Il difensore dei coniugi Romano, condannati in primo grado all'ergastolo, sostiene la teoria che le confessioni dei due assistiti sarebbero state estorte dagli investigatori, giocando sulla volontà di marito e moglie di proteggersi l'uno con l'altro
"Due ingenuotti dipinti come lupi". Così l'avvocato Fabio Schembri, difende Olindo Romano e Rosa
Bazzi, nel processo d'Appello per la strage di Erba, definisce i suoi assistiti. Il legale ha contestato la genuinità e veridicità delle confessioni rese dai due imputati, condannati all'ergastolo in primo grado.
"Nelle loro confessioni - ha spiegato ci sono 243 errori, uno ogni 30 secondi, dove per errori si intendono tutti i 'non lo so', 'non mi ricordo'...".
Secondo Schembri, la confessione di Olindo viene raccontata "come una favola, come al bar parlando di una partita di calcio di cui non si sa chi è il marcatore perché la partita non
l'ha vista non gliel'hanno raccontata, ma la inventa". Dunque, non ci sono confessioni "dettagliatissime" e sovrapponibili da parte di Olindo e Rosa, come avuto sostenuto nella sua
requisitoria il sostituto procuratore generale Nunzia Gatto.
"Dovete analizzare molto bene queste confessioni - ha detto Schembri rivolgendosi ai giudici - perché sono belle da ascoltare, suggestive, ma non hanno riscontri né sovrapposizioni. Queste confessioni non sono altro che un collage di pezzi. Per esempio, non sappiamo neppure dove si
sarebbero lavati dopo gli omicidi. Insomma, questa è una storia inverosimile che fa a pugni con la scienza".
Schembri torna poi, come già fatto nell'arringa in primo grado, alla teoria che le confessioni sarebbero state estorte dagli investigatori, "giocando" sulla volontà dei coniugi di proteggersi l'uno con l'altro. "E' il carabiniere Finocchiaro - spiega il legale - a suggerire a Olindo di confessare per
mandare a casa la moglie e avere uno sconto di pena. In una intercettazione ambientale del 10 gennaio 2007, Olindo lo spiega alla moglie, che gli risponde: 'ma cosa c'è da confessare se non siamo stati noi?'".
Il dibattimento riprendera' il 14 aprile con l'intervento dell'ultimo difensore di Olindo e Rosa.
Guarda anche:
Strage di Erba, si torna in aula
Ergastolo per Angela Rosa Bazzi e Olindo Romano: IL VIDEO DELLA SENTENZA
Il processo in rete
Bazzi, nel processo d'Appello per la strage di Erba, definisce i suoi assistiti. Il legale ha contestato la genuinità e veridicità delle confessioni rese dai due imputati, condannati all'ergastolo in primo grado.
"Nelle loro confessioni - ha spiegato ci sono 243 errori, uno ogni 30 secondi, dove per errori si intendono tutti i 'non lo so', 'non mi ricordo'...".
Secondo Schembri, la confessione di Olindo viene raccontata "come una favola, come al bar parlando di una partita di calcio di cui non si sa chi è il marcatore perché la partita non
l'ha vista non gliel'hanno raccontata, ma la inventa". Dunque, non ci sono confessioni "dettagliatissime" e sovrapponibili da parte di Olindo e Rosa, come avuto sostenuto nella sua
requisitoria il sostituto procuratore generale Nunzia Gatto.
"Dovete analizzare molto bene queste confessioni - ha detto Schembri rivolgendosi ai giudici - perché sono belle da ascoltare, suggestive, ma non hanno riscontri né sovrapposizioni. Queste confessioni non sono altro che un collage di pezzi. Per esempio, non sappiamo neppure dove si
sarebbero lavati dopo gli omicidi. Insomma, questa è una storia inverosimile che fa a pugni con la scienza".
Schembri torna poi, come già fatto nell'arringa in primo grado, alla teoria che le confessioni sarebbero state estorte dagli investigatori, "giocando" sulla volontà dei coniugi di proteggersi l'uno con l'altro. "E' il carabiniere Finocchiaro - spiega il legale - a suggerire a Olindo di confessare per
mandare a casa la moglie e avere uno sconto di pena. In una intercettazione ambientale del 10 gennaio 2007, Olindo lo spiega alla moglie, che gli risponde: 'ma cosa c'è da confessare se non siamo stati noi?'".
Il dibattimento riprendera' il 14 aprile con l'intervento dell'ultimo difensore di Olindo e Rosa.
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