Al processo d'appello per la morte del banchiere testimonia il figlio dell'ex sindaco di Palermo. Rivelazioni anche sull'uso dello Ior da parte di Vito Ciancimino
Nell'aula Occorsio del tribunale di Roma si è svolta l'audizione, come testimone, di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito, al processo di appello per la morte del banchiere Roberto Calvi. L'audizione era stata sollecitata dal pm Luca Tescaroli e disposta, in sede di parziale riapertura del dibattimento, dalla I Corte di assise d'appello, presieduta da Guido Catenacci.
Nel corso della testimonianza Massimo Ciancimino ha raccontato di aver assistito a un incontro tra suo padre e Roberto Calvi nel 1980 a Milano. Ciancimino ha anche sostenuto che l'ex sindaco di Palermo avrebbe ricevuto una tangente Enimont dal banchiere e che la avrebbe depositata allo Ior.
"Mio padre era un personaggio schivo, si fidava di pochissime persone e non gradiva affatto di dover conoscere un terzo soggetto che sapesse dei suoi affari elvetici", ha affermato Massimo Ciancimino. Vito Ciancimino, secondo il teste, conobbe l'allora banchiere attraverso Salvatore Buscemi e Franco Bonura, chiamati i 'gemelli'. "Calvi gli fu presentato a Milano. Era il periodo in cui papà si pose l'esigenza di portare all'estero i suoi soldi anche in vista di investimenti immobiliari in Canada e alla periferia milanese". Ciancimino jr ha raccontato anche di un altro incontro, avvenuto a Sirmione, in Lombardia, dove oltre a Calvi erano presenti anche Luciano Liggio, il medico Nino Cinà. "A papà fu chiesto di intervenire presso alcune persone legate a dei giudici per la revisione di alcuni processi che riguardavano Liggio. Anche se piccolissimo, ero presente a quell'incontro".
Ciancimino jr, nel corso della sua deposizione di fronte al pm Luca Tescaroli, ha parlato dei rapporti che il padre aveva con lo Ior grazie al legame profondo con la famiglia del conte Vaselli: "aveva due conti correnti e due cassette di sicurezza, una per i soldi della famiglia, un'altra per quelli destinati a partiti politici e ad amici di Cosa Nostra. Mio padre definiva la legge sull'extraterritorialità del Vaticano una totale blindatura da atteggiamenti invasivi della magistratura. La tracciabilità del conto era uno degli incubi per lui". Ciancimino ha poi affermato che il padre conosceva Pippo Calò, uno degli imputati accusati (e assolti in primo grado), che definiva "molto serio e intelligente. Con lui c'era un'amicizia che portò ad alcuni incontri per fare affari".
In primo grado, il 6 giugno 2007, furono assolti per insufficienza di prove, dall'accusa di omicidio dell'ex presidente del Banco Ambrosiano, Flavio Carboni, Silvano Vittor, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi.
Nel corso della testimonianza Massimo Ciancimino ha raccontato di aver assistito a un incontro tra suo padre e Roberto Calvi nel 1980 a Milano. Ciancimino ha anche sostenuto che l'ex sindaco di Palermo avrebbe ricevuto una tangente Enimont dal banchiere e che la avrebbe depositata allo Ior.
"Mio padre era un personaggio schivo, si fidava di pochissime persone e non gradiva affatto di dover conoscere un terzo soggetto che sapesse dei suoi affari elvetici", ha affermato Massimo Ciancimino. Vito Ciancimino, secondo il teste, conobbe l'allora banchiere attraverso Salvatore Buscemi e Franco Bonura, chiamati i 'gemelli'. "Calvi gli fu presentato a Milano. Era il periodo in cui papà si pose l'esigenza di portare all'estero i suoi soldi anche in vista di investimenti immobiliari in Canada e alla periferia milanese". Ciancimino jr ha raccontato anche di un altro incontro, avvenuto a Sirmione, in Lombardia, dove oltre a Calvi erano presenti anche Luciano Liggio, il medico Nino Cinà. "A papà fu chiesto di intervenire presso alcune persone legate a dei giudici per la revisione di alcuni processi che riguardavano Liggio. Anche se piccolissimo, ero presente a quell'incontro".
Ciancimino jr, nel corso della sua deposizione di fronte al pm Luca Tescaroli, ha parlato dei rapporti che il padre aveva con lo Ior grazie al legame profondo con la famiglia del conte Vaselli: "aveva due conti correnti e due cassette di sicurezza, una per i soldi della famiglia, un'altra per quelli destinati a partiti politici e ad amici di Cosa Nostra. Mio padre definiva la legge sull'extraterritorialità del Vaticano una totale blindatura da atteggiamenti invasivi della magistratura. La tracciabilità del conto era uno degli incubi per lui". Ciancimino ha poi affermato che il padre conosceva Pippo Calò, uno degli imputati accusati (e assolti in primo grado), che definiva "molto serio e intelligente. Con lui c'era un'amicizia che portò ad alcuni incontri per fare affari".
In primo grado, il 6 giugno 2007, furono assolti per insufficienza di prove, dall'accusa di omicidio dell'ex presidente del Banco Ambrosiano, Flavio Carboni, Silvano Vittor, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi.