Un progetto dell'Onlus Modavi punta a far promuovere l’uso responsabile di Internet da parte dei minori. Senza allarmismi, ma scegliendo la strada dell'educazione partecipata
Non è il "cybersitting di stato" che lo scorso mese ha sollevato molte polemiche in rete. Ma una strada più collaborativa che vede scuola e famiglia lavorare fianco a fianco con psicologi ed esperti informatici per educare gli adolescenti ad un corretto uso della rete. E, nel caso, intervenire presso le autorità per segnalare contenuti illegali e potenzialmente pericolosi.
E' questa la strategia su cui sta puntando l'Onlus MODAVI (Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano) che, insieme al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha lanciato "Non cadere nella Rete" progetto educativo articolato su più livelli, sia online che offline.
Il punto di partenza è il portale "Stop alla Pedofilia in Rete" che permette ai genitori di installare un sistema di “parental control” e poi di segnalare eventuali "siti sospetti". Dopo aver controllato il link, un operatore invia le segnalazioni alle autorità competenti, che potranno procedere anche con l'oscuramento.
Sul sito è disponibile una guida che insegna i genitori ad installare i filtri per una navigazione sicura, ma anche ad utilizzare in maniera responsabile la posta elettronica e i servizi di messagistica istantanea.
Per sensibilizzare anche chi non ha un contatto quotidiano con la rete, L'Onlus ha avviato una serie di incontri offline nelle scuole di otto province italiane (Roma, Latina, Viterbo, Milano, Catania, Foggia, Napoli e Chieti) con la presenza di un esperto informatico e di uno psicologo che hanno spiegato a genitori e docenti come tutelare gli adolescenti da eventuali pericoli. Spiegano gli esperti di MODAVI, "è usuale che minori raccontino di essersi imbattuti in immagini a contenuto hard, nonché di incontri virtuali con adulti che, in alcuni casi, sono proseguiti poi nella realtà dando luogo a relazioni pericolose".
Cosa fare difronte a simili situazioni? Tra genitori ed educatori non sembra esserci molto consapevolezza, come è emerso dai risultati del questionario condotto al termine del progetto: "Molti dei partecipanti erano alle prese per la prima volta con il mezzo di internet, dimostrando scarsa dimestichezza e difficoltà all’apprendimento". Cruciale si è rivelato il ruolo dello psicologo: "Questa fase è stata particolarmente importante poiché sono stati spiegati quali sono i comportamenti del minore che dovrebbero far insospettire l’educatore, per cercare di prevenire il più possibile che esso incorra nei pericoli della rete" spiega la Dottoressa Margherita Paglino, responsabile del progetto.
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Il punto di partenza è il portale "Stop alla Pedofilia in Rete" che permette ai genitori di installare un sistema di “parental control” e poi di segnalare eventuali "siti sospetti". Dopo aver controllato il link, un operatore invia le segnalazioni alle autorità competenti, che potranno procedere anche con l'oscuramento.
Sul sito è disponibile una guida che insegna i genitori ad installare i filtri per una navigazione sicura, ma anche ad utilizzare in maniera responsabile la posta elettronica e i servizi di messagistica istantanea.
Per sensibilizzare anche chi non ha un contatto quotidiano con la rete, L'Onlus ha avviato una serie di incontri offline nelle scuole di otto province italiane (Roma, Latina, Viterbo, Milano, Catania, Foggia, Napoli e Chieti) con la presenza di un esperto informatico e di uno psicologo che hanno spiegato a genitori e docenti come tutelare gli adolescenti da eventuali pericoli. Spiegano gli esperti di MODAVI, "è usuale che minori raccontino di essersi imbattuti in immagini a contenuto hard, nonché di incontri virtuali con adulti che, in alcuni casi, sono proseguiti poi nella realtà dando luogo a relazioni pericolose".
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