Resi noti i primi risultati delle analisi sul corpo di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile dove fu assassinata nel 1990 Simonetta Cesaroni. La procura indaga per istigazione al suicidio
Morte per annegamento. E' quanto dicono i primi rilievi dell'autopsia sul corpo di Pietrino Vanacore, l'ex portiere del palazzo di via Poma a Roma, dove nel 1990 venne uccisa Simonetta Cesaroni.
"L'unico dato certo, dichiara Massimo Sarcinella, il medico legale che ha eseguito l'esame sul corpo dell'ex portinaio all'ospedale Nord di Taranto - è la morte per annegamento". Nel cadavere di Vanacore "c'era molta acqua".
Bisognerà attendere "circa 60 giorni per gli esami tossicologici sul contenuto gastrico dell'uomo".
Esami che riveleranno "se il liquido blu trovato nella bottiglietta della sua auto - spiega Sarcinella - è l'erbicida con cui l'uomo avrebbe potuto avvelenarsi" prima di gettarsi in mare. Potrebbe trattarsi, se i test dovessero confermarlo, della stessa sostanza che "abbiamo ritrovato durante un sopralluogo, nel garage della casa dell'uomo, ma sotto forma di polverina e dunque non diluita".
Il medico legale, che martedì ha effettuato anche la prima ispezione cadaverica subito dopo il ritrovamento del corpo di Vanacore, assicura che sul cadavere "non c'è nessun segno, alcuna traccia di lesioni esterne". Quanto alla possibilità di omicidio avanzata da alcuni, risponde: "Non ho la palla magica. Dò certezze solo su quel che vedo. In questo caso, dunque, la morte per annegamento".
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