L’ex vicecomandante dei reparti speciali dei carabinieri sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati insieme con un suo stretto collaboratore nell’inchiesta sui presunti rapporti tra Cosa Nostra e Stato per fermare le stragi. Ma il legale smentisce
Due giorni fa, nel corso del processo a suo carico per la mancata cattura di Bernardo Provenzano, aveva detto lapidario: "Mai trattato con la mafia". Adesso però la Procura di Palermo, 18 anni dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, ha iscritto il generale Mario Mori nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia per fermare la strategia del terrore di Cosa nostra.
La notizia è riportata oggi da alcuni giornali. Assieme al generale dei carabinieri, spunta il nome dello stretto collaboratore Giuseppe De Donno, e quelli dei boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, nonché del medico Antonino Cinà, descritto come il mediatore del patto. I due ufficiali, come scrivono oggi alcuni quotidiani, sono stati indagati con l'ipotesi di "violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario".
Nelle sue deposizioni Massimo Ciancimino aveva parlato della trattiva, del ruolo del padre, l'ex sindaco mafioso don Vito, e di quello "attivo" degli uomini dei servizi segreti, fra cui il misterioso "signor Carlo-Franco", e dei carabinieri. Alla luce di questa sorta di patto, secondo Ciancimino jr Provenzano avrebbe goduto di una sostanziale immunità che l'avrebbe preservato dalla cattura.
L'iscrizione di Mori e De Donno nel registro degli indagati è collegata anche alle dichiarazioni dell'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli e dell'ex direttore generale degli affari penali, Liliana Ferraro. Quest'ultima raccontò all'allora Guardasigilli che nel giugno del '92, tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio, sarebbe stata avvicinata dal capitano De Donno che l'aveva informata di avere avviato contatti con l'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. Una circostanza smentita dallo stesso De Donno.
"Leggo sui giornali che il generale Mori sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati per la 'trattativa' tra Stato e Cosa nostra. Ma io non ne so nulla giudiziariamente e al generale non è stato notificato alcun avviso di garanzia", dice l’avvocato Pietro Milio.
Il generale Mori per la terza volta si trova coinvolto in un processo di mafia a Palermo: dopo le accuse per la mancata perquisizione del covo dove si nascondeva Totò Riina (che lo ha visto assolto assieme al capitano 'Ultimo') è imputato in un altro processo, in cui ha deposto ieri, con l'accusa di avere 'coperto' insieme al colonnello Mauro Obinu la latitanza del boss Bernardo Provenzano.
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