlio Vincenzo, Giovanni Angotti e Daniela Iozzo con l'accusa di tentato omicidio in concorso, ricettazione e detenzione e porto d'armi alterate clandestine.
Contemporaneamente all'agguato nel Catanzarese i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno effettuato un blitz contro la 'ndrangheta, fermando otto persone legate al alcuni clan della zona, tra cui i Pelle di San Luca. I provvedimenti sono stati disposti della Direzione distrettuale antimafia.
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Sia era considerato dagli investigatori uno degli elementi di spicco della criminalità organizzata della zona. Le indagini sono condotte dai carabinieri della compagnia di Soverato, che per il precedente agguato al boss avevano fermato, nelle scorse settimane, Domenico Todaro, il figlio Vincenzo, Giovanni Angotti e Daniela Iozzo con l'accusa di tentato omicidio in concorso, ricettazione e detenzione e porto d'armi alterate clandestine.
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